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Bruno Ranieri, il mediano che il Napoli non seppe aspettare

Fu uno dei giovani di Chiappella, ma collezionò solo 3 partite in A. Giocò anche contro la Nazionale di Valcareggi. Fu poi amato dai tifosi della Sambenedettese

Bruno Ranieri, il mediano che il Napoli non seppe aspettare
Ranieri è il terzo da sinistra, in basso.

Un napoletano nel Napoli

Cosa ci fa un torrese trapiantato a San Benedetto del Tronto, dopo aver assaggiato la serie A con la sua squadra del cuore, il Napoli, è presto detto. La famiglia, gli affetti, i figli che crescono, una lunga militanza in rossoblù da protagonista assoluto, hanno fatto sì che Bruno Ranieri, classe 1952, tre presenze con gli azzurri nel campionato 1972-73, mettesse radici nella città marchigiana. Sì, ogni tanto la nostalgia della tua terra ti prende ma le storie del calcio sono piene di atleti che hanno deciso di stabilirsi nel luogo che professionalmente ha dato loro tanto e più di altri luoghi. Ranieri è uno di questi e al telefono è un fiume in piena. Snocciola aneddoti a go go, uno dietro l’altro, di quelli che ti riconciliano col calcio, di quelli che “cosa ne sai tu degli anni ’70 e ’80”.

Calcio di ieri, calcio di oggi, in fondo Castellammare di Stabia non dista poi tanto da Torre Annunziata. Oggi Quagliarella, un campione assoluto, uno che nel Napoli ci avrebbe potuto giocare a lungo e con i suoi colpi infiammare il popolo del San Paolo, ieri un ringhioso mediano che non trovò la fortuna che meritava con la maglia azzurra indosso. Quella stessa maglia che, lo si vede dalle foto, portava con l’orgoglio partenopeo, con la voglia di dare fino all’ultima stilla di sudore per la sua terra. Torre o Napoli, che importa, gente di mare, gente passionale.

Uno dei giovani di Chiappella

Bruno Ranieri fu uno dei giovani che Chiappella volle in squadra ma che pagò a caro prezzo la successiva scelta di Ferlaino. Vinicio allenatore. Luis, come sappiamo, puntò sui suoi giovani, La Palma in primis, ma anche su gente che qualche campionato in serie A lo aveva già fatto, si veda Braglia, su un veterano come Clerici e su un giovane emergente come Orlandini. Ecco, al posto del mediano fiorentino ci poteva essere lui, Bruno Ranieri, ma il giocatore torrese pagò l’inesperienza dei suoi verdi anni. Che differenza con il mondo della musica! Mentre Massimo Ranieri spaccava, con la sua voce, il tubo catodico e trionfava, con “Venti anni” ( la sua età reale quando uscì il pezzo ), il ‘nostro’ Ranieri  faceva qualche comparsata nel Napoli con ottimi responsi della critica.

Il giocatore inizia la carriera da professionista nella Reggina in Serie B dove gioca 21 partite in due anni. Nell’estate del 1972 il Napoli lo preleva dalla squadra dello stretto insieme alla meteora Merighi ed in cambio dà loro Umile e Andrea Esposito. L’affare forse non lo fa nessuna delle due società poiché l’anno dopo Merighi torna a Reggio e Umile riprende la strada di Fuorigrotta. Nel ritiro del ‘Ciocco’ Bruno Ranieri ritrova un suo vecchio amico di Torre, Salvatore ‘Ciccio’ Esposito, anche lui un neo acquisto dalla Fiorentina. Si conoscono bene, hanno giocato nella stessa squadra, il Rovigliano, prima di spiccare il volo per il calcio serio. Torre Annunziata non era una metropoli, si conoscevano un po’ tutti. Il giro dei giovani e bravi calciatori era quello ma ritrovarsi insieme nel Napoli fu un fatto davvero singolare. “Due torresi nel Napoli”, sembra il titolo di un film.

Il 19 novembre 1972 è il suo giorno, è la partita delle partite per i napoletani a battezzarlo. Napoli contro Juventus, il ciuccio e la zebra, il calcio al tempo degli sfottò, altro che “Vesuvio lavali col fuoco”, altro che noiosi campionati con otto scudetti consecutivi. Sì, è vero, i bianconeri vinceranno anche quel torneo ma la gara al San Paolo fu di un equilibrio assoluto. È la prima gara che Zoff gioca a Napoli da avversario ma per lui ci sarà una standing ovation, i tifosi lo amano ancora. Mai successo. Tra gli azzurri manca capitan Juliano, Chiappella sposta Esposito al suo posto, gli dà pieni poteri da regista ed in mediana mette lui, il ventenne Ranieri. Nel pre partita, nel ventre dello stadio, lo prende da parte e gli dice: “Lo vedi Capello? Ecco, non deve toccare palla oggi”. Il capo in segno di assenso, “Obbedisco” rispose il giovane torrese. Purtroppo il futuro allenatore in bianconero riuscì a sfuggire, con la furbizia e la malizia che già aveva, a Ranieri e bucò Carmignani sul finire del primo tempo in una mischia in area.

La partita con la Sampdoria

Nel secondo tempo, tutto di  marca napoletana, arrivò il pareggio di Mariani che, con l’ingresso in campo di Canè al posto di Abbondanza, andò a comandare il tridente insieme a Damiani. La prestazione del nuovo mediano fu positiva ma Chiappella non gli diede immediata fiducia. Lo considerava, lo voleva far crescere e lo tenne in allarme in almeno altre due occasioni. Prima della gara col Bologna, nel ritiro di Sassuolo, lo voleva su Bulgarelli e prima del match col Milan auspicava che francobollasse Rivera. In entrambe le occasioni, però, l’allenatore meneghino preferì stravolgere la formazione sacrificando in marcatura un terzino come Rimbano, forse solo più esperto di Ranieri, piuttosto che dare i registi avversari in pasto al giocatore di Torre Annunziata. “Non c’è due senza tre”, pensò il giocatore ed apparve alquanto rassegnato. Invece nella successiva trasferta di Cagliari Chiappella lo portò in panchina e lo gettò in mischia al posto di Abbondanza a 15 minuti dalla fine. Il forcing finale  degli azzurri, però, non portò alcun risultato. I sardi vinsero uno a zero.

