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Tre concetti a Castel Volturno (sede del Napoli)

Squadra e tecnico hanno le idee più chiare della società, il modello “faso tuto mi” è fallito, speriamo che la squadra non risenta delle tensioni

Tre concetti a Castel Volturno (sede del Napoli)

Non ci resta che piangere

Che dire? Dopo aver vissuto, tra un lazzo di Faina e una notizia di Gianluca Di Marzio, lo psicodramma del mercato bianco del Napoli con il giusto distacco ma con l’attenzione che si deve agli accadimenti che possono cambiare il corso degli eventi che calcisticamente ti stanno a cuore, diciamo che non resta che piangere o affidarsi al vecchio adagio della letteratura popolare che ammonisce di stare attenti al nonno che non si regge sulla seggiola e potrebbe finire a terra!
In questa circostanza, invece, il Napoli è stato stato molto disattento e il nonno lo ha lasciato cadere tre volte con il risultato di farsi passare sotto il naso prima Verdi, il vero oggetto del desiderio di Sarri, e, in sequenza, anche Younes e, soprattutto, Politano che al nostro tecnico piace quasi quanto l’esterno bolognese. Una figuraccia, insomma, siamo partiti per Milano decisi a farci rispettare, ce ne siamo tornati più deboli perché, in corso d’opera, hanno cambiato casacca Maksimovic e il prode Giaccherini. Non giocavano, questo è vero, ma completavano la rosa e all’occorrenza potevano essere utili.

Le insinuazioni su Younes

A questo punto i commenti sono tutti leciti, è legittimo perfino il dubbio sull’esistenza del nonno inteso non come il parente di Younes ma come metafora della potenza di fuoco della sacra trimurti deputata agli acquisti: De Laurentiis-Chiavelli- Giuntoli, ma questo gioco non è di  nostro gradimento e non ci va neanche di accreditare una chiosa malevola sulla singolare circostanza che la notizia della “fuga” del giocatore dell’Aiax sia trapelata subito dopo che Younes si era esibito a Castelvolturno nel primo ed unico allenamento in maglia azzurra. Che si è concluso con una cordiale stretta di mano tra giocatore e tecnico che, però, non si sono dati appuntamento per il giorno dopo, ma per giugno. Non era mai successo, ma il Napoli non si fa mancare niente.
Sappiamo bene che si tratta di insinuazioni fatte apposta per gettare  benzina sul fuoco ed è giusto respingerle, ma una riflessione sullo scacco subito dalla società prima in classifica e serissima candidata allo scudetto si impone. Non fosse altro che per ribadire alcune contraddizioni che non si riesce a neutralizzare, se è vero come è vero che se ne esce solo appellandosi alla saggezza popolare.

Tre concetti

Fissiamo allora solo tre concetti sui quali c’è bisogno di fare chiarezza: 1) Il fallimento del mercato ha sancito definitivamente che la squadra e il tecnico che la manda in campo hanno le idee più chiare della compagine societaria che ha un organico non proprio ben definito e non dispone neanche di una sede in città. Parliamo di cose già note ma ora, con Marotta e la Juve che se la ridono, la misura è davvero colma; 2) il modello “faso tuto mi”, imposto con le buone o le cattive dal presidente-padrone logora i rapporti tra dirigenti e tecnico che, infatti, appaiono sempre più deboli nonostante le rassicurazioni sparse qua e là; 3) si fa sempre più difficile mantenere la squadra al di sopra e al di fuori di queste tensioni.
Il popolo è in fermento e De Laurentiis si è ritirato nei suoi appartamenti: non va bene né l’uno né l’altro atteggiamento e, allora, rilanciamo l’appello: “Attenti al nonno”, farà di tutto per restare in piedi perché lo scudetto lo vuole forse ancor più dei dirigenti ai quali, magari, basta primeggiare anche senza vincere, ma bisogna sedersi accanto a lui quando vede la tv: una nuova caduta potrebbe essere fatale.
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