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La notte di Psg-Napoli, la battaglia del condottiero Allan e del cavaliere Insigne

Il racconto guerresco della sfida tra Napoli e Parigi, le due sole capitali secondo Stendhal. L’arrivo al Parco dei Principi, l’accoglienza, la lotta.

La notte di Psg-Napoli, la battaglia del condottiero Allan e del cavaliere Insigne

Le due capitali

«Napoli e Parigi: le sole due capitali». La famosa massima pronunciata da Stendhal nel 1817 mi ricorda quel piovoso giorno in cui incontrai per caso un intellettuale eclettico, uno dei più grandi estimatori francesi di Napoli… no forse non è questo, more geometrico, il pezzo che avrei voluto scrivere. La piuma virtuale scivola morbida come su un sacro vello virtuale e quando si tratta di Partenope e Lutetia è difficile contenere il fiume di pensieri che come il Nilo si apre una strada attraverso le sabbie ardenti verso la scrittura geroglifica. Andrebbe invece narrata l’attesa spasmodica per avvicinarsi alla cittadella del Parco dei Principi come chi, sensibile ad un sermone accorato di San Bernardo di Chiaravalle o rispondendo alla chiamata di Urbano II a Clermont-Ferrand prepara armi e bagagli per salpare nei territori Outremer.

Preparo l’armamentario per restare in sella al mio destriero nero, la mia veste vermiglia istoriata è imbottita di scaglie di dinosauro come l’armatura scintillante di un cavaliere bardato e insignito dei vessilli del Regno delle Due Sicilie, lanciato alla conquista della Gerusalemme terrestre e celeste, l’imponente cittadella del Parco dei Principi.

Sarà un massacro?

Le sue torri d’avorio, illuminate da fiaccole sempiterne e guardie con cipiglio minaccioso armate di balestre sui torrioni di avvistamento, svettano tra nuvole minacciose dai riflessi argentei. Davanti a me si para una visione tremenda: il traffico di pellegrini lungo le vie che conducono alle terre che furono di Clodoveo e dei sovrani lungichiomati, gli scudieri ed i fanti coi colori del Santo Germano di Parigi, la soldataglia minacciosa, la fiera cavalleria normanna dagli scudi mandorlati splendente come ai tempi della sconfitta di Aroldo di Essex.  Tutto è fatto per capire che sarà un grande giorno e che sangue vermiglio d’eroi sarà versato.

Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam, mi viene da pensare. Ma il mio non è un pensiero, è una preghiera rivolta al mio Gran Maestro, già insediato sul trono che fu di Salomone e dei Re d’Israele. Il luogo pullula di Mamelucchi e Turcomanni al soldo del temibile condottiero curdo Salah ad-Din che già minaccia di riprendersi la Terra Santa con la scimitarra ed i fiori del Corano. Il timore per le tenzoni cresce, la battaglia in territorio nemico, le armate che si scrutano minacciose. Sarà un massacro? Sarà la fine di un sogno?

Il benvenuto

La svolta viene da un manoscritto affisso nella Foresta di Boulogne giorni prima della battaglia da un gruppo di cavalieri lutetiani. Il battaglione del K-Soce Team: “Attraverso questo manoscritto diamo il benvenuto a tutto il popolo partenopeo e chiediamo a tutti i lutetiani di dare loro un benvenuto all’altezza dei nostri numerosi pellegrinaggi a Napoli”. Pazzesco.

Vivo da oramai un decennio a Lutetia e non sapevo, e mai mi sarei aspettato un gemellaggio di cavalleria di questo tipo. I cavalieri del K-Soce Team salparono in tempi remoti alla volta di Napoli per aiutare i cavalieri partenopei a piegare la resistenza cagliaritana nelle terre del santissimo apostolo Paolo. Poi un dubbio: presso la Foresta di Boulogne i menestrelli  narrano ancora le gesta orrende di un gruppo di cavalieri neri, i Boulogne Boys, gemellati con la soldataglia veronese, tutt’altro che amichevole nei confronti dei battaglioni duosiciliani schierati a difesa della città di Partenope.

Non solo, quest’ultimi avevano anche tentato una sortita, armi in pugno, contando sul supporto della fanteria di mercenari laziali e lanzichenecchi veronesi nell’anno del Signore 2017. Attacco sventato dalle guardie del Sacro Romano Imperatore. Di li a poco un saggio chierico mi racconta pero’ che il battaglione dei temibili Boulogne Boys è stato scomunicato dal papa Urbano II l’anno prima e che la fiancata Boulogne della cittadella dei Principi oggi è libera da corpi estranei. La murata è debole ed è forse da quel lato che occorre aprire la breccia per penetrare nella Terra Santa e liberare il Santissimo Sepolcro?

Il loquio partenopeo

Mi decido ad andare, in galoppo al mio destriero nero, come Geoffroi de Bouillon, duca di Lorena, verso la conquista della Gerusalemme celeste e terreste, nelle terre di Santo Germano, uomo di buoni studi, sacerdote e abate nell’Abbazia di San Sinforiano ad Autun che per volere del re merovingio Childeberto divenne vescovo di Parigi.

Quando arrivo nei pressi della cittadella tutta la tensione si scioglie d’un colpo. Si sente il loquio partenopeo ovunque, partenopei e lutetiani banchettano insieme e gozzovigliano scherzosamente! Un miracolo dei Santi Germano e Gennaro? Le mie accorate preghiere rivolte al Gran Maestro hanno avuto finalmente ascolto? Il Sigillum Militum Xristi ha aperto porte prima sigillate ab aeterno?  Non dovrebbero essere sempre cosi’ i tornei cavallereschi? Raggiungo il grosso dell’esercito partenopeo ammassato lungo la fiancata Boulogne. Vedo sventolare i vessilli di Partenope, vedo gli scudi levati, le armature e le spade scintillanti, i colori del Regno delle Due Sicilie vivaci nel cuore della madre di tutte le battaglie. E’ un gran bel vedere. Poi d’improvviso si leva un canto, potente. Recita:

“Saro’ con te e tu non devi mollare, abbiamo un sogno nel cuore, Partenope campione”.

Il canto è potente, maestoso, insostenibile. Le mura delle fiancata Boulogne tremano, i cavalieri partenopei del condottiero Allan e del cavaliere Insigne suonano la carica dando la spallata decisiva alla murata che crolla, aprendo una breccia nella Città Santa. Irrompiamo dentro ma le difese degli avversari si schierano subito. La battaglia infuria. Gli invasori hanno un vantaggio considerevole ma la vittoria non è ancora raggiunta.

Le perdite nemiche sono ingenti ma noi non molleremo un centimetro: almeno fino a quando non rivedremo quella Coppa, il lapis exillis, il Graal dove i cavalieri muoiono e rinascono, la Coppa che raccolse il sangue del Salvatore e che Giuseppe d’Arimatea porto’ in Francia, nascosto nel grembo della Maddalena e che attraverso la schiatta dei Re-sacerdoti vendicherà l’assassinio di Dabogerto II e regnerà su Lutetia, sulla Francia e sull’universo intero.

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