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Ponte Morandi. La traduzione del report Empa c’è. Nessun ritardo nell’incidente probatorio

Il Tribunale di Genova risponde al Napolista. Autostrade pubblica il dettaglio degli interventi sui 5 viadotti sotto inchiesta dopo il Morandi

Ponte Morandi. La traduzione del report Empa c’è. Nessun ritardo nell’incidente probatorio

Nei giorni scorsi vi avevamo raccontato che, secondo alcuni giornali, la mancata traduzione del dossier dell’Empa sui reperti del Morandi analizzati rischiava di tardare l’incidente probatorio fissato per l’8 febbraio.

Il Tribunale di Genova, da noi interpellato sul punto, smonta del tutto l’ipotesi, confermando la data fissata per l’udienza.

L’incidente probatorio si terrà regolarmente

Il tribunale ci fa sapere, tramite l’ufficio stampa, che la traduzione del report “è già stata effettuata e si è in attesa soltanto dell’asseverazione. Essa non ha alcuna incidenza sull’andamento dell’incidente probatorio e sulle udienze che verranno fissate”.

L’udienza dell’8 febbraio si terrà dunque regolarmente “e, così come era già stato previsto, sarà interlocutoria”.

Servirà essenzialmente per consentire ai periti di capire “quali spazi siano lasciati loro dalla demolizione in corso per completare gli accertamenti sui due versanti del ponte”. Una volta definiti questi spazi, “sarà possibile calendarizzare le prossime udienze dell’incidente probatorio, che non avranno comunque nessuna influenza sulle operazioni di demolizione del ponte. Saranno piuttosto queste ad influenzare il completamento delle operazioni peritali”.

La Procura: “Abbiamo tutto l’interesse alla demolizione”

La risposta del Tribunale è in linea con le dichiarazioni del procuratore capo di Genova Francesco Cozzi riportate oggi da Repubblica Genova: l’importante per i consulenti, dichiara Cozzi, “è salire sul lato est e fare i rilievi prima della demolizione”. Cosa che, scrive il quotidiano, avverrà all’inizio della settimana prossima, quando saranno effettuati i carotaggi e i prelievi di materiali da analizzare.

Le parole del procuratore riportate da Il Secolo XIX sono ancora più esplicite: “Se non si demolisce non si potrà andare avanti con l’incidente probatorio. Noi abbiamo tutto l’interesse affinché venga demolito il viadotto e questo deve essere un messaggio chiaro”.

Un messaggio per chi, forse, prova a strumentalizzare la Procura per imputarle eventuali ritardi nelle operazioni di demolizione e ricostruzione?

L’uso dell’esplosivo nella demolizione

Le esternazioni di Cozzi arrivano all’indomani della presentazione in Procura del piano di demolizione aggiornato da parte del commissario Bucci.

Il progetto è stato presentato due giorni fa, ma ieri la Procura lo ha trasmesso al gip Angela Nutini, scrive Il Secolo. Il piano verrà poi mostrato ai periti e ai consulenti per ottenere il via libera da tutte le parti in gioco.

Non si tratta, scrive il quotidiano genovese, “di un piano definitivo o di un progetto esecutivo” ma di un dossier molto dettagliato e corposo “stilato sulla base del concetto di “design and build”, cioè con un livello di flessibilità elevato, più dettagliato sui lavori previsti temporalmente prima e più vago sugli interventi successivi”.

Ne emerge che l’esplosivo verrà usato non solo per abbattere la porzione Est del viadotto (sulle pile 10 e 11 che insistono sulle abitazioni), ma anche, in parte, quella Ovest.

Ad occuparsi dell’uso dell’esplosivo sarà la ditta parmigiana Siag, guidata da Danilo Coppe, considerato una sorta di “guru”del settore esplosivi in Italia, a cui è dedicato il programma tv “mister Dinamite”.

Autostrade pubblica il dettaglio delle operazioni sui 5 viadotti sotto inchiesta

Dopo la notifica degli avvisi di garanzia di ieri per i presunti controlli truccati su cinque viadotti tra Liguria, Abruzzo e Puglia – il nuovo filone di inchiesta nato dalle indagini sul ponte Morandi – Autostrade per l’Italia ribadisce che non c’è pericolo per gli automobilisti e pubblica sul proprio sito web il dettaglio degli interventi di consolidamento e ripristino compiuti di recente sulle opere sotto indagine.

