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Eppure il Napoli ha perso (solo) contro una grande squadra

Il Napoli esce sconfitto da una sfida difficilissima, contro due avversari decisamente più forti, eppure apparsi non troppo lontani.

Eppure il Napoli ha perso (solo) contro una grande squadra

La realtà del Napoli

Abbiamo scritto già tanto su Liverpool-Napoli, sui significati di questa partita per la squadra di Ancelotti. Siamo stati realisti, nella nostra severità: Massimiliano Gallo ha parlato di Colonne d’Ercole non superate, Mario Colella ha scritto di resettare il ciclo vitale di questa squadra.

È la realtà di questa squadra, evidentemente ancora il Napoli non è ancora pronto a vincere una partita in/out contro avversari di massimo livello. Questione di mentalità, di pura e semplice qualità, di gap economico e quindi tecnico e strutturale, ci sono tante spiegazioni, come al solito la realtà si compone di tanti aspetti che alla fine si incastrano e determinano il tutto. Solo che però ci sono anche gli altri. E che altri, viene da aggiungere.

La realtà del Liverpool

A conti fatti, il Napoli ha perso una sola partita. L’ha persa male, su questo siamo tutti d’accordo. Jonathan Wilson, probabilmente il miglior giornalista/scrittore britannico per quanto riguarda la narrazione del football, ha spiegato come i Reds avrebbero potuto vincere con molti più gol di scarto rispetto al risultato risicato di Anfield.

Però torniamo un attimo su: una sola partita persa su sei, contro il Liverpool. Ovvero: un match in/out contro una squadra di massimo livello. Come dire: una volta analizzati e pesati i demeriti del Napoli, va detto anche che la squadra di Ancelotti ha perso contro un avversario fortissimo. Contro una squadra che ha disputato l’ultima finale di Champions. Che non perde in casa, tra Premier e Champions League, dall’aprile del 2017. Da allora, ribaltoni interni solo nelle coppe nazionali inglesi.

Ci sono tanti altri dati che descrivono la forza dei Reds, ma ci limitiamo a questi. E a sottolineare come il progetto di Klopp sia alla terza stagione completa, anzi alla quarta considerando l’arrivo in corsa nel 2015/2016. Ancelotti, invece, è appena all’inizio della sua avventura a Napoli. Una squadra già oliata e perfettamente tarata rispetto ad un’idea di gioco contro una che da poco ha aperto un altro scrigno tattico. Solo dopo arrivano i discorsi su Alisson e Salah, sulla forza economica e tecnica del Liverpool. Se il Napoli può pensare di avvicinarsi a certe realtà solo attraverso una crescita strategica e organica, ora è ancora troppo presto.

Sul campo

Nella sua analisi tattica, Alfonso Fasano ha spiegato proprio questo: il Napoli è stato inferiore al Liverpool in tutti gli aspetti. Perché i Reds giocano il calcio che vogliono, e quando sono in forma sono alla portata di pochi avversari. Quasi nessuno, considerando che l’anno scorso hanno eliminato il Manchester City (!) dalla Champions, mostrando in alcuni momenti la stessa superiorità di corsa e fiato e qualità vista ieri sera. E il Napoli non è il Manchester City, proprio per niente.

Bene, anzi benissimo criticare il mancato salto di qualità del Napoli. Solo che però lo stesso Napoli ha perso una sola partita su quattro contro Liverpool e Psg. Non è cosa da poco, anzi è tanta roba. E non è una questione di sfortuna ai sorteggi, o comunque non solo, il dato di fatto è che il Napoli esce sconfitto ma non ridimensionato. Diciamola meglio: esce ridimensionato rispetto all’idea che avevamo costruito, quella dell’impresa strepitosa contro due colossi. Non è andata così, ma proprio la difficoltà di partenza deve far riflettere su quanto questa squadra abbia dato e dimostrato. Sono le fondamenta per un futuro prossimo che deve essere visto, pensato e definito con grande fiducia. Ce l’ha detto il passato prossimo, perché Psg e Liverpool hanno fatto molta fatica a far fuori il Napoli. Quante altre squadre sono più forti di Psg e Liverpool, in Europa?

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