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Rizzoli e il Var: «La percentuale di errore è dell’1%, prima era del 5,6%»

Riunione a Milano anche con gli allenatori, bilancio ampiamente positivo. «Non si può più tornare indietro» è la frase simoblo (di Spalletti)

Rizzoli e il Var: «La percentuale di errore è dell’1%, prima era del 5,6%»

L’incontro a Milano

Scene di un incontro chiarificatore. A Milano, il confronto tra i tecnici di Serie A e i vertici arbitrali è “sfociato” in una conferenza stampa congiunta, tra il designatore Rizzoli, il responsabile del progetto Var Rosetti e il presidente dell’Assoarbitri Nicchi. Le analisi e le risposte alle domande dei giornalisti hanno disegnato un quadro chiaro della situazione: il Var è un’esperienza condivisa e positiva, con dei risultati numerici importanti. Anzi, l’Italia rappresenta un benchmark di riferimento per tutti i paesi e le istituzioni sportive che hanno avviato la sperimentazione.

Le parole di Rizzoli: «Tutti crediamo in questa novità e andiamo avanti insieme. I risultati finora sono positivi, abbiamo analizzato con gli allenatori i vari episodi e abbiamo spiegato le nostre ragioni, sottolineando anche gli errori. Perché qualche errore è stato commesso e poteva essere evitato, ma l’esperienza si fa solo in questo modo. In tutto sono stati 11, sulle 60 correzioni fatte: una volta era fuori dal protocollo, quando l’arbitro ha fermato il gioco in anticipo, una riguarda l’attacking phase possession, due fuorigioco, un rigore e sei falli di mano. Degli 11 errori sette hanno influenzato il risultato. Senza VAR ci sarebbe stato il 5,6% di errori mentre con la tecnologia siamo arrivati all’1%. Il nostro obiettivo è quello di arrivare praticamente a zero ma l’1% è certamente accettabile».

Il Var e altre buone notizie: «I falli sono diminuiti dell’8,8% mentre i rigori sono in aumento del 5,5%: questo significa che c’è più controllo all’interno dell’area. I cartellini rossi sono meno e quelli per proteste sono zero in questa stagione, contro i cinque dell’anno scorso. Queste statistiche sono molto positive per noi, ci sono atteggiamenti più composti e lo spettacolo ne trae beneficio».

Evidenze statistiche

Rosetti e alcuni dati interessanti: «L’obiettivo del progetto è quello di avere un calcio più giusto, senza disturbare la bellezza del gioco. Stiamo lavorando con una competenza che viene riconosciuta anche a livello internazionale e altri paesi stanno prendendo spunto da noi. I tempi di revisione del VAR sono diminuiti molto. Nelle prime 3 giornate la media era di 1 minuto e 22 secondi, successivamente siamo passati a 40 secondi. Ora siamo scesi a 29”. Parliamo ovviamente di revisione all’auricolare, mentre per l’overrule siamo passati da 2.35 fino a 1.15. Il tempo effettivo è aumentato di due minuti rispetto alla stagione 2015/2016: da 49 minuti totali siamo passati a 51».

Ancora numeri sul Var: «Su 210 partite nelle quali c’era il VAR sono state guardate 1078 situazioni, 5,1 a partita. Tutte le reti vengono controllate e in più sono stati rivisti 282 rigori e 214 rossi. Nella maggior parte dei casi sono stati controlli silenti mentre gli overrule sono stati 60: una situazione ogni 3,5 partite. Il nostro obiettivo era quello di non incidere troppo e di non interrompere troppo le gare: il rischio era quello di rovinare il calcio. Nei 60 overrule ben 43 sono state controllate in campo dall’arbitro mentre in 17 casi ha deciso solo il VAR. I gol annullati dal VAR per fuorigioco, precedentemente convalidati, sono stati 12, 3 invece sono stati dati nonostante il guardalinee avesse alzato la bandierina. Un altro dato importante dice che nelle 49 situazioni dove l’arbitro è andato al monitor per 6 volte lo stesso direttore di gara ha confermato la decisione che aveva preso».

I tecnici

Non si sono espressi solo gli organi arbitrali, ma anche l’altro “gruppo sociale” invitato all’incontro. I tecnici, ovviamente. Una delle testimonianze più attese era ovviamente quella di Simone Inzaghi, in passato sempre critico nei confronti del Var: «È una tecnologia a cui sono contrario, l’ho ribadito. Ma abbiamo analizzato i dati e sta andando bene, sta aiutando il calcio ed è giusto andare avanti. C’è stata l’ammissione di qualche errore, ma tutti possono sbagliare. A lungo andare può migliorare. È stato un buonissimo confronto, sono stati analizzati dei video».

Spalletti: «Si tratta di una innovazione che porta al 90% di scelte corrette. È chiaro che ora ci impone di andare a lavorare su quel 10%, per raggiungere la perfezione. Sarebbe devastante tornare indietro. Ci sono tutti gli ingredienti giusti nelle posizioni giuste. Poi è chiaro che qualche errore, nelle tempistiche c’è stato. Ma è stata una riunione perfetta con numeri che portano tutti nella stessa direzione. Questa è la maniera corretta di lavorare».

La possibilità per i tecnici di chiedere il “challenger”, come nel tennis. Ne hanno parlato Giampaolo e Pioli: «Il regolamento lo vieta, gli arbitri l’hanno sottolineato, ma potrebbe essere un passo avanti anche se non lo abbiamo chiesto». L’atmosfera sembra essere proprio quella giusta, in effetti. Costruttiva, soprattutto.

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