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Oltre all’Italia, che cosa mancherà ai Mondiali in Russia

Al prossimo Mondiale non godremo di brani folk e canti popolari irlandesi. E i brividi dell’inno cileno cantato a squarciagola

Oltre all’Italia, che cosa mancherà ai Mondiali in Russia

L’Italia non sarà fra le 32 di Russia 2018, non ci sarà meritatamente dopo i camei delle ultime due, deludenti, edizioni. Una traiettoria coerentemente in picchiata, quella della Nazionale, chiusa ieri l’altro (si spera) ancor prima del calcio d’inizio, coi fischi assordanti all’inno svedese piovuti da un Meazza gremito. Fischi superati dagli eventi. Così come i fischi all’inno francese battezzarono la prima di Ventura. Un declino coerente, si diceva.
L’estate che verrà sarà la prima da sessant’anni senza frittatona di cipolle, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero. Meglio se in compagnia. E tutto questo il prossimo giugno, in un modo o nell’altro, mancherà un po’ a tutti, contateci.
Insomma gli spareggi hanno emesso gli ultimi verdetti, vediamo cos’altro abbiamo perso e cosa no, sulla strada che porta ai Mondiali.

Quella primavera divenne estate

L’Irlanda del Nord è stata eliminata ai playoff dalla Svizzera, non senza recriminazioni. Protagonista all’ultimo Europeo – ancor prima che per gli ottavi di finale raggiunti – grazie ai fantastici tifosi al seguito, come nella migliore tradizione anglosassone. Mancheranno i nordirlandesi al prossimo Mondiale, loro che nell’estate del 2016 rilanciarono un brano dance italiano degli anni Novanta, “Freed from desire”, riadattato per un centravanti, Will Grigg, dal ruolo marginale in rosa ma evidentemente non fra i supporters. Un coro divenuto presto un tormentone.

Ma i nordirlandesi hanno anche dei sentimenti che solitamente esprimono cantando meravigliosamente e a perdifiato una canzone del ’69, “Sweet Caroline”, brano pop-folk di Neil Diamond, già inno della franchigia dei Boston Red Sox.

E se anche voi questa sera penserete che in fondo good times never seemed so good/i bei tempi non erano mai stati così belli, allora questa cover di Elvis Presley farà al caso vostro. Perché il calcio è anche musica, abbiamo pur sempre un cuore noi.

 

Avevamo sogni e canzoni da cantare

Travolti dalla Danimarca di Eriksen, ai prossimi Mondiali saranno assenti anche i boys in green dell’Irlanda. Non li vedremo cantare traballanti con la polizia russa, come accaduto con le forze dell’ordine francesi, ed è qualcosa che non sapremo mai quanto rimpiangeremo. E neanche andremo a dormire con in sottofondo la splendida melodia di “The fields of Athenry”, intonata senza sosta dagli spalti. Il canto popolare che, attraverso il racconto dell’amore di una giovane coppia in difficoltà, ricorda la grande carestia che flagellò il Paese a metà Ottocento.

Da un solitario muro di una prigione, ho sentito una giovane ragazza chiamare:
“Michael, ti hanno portato via,
Perché hai rubato il granoturco di Trevelyan,
Perché il bimbo potesse vedere l’alba.
Adesso una nave prigione attende nella baia”.

Sono scarsi i campi di Athenry,
Dove una volta guardammo gli uccellini liberi volare.
Il nostro amore era in volo,
Avevamo sogni e canzoni da cantare.
Sono così desolati i campi di Athenry.

Oltreoceano

L’eliminazione degli Stati Uniti ci priverà di un possibile incontro ravvicinato fra Trump e Putin come nel famoso murale di Vilnius. Invece ci sarà il Messico, qua non c’è muro che tenga. Accompagnati dal sombrero di ordinanza, saranno pronti ad urlare “eh puto” ad ogni rinvio dal fondo dei portieri avversari. Un coro discriminatorio e dalle connotazioni omofobe per i vertici Fifa, che recentemente ha minacciato la federazione di pesanti sanzioni, al punto da indurre le emittenti televisive a dissociarsi con un annuncio trasmesso in onda prima di ogni gara della Tricolor.

All’esecuzione degli inni sentiremo la mancanza del Cile, il pensiero volerà dritto alla Roja, e non potrebbe essere altrimenti. A molti, inguaribili romantici, scapperà una smorfia come quella di Gonzalo Jara al Maracanã, qui al fianco di Sanchez: sarà un brivido a metà fra il meglio aver amato e perso che non aver amato mai, e quella nostalgia canaglia che implacabile ti prende allo stomaco.

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