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Ponte Morandi. Per i periti il Provveditorato approvò il retrofitting sulla base di dati manomessi

Sulla demolizione pesa l’incognita vento. Domani l’incidente probatorio

Ponte Morandi. Per i periti il Provveditorato approvò il retrofitting sulla base di dati manomessi

I dati sulla salute del Ponte Morandi trasmessi da Autostrade al Mit, a corredo del progetto di consolidamento (retrofitting), potrebbero essere stati “alterati”.

È l’ipotesi dei periti riportata oggi da Il Secolo XIX.

I tecnici del Provveditorato alle opere pubbliche incaricati di esprimere un parere sulla ristrutturazione del viadotto (oggi tutti indagati), avrebbero valutato la situazione sulla base di dati manomessi.

L’ipotesi alleggerisce la posizione del Mit

Il progetto di retrofitting fu approvato dal Provveditorato alle opere pubbliche di Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta il 1 febbraio 2017. Nelle settimane precedenti, la struttura di controllo tecnico-amministrativa del ministero ricevette sei faldoni contenenti le informazioni sulla tenuta del viadotto. Sulla base di questi dati – che potrebbero essere stati appunto manomessi – la commissione approvò il progetto, anche se con valutazioni finali molto critiche su alcuni parametri.

Il dubbio è sorto dagli interrogatori dei tecnici risalenti ad ottobre e dall’inchiesta sui report in fotocopia.

Questa approvazione sulla base di dati alterati “ha portato i pm a iscrivere sul registro degli indagati tutta la commissione”, scrive Il Secolo. Che aggiunge che questa ipotesi “allevierebbe di molto la posizione del controllore pubblico”.

Ora bisogna capire chi ha autorizzato la partenza dei dati falsi e su questo aspetto si soffermano gli accertamenti della guardia di finanza.

La demolizione e l’incognita vento

Il vento forte potrebbe far slittare l’inizio della demolizione previsto per oggi.

Le operazioni riguarderanno solo la parte ovest del ponte: quella est, che insiste sulle case e che è sotto sequestro, non sarà demolita finché non saranno stati effettuati tutti gli accertamenti necessari sulla struttura e stilate le opportune perizie.

Prima dell’abbattimento con esplosivo, scrive Repubblica Genova, “occorre mettere piede sul viadotto e compiere accertamenti visivi, poi tagliare gli spezzoni e analizzarli”, per non pregiudicare il processo.

I magistrati avrebbero chiesto alla struttura commissariale di stilare un dettagliato piano di abbattimento della parte Est, “che rispetti però le esigenze della giustizia”.

Domani l’incidente probatorio

È prevista domani l’udienza dell’incidente probatorio. Ai periti dovrebbe essere consegnata la relazione stilata (e tradotta in italiano) dai laboratori svizzeri Empa che hanno analizzato i reperti della pila 9 crollata il 14 agosto scorso.

Sarà un’udienza interlocutoria che fisserà le modalità e la durata della demolizione, la tempistica dei sopralluoghi dei periti e il termine entro il quale sarà consegnata la relazione finale che risponda ai quesiti posti dal Gip.

Le due ipotesi di accusa e difesa sono già note, ricorda il quotidiano genovese: i consulenti dell’accusa sono propensi a evidenziare, come causa del crollo, il cedimento degli stralli, quelli della difesa, invece, puntano ad imputare il crollo anche a possibili agenti esterni come la famosa bobina di acciaio che però abbiamo scritto che sembra ormai chiaro essersi sganciata dopo il volo del tir che la trasportava dal viadotto.

FOTO REPUBBLICA GENOVA

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