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I (possibili) punti deboli del Manchester City

Ecco cosa non è proprio perfetto nel City di Guardiola: Delph è un terzino sinistro adattato, i big match non sono stati tutti e sempre strabordanti.

I (possibili) punti deboli del Manchester City

Le falle del sistema

Secondo Maurizio Sarri, quanto fatto vedere in questo avvio di stagione dal Manchester City non ha eguali, quindi non ha precedenti, nell’ultimo decennio. Probabilmente, il tecnico del Napoli faceva riferimento alla perfetta proporzionalità tra qualità del gioco e risultati. Non ha tutti i torti, i numeri sanno essere oggettivi e dicono che il City segna tantissimo (37 gol in 11 uscite stagionali tra Premier, Champions e League Cup) e subisce pochissimo (5 reti al passivo). Apparentemente, non ci sono punti deboli.

Eppure, basta riannodare velocemente il nastro dell’avvio di stagione degli Sky Blues per capire che qualcosa non è proprio perfetto. Intanto, la scelta del terzino sinistro da utilizzare in sostituzione di Mendy (che sarà assente per tutta la stagione, o quasi). Finora la scelta di Guadiola è caduta su Fabian Delph, che nella sua carriera ha sempre giocato da centrocampista centrale, al massimo da difensore (sempre centrale).

L’idea è quella di non adattare (o di non adattare ancora) l’altro nuovo arrivo Danilo nel ruolo di esterno basso a sinistra, ma finora i risultati non sono stati ottimali. Ovvero, nel contesto di una squadra che vince e gioca bene e si diverte, le due reti incassate contro lo Stoke sono un piccolissimo campanello d’allarme. E sono arrivate entrambe al termine di azioni costruite e sviluppatesi sulla fascia di Delph. Come dire: difficile pensare che possa essere un caso, anche se non ci sono colpe specifiche (se non di sistema) dell’ex Aston Villa

Gli avversari

L’altro piccolo dark point potrebbe essere quello che riguarda la consistenza degli avversari. Finora, il Man City ha giocato contro tre grandi avversari, battendoli tutti: Liverpool, Shakhtar Donetsk e Chelsea. Zero gol subiti, tutto perfetto, soprattutto il 5-0 ai Reds. Che però si è concretizzato dopo che la squadra di Klopp è rimasta in dieci (espulsione di Mané al 37esimo del primo tempo). Il risultato, undici contro undici, era di 1-0. Contro la squadra di Conte e gli ucraini, la rete è arrivata grazie a due giocate fantastiche di Kevin De Bruyne, il migliore in questo inizio di stagione. A Stamford Bridge come all’Etihad in Champions, un gran tiro da fuori del belga è servito a sbloccare il City. Che ha segnato “solo” un altro gol in queste due partite, contro gli ucraini al 90esimo.

In quest’ottica, va considerato anche il solo e unico (mezzo) passo falso stagionale. Seconda giornata, 1-1 casalingo con l’Everton. Partita dominata, certo, ma non riuscire a vincere contro una squadra di buon livello, ma decisamente inferiore, può essere sintomo di un piccolo problema. Che si può palesare contro formazioni di qualità, anzi viene da dire che il Napoli è la prima avversaria stagionale del City che proverà a giocare un calcio proattivo al cospetto dei mostri di Guardiola. La storia delle undici facce di cazzo di ieri, la richiesta di Sarri di “non aver paura”.

Ecco, magari mettere in difficoltà un’armata che sembra invincibile parte proprio dalla convinzione di poter ribaltare la narrativa. Ovvero, scendere in campo per dimostrare che questa invincibilità non esiste. Poi, vada come vada: loro sono più forti, hanno un mezzo punto debole tattico e una potenziale difficoltà contro un certo tipo di avversari. Sta al Napoli provare a sfruttare queste piccole crepe nel perfetto edificio calcistico di Pep Guardiola.

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