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Il Napoli sta aggiornando il suo software

L’analisi di Torino-Napoli. La metamorfosi della squadra di Sarri, gioca di più sulla destra, Jorginho tocca meno palloni

Il Napoli sta aggiornando il suo software

Proseguire un lavoro

Torino-Napoli, dal punto di vista tattico, è una conferma. Anzi, è “la” conferma: Maurizio Sarri ha lavorato e sta lavorando (ora ha avuto anche una settimana “lunga”, per farlo) sulla creazione delle alternative, sulla variabilità offensiva della sua squadra, pur rimanendo sempre all’interno dei suoi principi di gioco. La sintesi estrema dei cambiamenti già percepiti contro la Fiorentina è la seguente: d’ora in poi, costruiamo anche a destra. Anzi, diciamola meglio: mancando Insigne (e Ghoulam), possiamo – anzi dobbiamo – costruire sfruttando anche la fascia destra.

I dati, da questo punto di vista, sono inoppugnabili. Andiamo per gradi, e iniziamo dalla mappa delle occasioni costruite in tutta la partita (12):

La maggior parte dei palloni più insidiosi del match è arrivata dopo un’azione sulla destra.

La rappresentazione grafica che vi abbiamo mostrato sopra non è altro che la conseguenza di una scelta strategica da parte del Napoli. Lo sfruttamento intensivo della fascia destra è un tentativo di rendere vario e variabile il gioco, ma contro il Torino rappresenta anche un adattamento all’avversario. Mihajlovic, infatti, ha deciso di giocarsi la partita a viso aperto (difesa molto alta, reparti compatti in fase di non possesso e costruzione dal basso) e ha basato il suo dispositivo difensivo su marcature uomo su uomo a centrocampo. Una scelta che però, fatalmente, finiva per scoprire proprio il suo lato sinistro, quello di Molinaro (gran partita per l’ex terzino della Juventus), Berenguer e (teoricamente) Baselli.

Il problema è proprio Daniele Baselli: l’ex atalantino era anche costretto a seguire Jorginho, dato che il centromediano del Torino (Valdifiori) non possiede qualità da marcatore, né tantomeno la gamba e la resistenza per giocare 90′ all’inseguimento di un avversario. Sotto, un frame esplicativo in questo senso.

Difesa posizionale secondo lo schema 4-5-1. Nel rettangolo a destra, Rincon tiene sotto controllo Hamsik; in quello a sinistra, Jorginho è seguito da Baselli mentre Valdifiori fa da schermo. Alla – accanto ad Albiol che porta palla – non ha marcatura diretta e immediata. Berenguer è il calciatore più vicino al centrocampista brasiliano del Napoli, di conseguenza Hysaj ha libertà sulla fascia destra. A sinistra, nel rettangolo azzurro, c’è Mertens che gioca sul filo del fuorigioco. Tenere a mente la posizione del belga in questa situazione tornerà utile lungo la lettura.

Conseguenza logica, elementare: il Napoli sceglie di giocare a destra, anche per sfruttare lo scompenso indotto dalle scelte di Mihajlovic, che non trova risposte da Valdifiori, né dal punto di vista offensivo (zero occasioni create, appena 39 palloni giocati) né dal punto di vista difensivo (un solo tackle riuscito e un fallo commesso in tutta la partita). Sotto, mappa posizionale del Napoli divisa per parti di campo.

Immagine parziale

La mappa che avete appena visto è però incompleta, lo leggete nella didascalia, perché si ferma al minuto numero 70. Ovvero, quello del cambio tra Zielinski e Insigne. Con il rientro del suo regista offensivo, il Napoli torna di nuovo a macinare gioco sulla fascia sinistra. Non macina solo gioco, ma anche occasioni: in 20′, 3 chance create e 3 conclusioni dal limite dell’area piccola. Sotto, la stessa identica rappresentazione grafica riferita al periodo di gioco 70′-90′. Il Napoli si sposta nuovamente a sinistra.

Qualità

Prima abbiamo parlato della scelta di Mihajlovic: affrontare il Napoli a viso aperto, anzi utilizzare le stesse armi concettuali della squadra di Sarri. Non si tratta della semplice quanto poco indicativa scelta del modulo, ma anche e soprattutto dell’interpretazione forzata di alcuni principi di gioco. Il Torino ha provato a costruire sempre dal basso (il 75% delle azioni granata si è sviluppato nei due terzi difensivi del campo), ha provato a difendersi tenendo un baricentro alto e ha provato a colpire il Napoli soprattutto sulle fasce (18 cross tentati). Sotto, un’immagine composita che spiega il dispositivo tattico predisposto ieri dai granata.

Le posizioni medie, in alto, sono riferite al solo primo tempo.

Solo che c’è una doppia e netta differenza, tra Torino e Napoli, nella risultante rispetto a questa impostazione: un lavoro pluriennale e la qualità degli interpreti. Sono due parametri interdipendenti, perché il lavoro aumenta l’aderenza al sistema e pure – ovviamente – la qualità dei calciatori. Si spiegano così gli errori grossolani commessi dal Torino nella gestione della fase difensiva, che doveva essere aggressiva in modo da non concedere profondità e che invece è stata fallace proprio in questa precisa situazione di gioco.

Prima, nel frame che spiegava le scelte posizionali del Torino, vi abbiamo invitato a memorizzare il movimento di Mertens sul filo del fuorigioco. Sotto, vi proponiamo il momento della verticalizzazione in occasione del secondo e del terzo gol.

Notate qualche somiglianza?

La spiegazione di queste due situazioni è banale: il Torino ha calciatori non (ancora?) pronti a un certo tipo di sincronismi, a letture difensive così avanzate perché rischiose. In entrambe le immagini appena sopra, Jorginho trova un suo compagno che ha eluso la scappata in avanti della difesa granata (“chiamata” sempre da ‘Nkoulou, il difensore più tatticamente intelligente a disposizione di Mihajlovic), e quindi si ritrova in posizione estremamente vantaggiosa. Sono sempre i terzini a non seguire il movimento dei compagni, la linea non riesce ad essere compatta. Perché sviluppare l’attitudine a un certo tipo di movimenti e prendere l’abitudine a ripeterli meccanicamente sono processi complessi. Quindi, non da tutti.

Il gol di Zielinski

Il resto lo ha fatto la classe assoluta dei calciatori del Napoli. Jorginho ha giocato meno palloni del solito (appena 61), praticamente la metà di quelli di Albiol (115), ma è stato decisivo per i due gol che hanno chiuso la partita. In occasione della rete di Zielinski (sopra, in formato Gif), da notare il movimento a venire incontro di Mertens per liberare lo spazio al compagno e “tirare fuori” la difesa avversaria. È il discorso di cui sopra, è quello che manca al Torino rispetto al Napoli: un sistema rodato, codificato e pienamente aderente all’alta qualità dei singoli. Il Torino, semplicemente, ha provato ad essere coraggioso ed ha trovato di fronte «una squadra più forte, che ha vinto meritatamente. Senza discussioni». Abbiamo utilizzato le parole di Mihajlovic per dare un senso ultimo a questa analisi.

Noi ci facciamo qualche piccola aggiunta: questa squadra sta anche cercando di aggiornare un po’ il suo software, ora che l’hardware sembra aver ripreso a funzionare (leggasi alla voce brillantezza, soprattutto sotto porta) sono tornati anche i gol. E i risultati, con corredo di primo posto. La Sampdoria, tra sei giorni, ci dirà se anche la continuità abbraccerà questo Napoli forte ma ancora in fase di ristrutturazione.

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