Dopo l’amara trasferta sull’isola, al Napoli toccò la Sampdoria in casa. È il giorno dopo la Befana del 1973, su Fuorigrotta fa capolino un pallido sole ma il pubblico non manca. Dopo qualche tempo si verrà a conoscenza del terribile viaggio che fecero i giocatori blucerchiati diretti verso Napoli. Lo raccontò proprio Rossinelli a Ranieri quando i due giocatori si ritrovarono compagni di squadra nella Sambenedettese. L’aereo sul quale viaggiava la squadra ligure fu costretto, per problemi connessi al motore, ad atterrare a Roma Fiumicino e da lì ripartire in treno alla volta di Napoli. Tanta paura tra giocatori ed accompagnatori ma, quando misero piede nella capitale, pensarono solo alla sfida con gli azzurri. Nella partitella del giovedì Ranieri gioca coi titolari, è chiaro che sarà lui il sostituto dell’infortunato Esposito. Amen. Ennesima formazione di Chiappella, ennesimo cambio di ruolo per la giovane promessa che stavolta è solo a rappresentare la sua città.

L’esame con Valcareggi

Lo scontro a centrocampo non è col classico regista avversario perché la Samp non ne ha uno. Suarez è assente, solo dai suoi piedi saggi potevano partire palle velenose e ficcanti. I blucerchiati, dunque, schierano Lodetti, un ex portatore di acqua che non è a suo agio nei panni di mente pensante, Sabatini, un classico terzino schierato col ’10’ e Badiani finta ala. Il duello sarà, quindi, con un altro cavallo di razza, un purosangue come Loris Boni. I giornali del lunedì sprecano buoni giudizi su Ranieri, lo scontro con un bucaniere come Boni finisce in parità. È pari e patta anche sul campo, Napoli e Samp non sanno pungere, Heriberto Herrera fa quello che può col materiale che ha a disposizione. A fine anno quella Samp si salverà solo per la differenza reti nei confronti dell’Atalanta. Il Napoli, dal canto suo, non ha bocche da fuoco da mettere in campo. Sebbene non ci siano problemi di sorta, squalifiche o infortuni dell’ultima ora, Chiappella vara un attacco nuovo di zecca. Damiani e Mariani sulle due ali, Improta trequartista e al centro, col numero 9, un giovane di 19 anni. Si chiama Alberto Motti, proviene dalle giovanili della Juve (dato al Napoli nell’affare Zoff più Altafini per soldi e Carmignani) ed è al suo esordio assoluto in Serie A. Prini e Negrisolo lo chiudono in una morsa e l’inesperto centravanti non tocca palla. Per lui solo altri 10 minuti da subentrante in Napoli Roma e poi bye bye, spedito a farsi le ossa a Lucca in Serie C.

Dopo quella partita, Ranieri non giocherà più se non in una semifinale di Coppa Italia col Milan. Eppure le sue credenziali non erano quelle di uno sprovveduto. Il pallone racconta che il mediano, che tutti associavano a Furino per la grinta che metteva in campo, fu uno dei protagonisti di una strana partita. Una gara che non terminò perché il C.T. della Nazionale Ferruccio Valcareggi si imbufalì e la sospese. Scenario. Il sabato successivo alla gara con la Sampdoria si deve giocare Italia-Turchia a Napoli, valida per le qualificazioni ai Mondiali del 1974 in Germania. Partitella in famiglia tra la Primavera del Napoli, rinforzata da Ranieri (Rivellino stravedeva per lui) e la Nazionale italiana, porte aperte al San Paolo.

Prima dell’amichevole il C.T. chiama Ranieri e gli dice di non entrare duro su Rivera, non vuole che il prezioso regista possa subire un infortunio. Nel primo tempo segnano i ragazzini e l’Italia non riesce a trovare il bandolo della matassa, la squadra sembra ancora sazia del secondo posto ai Mondiali di Messico ’70 o semplicemente non si riesce a trovare la quadra tra vecchi senatori e nuovi giocatori emergenti. Ad inizio secondo tempo pareggia Riva ma è solo un lampo, un episodio. Sull’uno pari Valcareggi, visto come stava giocando la sua squadra, fischia tre volte e manda tutti negli spogliatoi. Partita sospesa per evidente ‘non impegno’. Per la cronaca, anche la partita ufficiale contro i turchi terminò con uno squallido 0 a 0. Era la nazionale dell’Azzurro tenebra, dei clan, di Rivera contro Mazzola, di un commissario tecnico sull’orlo di una crisi di nervi.

Anima, pedina insostituibile, anche centromediano metodista all’occorrenza, continuità di rendimento, un arraffatore di palloni, grossa personalità. Una volta, in un Palermo-Samb del 1983, giocò quasi tutta la partita con il naso fratturato. Questo e tanto altro ancora è stato Bruno Ranieri. Forse il Napoli doveva aspettarne la maturazione invece di darlo alla Casertana e giudicarlo non adatto alla massima serie. Ma, si sa, la ruota della fortuna gira. E il suo destino era quello di trovare la sua nuova casa nelle Marche, dove fece una splendida carriera a San Benedetto del Tronto. Sette anni che nessuno, da quelle parti, ha ancora dimenticato.

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