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Insigne, capitano e campione vero nella notte di Napoli-Roma

Una partita eccezionale, da trascinatore, per Insigne. Che è stato pericolosissimo nonostante la Roma abbia cercato di convogliare proprio su di lui tutto il gioco offensivo del Napoli.

Insigne, capitano e campione vero nella notte di Napoli-Roma
Foto Ssc Napoli

Oltre il gol

Il gol al sesto minuto, in una partita da vincere, con la fascia di capitano ereditata temporaneamente da Hamsik. Era cominciata così, perfettamente, la notte di Lorenzo Insigne. Il gol all’andata alla Roma, il gol al ritorno su assist di Mario Rui.

Poi, però, la partita è andata come sappiamo. Eppure Insigne resta il migliore i campo per distacco, Dzeko è stato fenomenale e fondamentale ma ha solo messo i punti a una grande prestazione della sua squadra. Insigne, invece, è stato il Napoli nella serata più difficile. Prima del gol, già una conclusione verso la porta. Dopo il gol, altri 11 tentativi di bucare Alisson. È stato un duello vero, tra campioni: Lorenzo contro il portiere brasiliano, il risultato dice chi ha vinto, ma il Napoli deve essere soddisfatto per la prestazione da assoluto trascinatore del suo numero 24. Del suo Capitan Futuro, nella speranza – fondata – che Insigne possa consolidare la sua fedeltà al club partenopeo.

Cosa resta

Nell’analisi tattica su Napoli-Roma, Alfonso Fasano ha spiegato come e perché Insigne abbia rappresentato l’unica fonte di pericolosità offensiva del Napoli. Merito della squadra di Di Francesco, certo, ma anche forza assoluta e riconosciuta di un campione di qualità superiore, tranquillamente tra i migliori cinque-dieci calciatori del campionato.

È una definizione che in questo momento calza perfettamente per e su Lorenzo Insigne, soprattutto dopo una partita come quella di ieri sera. Che, come abbiamo già detto, va oltre il gol e lo eleva a simbolo tecnico ed emotivo di una squadra grande, bella, ma svagata – almeno ieri sera. Oltre la sconfitta che pregiudica (non del tutto, ovviamente) il cammino in campionato, resta la certezza di avere Insigne. Di avere a disposizione i colpi e il gioco di un calciatore che ieri, a conti fatti, avrebbe potuto segnare quattro gol. Quello che effettivamente ha realizzato, il 2-1 su tocco di Callejon, il 2-2 con uno splendido tiro a giro e il 2-3 sul doppio intervento di Alisson. Abbiamo citato solo le occasioni più nitide, escludendo i tentativi velleitari.

Resta che Insigne rappresenta e rappresenterà il Napoli, è la proiezione molti a uno di un collettivo che gioca bene ma può perdere. Una volta ogni dieci-quindici partite, ma può perdere. Del resto, l’anno scorso il Napoli perse di questi tempi contro l’Atalanta e poi mise insieme 32 punti su 26 fino alla fine del campionato. Non male, insomma.

Ora si riparte da Milano, da San Siro. Uno stadio in cui Insigne ha costruito tante bellissime prestazioni, anche se parliamo soprattutto di match contro il Milan. Non ha mai segnato contro l’Inter nello stadio meneghino, un gol l’anno scorso al San Paolo. È il calciatore più in forma del Napoli, pensare che la ripartenza dopo una notte come quella di ieri possa essere fondata su di lui non è un azzardo. Dopotutto, è a questo che servono i campioni. E i capitani, anche se ancora e solo temporanei, in attesa del proprio futuro.

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