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Mario Rui è (diventato) uno dei nostri

Il terzino portoghese, oggi, è “il terzino sinistro del Napoli”. Di un Napoli diverso rispetto a quello con e di Ghoulam, ma i risultati sono eccezionali.

Mario Rui è (diventato) uno dei nostri

Un percorso step by step

4 gennaio. 24 gennaio. 11 febbraio. Tre pezzi in poco più di un mese. Un crescendo rossiniano, per Mario Rui Silva Duarte. Il terzino sinistro del Napoli. Ecco, questa è la frase che va presa senza pinze, analizzata nel suo senso letterale e assoluto. Oggi, Mario rui è il terzino sinistro del Napoli. È un terzino sinistro diverso da Ghoulam, eppure l’ha sostituito. È un terzino sinistro diverso da Ghoulam, e allora Sarri ha adattato il Napoli alla sua nuova condizione. Alla condizione di avere un laterale meno fisico, meno vario dal punto di vista offensivo.

È stato un percorso di osmosi. Mentre Mario Rui migliorava la sua condizione fisica, il Napoli si adattava a un terzino come lui. Alla fine, il gioco vicendevole di upgrade ha funzionato. Il portoghese, da inizio 2018 in poi, ha iniziato a rendere in maniera costante per tutti i 90′ di gioco. Senza cali fisici e quindi di concentrazione. I risultati (difensivi, soprattutto) del Napoli sono cresciuti: con Ghoulam in campo, 8 gol incassati in 11 partite. Con Mario Rui, la quota è scesa fino a 7, per lo stesso numero di match. Una differenza minima, ma sostanziale, considerando che il portoghese non aveva mai giocato prima dell’infortunio di Ghoulam. Come dire: il processo d’adattamento è stato scontato senza grosse perdite. Step by step, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Qualità

Come spiegato anche da Alfonso Fasano nella sua analisi tattica, i numeri difensivi sono solo una parte dell’aderenza di Mario Rui al Napoli. La qualità tecnica rispetto a Ghoulam è inferiore, ma forse questo termine è troppo severo. È semplicemente diversa. Mario Rui è meno appariscente dal punto di vista fisico, sicuramente offre un set di possibilità offensive più limitato rispetto a Ghoulam, è un laterale difensivo puro e non un esterno convertito (magistralmente) in terzino come l’algerino. 

Allo stesso tempo, però, Mario Rui offre un palleggio più ordinato, tocca molti palloni (addirittura 116, ieri sera), con una precisione altissima (89%), avere lui al posto di Ghoulam è come giocare con il bilancino: togli qualcosa da una parte, l’aggiungi dall’altra. Il Napoli con il portoghese è una squadra diversa rispetto a quella con Ghoulam, ma i risultati sono rimasti ottimi.

È il frutto del doppio processo di cui abbiamo parlato sopra, e che ha trasformato Mario Rui da comprimario a titolare possibile. In molti, durante la stagione, hanno agitato il fantasma di Strinic per stigmatizzare le prime prestazioni, non eccelse, del terzino portoghese. Ebbene, questa è la risposta: il Napoli di Sarri ha un meccanismo di gioco che va sistemato, si può dire anche coccolato, perfezionato nel tempo, col tempo. L’inserimento di un nuovo calciatore avviene gradualmente, è un’evoluzione condivisa, può essere vista come troppo lentatroppo complicata, ma quando c’è un’aderenza tecnica di fondo conduce a risultati chiari, percettibili.

Per dirla facile: oggi che Mario Rui riesce a esprimere le sue qualità in un contesto che l’asseconda, abbiamo scoperto perché Mario Rui è meglio di Strinic. Al di là del primo gol (fortunato) in Serie A.

Domani

Il rientro di Ghoulam si è posticipato, un peccato vero. Perché il ritorno dell’algerino avrebbe portato il Napoli ad avere maggiori alternative dentro il suo stesso sistema. Inserire l’ex Saint-Etienne al posto di Mario Rui può voler dire dare alla squadra nuove possibilità in chiave offensiva, pensiamo a questa eventualità all’interno di una partita bloccata. Il senso dei co-titolari, ben visibile ieri con Zielinski-Hamsik.

Per il resto, però, non c’è molto da preoccuparsi. Il Napoli è diventato (anche) “il Napoli di Mario Rui”. Per qualcuno, è una cosa incredibile. Per altri, Sarri in testa, era solo questione di tempo.

 

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