Il viadotto Paolillo

Per quanto riguarda il viadotto Paolillo (A16), “il difetto – scrive Aspi – era localizzato su una porzione limitata della trave di bordo sottostante il cordolo a margine della corsia di emergenza della carreggiata sud, ininfluente in termini statici e di sicurezza”.

Sulla base di una segnalazione esterna il Mit ha effettuato un’ispezione il 20 novembre, quando era già presente sul viadotto un cantiere che escludeva la corsia di emergenza, “installato per l’imminente avvio dei lavori di ripristino della trave di bordo, la cui progettazione era stata affidata un mese prima”. In quell’occasione, continua Aspi, il Mit “ha formulato alcune prescrizioni puntualmente ottemperate, tra queste anche la chiusura al traffico dell’intera carreggiata”.

Successivamente, il 7 dicembre, la Direzione di Tronco ha consegnato al Mit “una verifica di sicurezza sviluppata con modalità disposte dallo stesso, che confermava l’idoneità delle limitazioni di cantiere” già adottate “e che pertanto sono state ripristinate con la riapertura al traffico della carreggiata”.

L’intervento sul viadotto, è scritto nella nota, sarà ultimato entro la prima settimana di febbraio.

Il viadotto Moro

Sul Moro (A14) “è in corso un intervento di manutenzione programmato in due fasi, di cui una riguarda gli impalcati di 13 campate e la seconda il resto del manufatto” per un importo complessivo di circa 13 milioni di euro. In questo caso l’ispezione del Mit risale al 7 e 8 novembre. A quell’epoca, scrive Aspi, era già presente un cantiere per l’esecuzione dei lavori di ripristino “che garantiva la piena sicurezza dell’opera, della circolazione e degli addetti alla esecuzione dei lavori”.

Anche in questo caso il Mit “ha formulato prescrizioni puntualmente ottemperate”.

A fine novembre la Direzione di Tronco “ha consegnato al Mit una verifica di sicurezza sviluppata con modalità disposte dallo stesso, che confermava l’idoneità delle limitazioni di cantiere già a suo tempo adottate e in essere”.

Il completamento della prima fase dei lavori è previsto entro giugno.

Il viadotto Pecetti

Per il Pecetti (A26), l’ispezione del Mit è avvenuta il 19 novembre, quando “era già presente un cantiere con l’esclusione della corsia di marcia per lavori in corso dall’11 ottobre, finalizzati in particolare a risolvere un difetto su una trave segnalato da Spea”. L’esclusione della corsia di marcia è stata poi integrata con limitazioni di transito ai convogli pesanti.

Nel successivo sopralluogo del 30 novembre, il Mit “prendeva atto dello stato dei lavori in corso sulla trave, riscontrando l’assenza di particolari degradi altrove”.

Il viadotto Gargassa

Per il Gargassa (A26), dopo l’ispezione del 19 e 30 novembre, il Mit indicava la necessità di rimuovere prontamente  “alcune porzioni superficiali di calcestruzzo degradato”, cosa che veniva fatta dalla Direzione di tronco.

Aspi specifica che già il 16 novembre era stato pubblicato il bando per i lavori di conservazione dell’intero viadotto ma che, nelle more dell’avvio dei lavori, “la Direzione di Tronco ha avviato l’anticipazione di alcune attività di ripristino conservativo”.

Il viadotto Sei Luci

Per il Sei Luci (A7/A10) – rimasto l’unico transito per i veicoli che devono raggiungere Savona e Ventimiglia dopo il crollo del Morandi – tranil 23 e il 27 dicembre è stato eseguito “un intervento di ripristino dell’anomalia (calcestruzzo copriferro) che non comportava alcuna influenza sotto il profilo statico”.

Anche questo intervento, scrive Aspi, “è stato formalmente comunicato a tutte le autorità competenti”.

La nota di Autostrade si conclude così: “È quindi del tutto destituita di fondamento qualsiasi informazione che consideri tali viadotti a rischio”.

FOTO IL SECOLO XIX

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