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Lo stadio San Paolo è ostaggio del Comune di Napoli

Il mutuo non c’è più, tenere l’impianto così significa solo sottrarre posti di lavoro a Napoli, opportunità al Napoli calcio e servizi ai tifosi del Napoli.

Lo stadio San Paolo è ostaggio del Comune di Napoli
De Laurentiis e de Magistris

La querelle di ieri

Caro Napolista, la querelle di ieri sul disastrato San Paolo assume una luce nuova all’indomani della notizia sul famoso mutuo di 25 milioni concesso dal Credito Sportivo per rifare lo stadio: quel mutuo non c’è più. E la finanza internazionale non c’entra. “Avremo uno stadio da Champions”, aveva detto l’esperto assessore alle esternazioni sullo stadio, il prode Borriello. Adesso, il buon De Laurentiis avendo visto come è andata a Torino, dove il Comune ha regalato il terreno per lo Stadium, oppure a Roma, dove la Raggi ha eliminato tanti oneri a carico della Roma (o chi per essa), a Bergamo, Cagliari e Udine, dove a vario titolo la parte pubblica ha concesso condizioni di favore al privato pur di attrarre un investimento privato, anche lui vuole fare l’affare. Nessuno se ne meravigli. Fa il suo lavoro, ha i soldi, non ha fretta. il Napoli è un business che va bene, crescere è un rischio, le condizioni non ci sono (stadio, diritti TV, etc.) e potrebbe andargli bene così. Fattura, margina, i conti sono a posto.

Incomprensibile la posizione del Comune

Quello che veramente è incomprensibile è l’atteggiamento del Comune. Va bene che si vogliono spezzare le reni ai padroni, ma chiedere un mutuo da 25 milioni di euro per lo stadio, in un Comune in pre-dissesto, non era una buona idea anche prima del pronunciamento della Corte dei Conti. Fare altri debiti quando sei pieno di debiti non è proprio un’idea rivoluzionaria. Al massimo è venezuelana.

Tra l’altro con 25 milioni di euro non facevi “lo stadio da Champions”, per citare il fido Borriello, e tra l’altro – il tempo non aiuta la rivoluzione – non sarebbe stato pronto nemmeno per la prossima Champions. Il Real Madrid ne spenderà 400 di milioni per rifare il Bernabeu. Che già oggi è meglio del San Paolo. Diciamo – abbandonando i galacticos e tornando a Fuorigrotta – che forse non basterebbero nemmeno 150 milioni per avere davvero uno stadio da Champions. Si consideri che l’Allianz Stadium di Torino non ha le caratteristiche per ospitare una finale di Champions. Figuriamoci.

“Abbiamo un sogno nel cuore”

Adesso, da un punto di vista amministrativo – l’appunto che la pippa (cit.) Auricchio muove al pappone Aurelio – tutti sappiamo che se il Comune regalasse lo stadio al privato, risparmierebbe ogni anno qualche milione di euro tra personale e manutenzione. Poiché questa ipotesi credo non sfiori nemmeno la mente di qualche pappa-boy estremista, né tantomeno la Giunta benecomunista, il rischio è che ci ritroveremo con 5,2 milioni di lavori al San Paolo, finanziati dalla Universiadi e dalla Regione, per rifare i bagni e le illuminazioni. Ambizioni da C, che non è quella di Champions.

Così resta un fatto: il proprietario del bene immobile non può indebitarsi per rifare il San Paolo. Punto. Tenere la struttura così significa solo sottrarre posti di lavoro a Napoli, opportunità al Napoli calcio e servizi ai tifosi del Napoli. Il resto è riassumibile in un coro da stadio: “Abbiamo un sogno nel cuore / prender per culo l’elettore”.
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