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Spagna-Italia, il gol di Muntari nella pallanuoto

Semifinale del campionato europeo, Italia-Spagna è stata decisa da un’errata valutazione arbitrale. Un gol fantasma cancella il bello dello sport.

Spagna-Italia, il gol di Muntari nella pallanuoto

Come perdere una semifinale

Ci sono ancora sport (pochi) che resistono alla tentazione di usare la tecnologia. Ci sono ancora sport (pochi) nei quali il giudizio (e il potere) dei giudici e degli arbitri resta insindacabile ed inattaccabile. Anche quando tutti hanno visto l’errore. Si, perché negli stadi, nei palazzetti e nelle piscine ormai tutti hanno la pessima abitudine di mostrare i replay sui maxischermi. Ma ciò non è sufficiente. Perché in alcuni sport (pochi) è più importante che il giudizio dell’arbitro resti insindacabile rispetto alla veridicità del risultato. Perché qualcuno ha detto che QUESTO è LO SPORT. E queste sono le sue emozioni. Uno di questi sport è la pallanuoto, in cui solo l’arbitro si rifiuta di vedere ciò che hanno visto tutti, ovvero che un tiro dell’Italia, a pochi secondi dalla fine della semifinale europea contro la Spagna, è entrato in porta. Gol che avrebbe significato il pareggio e la possibilità per il Settebello azzurro di vincere ai rigori.

Invece finisce che qualcuno commenta pure che chi ha perso (in questo caso la nazionale italiana) ci ha messo del suo, perché ha sbagliato troppe volte in superiorità numerica. Tanto in futuro tutti si ricorderanno della Spagna finalista. Ma in pochi ricorderanno in che modo.

Così come oggi in pochi ricordano che il filotto di sette scudetti juventini nacque da un episodio analogo. Si, perché il gol di Figlioli contro la Spagna, non convalidato dagli arbitri, somiglia maledettamente al gol di Muntari contro la Juventus, non concesso da Tagliavento nel campionato di calcio 2011-12.

Perché gli arbitri restano sempre i migliori del mondo, in qualsiasi sport ed in qualsiasi nazione. Anche quando sbagliano. Perché la colpa è sempre degli sconfitti, perché tutti dicono che chi perde ci mette sempre del suo. E chi vince dirà sempre che gli arbitri sono l’alibi dei perdenti.

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