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Mario Rui non è caduto dal cielo, è figlio della programmazione del Napoli

Il club, d’accordo con Sarri, ha scelto il portoghese per sostituire Strinic. Lo ha voluto. Perché sapeva cosa avrebbe potuto dare. È un’altra conferma della solidità del progetto

Mario Rui non è caduto dal cielo, è figlio della programmazione del Napoli
Mario Rui

Mario Giuffredi

Siamo a poche ore di distanza dalle dichiarazioni di Mario Giuffredi sul suo assistito e (quasi) omonimo Mario Rui. In pratica, il procuratore del terzino portoghese ha raccolto perfettamente l’assist della realtà, e ha fatto un gol da opportunista vero: «È stato massacrato durante la prima parte della sua avventura al Napoli. Il suo futuro è già delineato, abbiamo preso la decisione il primo novembre (giorno di Napoli-Manchester City, quindi dell’infortunio di Ghoulam, ndr). E non è detto che resti. Non è inferiore a nessuno, non mi piace la parola sostituto quando si parla di lui in funzione del ritorno di Ghoulam».

Ora non vogliamo entrare nel merito di queste parole, in una valutazione rispetto al professionista-Giuffredi e al personaggio-Giuffredi. Né tantomeno vogliamo aprire un dibattito stucchevole e/o inutile sul valore di Mario Rui, soprattutto a paragone con un calciatore che non sappiamo quando e come tornerà a giocare.

Vogliamo parlare di quel «È stato massacrato». Che, presumibilmente, fa riferimento ai giudizi di tifosi e addetti ai lavori (quindi anche gli addetti ai lavori-tifosi) rispetto all’operazione di acquisto di Mario Rui e alle sue prime partite con il Napoli. Anche noi non siamo stati teneri, con il portoghese. Dopo Napoli-Atalanta di Coppa Italia, scrivemmo così:

Serve fare una riflessione sulla figura del portoghese, che non vuol dire buttargli addosso una croce immeritata, quanto piuttosto capire se e come il suo impatto sul Napoli possa ancora crescere. Se ci sono i margini per pensarla in questo modo, per sperare in qualcosa di meglio. Mario Rui è stato voluto, atteso, è andato in campo e non è ancora riuscito a esplodere. Per continuare a insistere su certe ambizioni, il Napoli ha bisogno anche di lui. Ha bisogno di capire cosa può aspettarsi, soprattutto.

Il Napoli sapeva

Mario Rui, infine, è esploso. A Cagliari è avvenuta la deflagrazione definitiva, complice il gol su punizione. Ma l’innesco è avvenuto molto prima e la detonazione è stata graduale. La nostra lettura della realtà si è adattata, dopo la Lazio abbiamo scritto che «Mario Rui è diventato uno dei nostri» e dopo Cagliari abbiamo magnificato la sua punizione, definendola però un orpello. Insomma, l’ex terzino della Roma ha dimostrato di essere pienamente al livello del Napoli.

Il punto è che il Napoli sapeva. Sapeva di potersi aspettare questa crescita. Sapeva di poter contare su questo calciatore, su un Mario Rui così forte. Ma, soprattutto, così performante rispetto al contesto in cui si trova a giocare. Il punto è proprio questo, l’abbiamo scritto quando criticavamo le sue prestazioni: Mario Rui è stato scelto, è stato voluto, è stato aspettato.

Come dire: era tutto programmato secondo una certa logica, e tutto è andato esattamente in quella direzione. Mario Rui non è caduto dal cielo, è stato accuratamente selezionato. Nel nome del suo acquisto, sono state imbastite altre operazioni di mercato. C’è stato un investimento.

Programmazione

Per quanto alcuni tifosi del Napoli non amino o non sappiano riconoscere certi meriti al club e alla sua gestione sportiva, tutto questo è stato possibile grazie al club e alla sua gestione sportiva. A De Laurentiis, Giuntoli e Sarri. Possiamo scrivere a Sarri, Giuntoli e De Laurentiis in ordine di apparizione: il tecnico consiglia un calciatore, il diesse lo tratta e il presidente chiude il suo acquisto. Così funziona. Così è andata.

Il punto sta nel processo di selezione, nell’algoritmo composito che ha portato il Napoli fino a Mario Rui. Proviamo a ricostruirlo per punti:

  • Strinic, alternativa di Ghoulam, decide di forzare la sua cessione. Vuole giocare da titolare, anche a costo di firmare per una squadra meno forte del Napoli, perché non vuole perdersi i Mondiali.
  • Il Napoli accontenta il croato, o almeno promette di farlo. Prima, però, decide di prendere un sostituto.
  • Si parla tanto di Mario Rui, chiuso alla Roma dall’arrivo di Kolarov e dalla buonissima stagione di Emerson Palmieri, al netto dell’infortunio lungo del brasiliano.
  • L’acquisto di Mario Rui viene completato a metà luglio, a fine agosto il Napoli cede Strinic alla Sampdoria.
  • Il Napoli ha due terzini sinistri, Ghoulam e Mario Rui.

Gettare fango

Ghoulam inizia alla grande la stagione, Mario Rui è sempre fuori fin quando l’algerino non si fa male. A questo punto, la macchina della critica è già partita. Anzi, tocca la massima velocità. Mario Rui non ha ancora giocato ed è già «inadeguato», che «era meglio tenersi Strinic che ora ci serviva». Non aggiungiamo altre frasi che ricordiamo.

Poi è successo quello che è successo. Quello che sappiamo. Giuffredi non ha ragione, perché la sua uscita è opportunistica, e non contempla il fatto che tra Ghoulam e Mario Rui c’è (ancora) una bella differenza in valore assoluto.

Il punto del nostro discorso, però, è da ricercare nell’assoluta linearità del progetto-Napoli. Nel lavoro pratico e logico della società, di cui parlammo già a suo tempo ma che ora è bene ricordare, mentre alcuni nel frattempo hanno gettato fango con una fretta eccessiva.

Mario Rui non è un colpo di fortuna, ma un tentativo di mercato intelligente andato a buon fine. Se il Napoli ha “sbagliato” Ounas, Giaccherini o Maksimovic, ha “indovinato” Mario Rui. Non è un discorso fortuna/sfortuna, c’è una competenza condivisa, e di fondo, che si percepisce guardando la rosa a disposizione di Sarri. In versione completa, ci sono due calciatori per ogni slot del 4-3-3. Mario Rui è stato preso al posto di Strinic, sta giocando meglio di Strinic ed il merito è del Napoli. Del suo allenatore, del suo diesse, del suo presidente. Di un lavoro di gruppo, di squadra, di una programmazione tecnica che si riflette sulla squadra. E sulla classifica.

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