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Il giudizio finale sul calciomercato del Napoli: è stata tutta una questione di scelte

Il Napolista avrebbe voluto un terzino destro e un portiere, ma il Napoli è perfettamente in linea con gli obiettivi di inizio mercato. E non siamo i soli a pensarla così.

Il giudizio finale sul calciomercato del Napoli: è stata tutta una questione di scelte
Sarri e Giuntoli Photo Matteo Ciambelli

A bocce ferme, a mente fredda

Abbiamo aspettato un po’, prima di esporci con una nostra analisi. Per poter avere un quadro chiaro, ampio e delineato della situazione. Quella del Napoli, quella della percezione sul Napoli. La squadra come la città, intesa come tifoseria: non è cambiato (quasi) niente. Rispetto all’anno scorso, rispetto agli anni scorsi. Il Napoli ha scelto e predeterminato il suo piano d’azione, che può essere o meno condivisibile ma spiega tutto quello che è stato fatto. Poi c’è il pubblico, che ha accolto questa cosa con atteggiamenti contrastati e contrastanti. Ma noi ci occupiamo del Napoli, non del pubblico. Analizziamo quello, quindi andiamo.

Questione di scelte, si diceva. Di piani d’azione predeterminati. Quello del Napoli è stato chiaro, fin dalla scorsa primavera. In realtà tutto comincia nello scorso autunno, con i primi rinnovi. Hysaj, Callejon, Koulibaly, Albiol, forse non rispettiamo il perfetto ordine cronologico ma la sostanza non cambia. Poi venne primavera, Insigne e Mertens incantavano l’Italia e allora si passò a rinnovare proprio loro due. Due operazioni importanti, il cui peso economico è stato “enunciato” più volte da Marco Bellinazzo. Le operazioni importanti, però, sono quelle più difficili da concludere. Si arriva a fine campionato, Mertens e Insigne sono praticamente blindati e al Napoli resta solo un ultimo contratto da rinnovare: quello di Faouzi Ghoulam. Tutto, ma proprio tutto, fa presagire un’imminente firma sul nuovo accordo. Altrimenti il Napoli l’avrebbe ceduto, per non perdere soldi.

La squadra resta intatta, l’allenatore viene confermato e filtrano voci di un certo patto all’interno dello spogliatoio. Un altro anno insieme, che siamo forti. Tutti qui, quelli soddisfatti del progetto, dei rinnovi, del gioco, del minutaggio. E così è stato.

In uscita

A questo punto, si schiudono le porte del mercato. Il Napoli ha l’obiettivo di resistere alle offerte per tutti, tranne per quelle destinate a calciatori che vogliono andar via. I nomi sono quelli degli epurati, dei desaparecidos: Pavoletti, Strinic, Zapata (nel frattempo rientrante da Udine). Per gli altri, è muro. Ed è muro per una precisa volontà. Questo è il primo punto: se il Napoli non ha ceduto nessuno, è perché non ha voluto farlo. Anzi, questo è stato il primo obiettivo. Ed ha avuto un costo, un prezzo importante. È servito un investimento, interno ma pur sempre un investimento. Non linkiamo di nuovo Bellinazzo, i collegamenti sono sopra. Mertens e Insigne fanno parte dello stesso gruppo di Callejon e Albiol, ad esempio.

Il lavoro di Giuntoli, a questo punto, ha avuto il significato di trovare una nuova casa a questi uomini in uscita. Fatto, con tempi lunghi. Tutte buone soluzioni, economicamente e tecnicamente parlando. Gli epurati restano tutti in Serie A, Giaccherini e Tonelli alla fine sono rimasti pur essendo finiti spesso nei rumors delle trattative. Alle uscite sono indissolubilmente legate le entrate. Perché il Napoli era numericamente completo anche l’anno scorso, per effetto delle cessioni non lo è stato più. Fino al mercato in entrata.

In entrata

Il grande cruccio dei critici. Iniziamo dal collegamento col paragrafo appena sopra. Andati via Pavoletti (con Mertens “scalato” come centravanti al suo posto) e Strinic, occorrevano un terzino sinistro e un esterno offensivo. Mario Rui e Ounas, i due acquisti fatti dal Napoli. Logici, entrambi: il primo, da “prima alternativa” di Ghoulam, è un calciatore non solo maturo, ma anche già pronto e perfettamente consapevole del gioco del Napoli. Il secondo è invece una risorsa nel turn over, perché teoricamente dovrebbe sostituire Callejon o Insigne. La verità è che avrà poche possibilità di farlo. Giusto prendere un giovane con ampi margini di crescita. Bello che sia anche forte, come (intra)visto nei suoi sprazzi di gioco.

Detto questo, passiamo agli altri colpi. Quelli “mancati”. Secondo la redazione del Napolista, i distacchi- tra calciatore titolare e prima alternativa – che andavano colmati nel gioco degli slot erano quello del portiere e quello del terzino destro. Una corrente redazionale spinge da una parte, un’altra dall’altra. Non è il momento o il luogo per esprimere (di nuovo, per l’ennesima volta) le ragioni di una o dell’altra fazione. Così come è indubbio che il Napoli potesse cercare di fare qualcosa di più in quel ruolo.

Tutto, però, torna al discorso iniziale. Le scelte. Di portiere se ne è parlato, ma sempre come una figura alternativa o comunque convivente a quella di Reina. Logico che Rulli, Leno o equipollente non avrebbero acconsentito – a meno che non si chiamino Szczesny e guadagnino 4 milioni da dodicesimo. Quindi, la scelta – giusta o sbagliata: potrà dirlo solo il campo – è stata fatta. Reina, si sta con Reina. Idem per il ruolo di terzino destro. Stessa dinamica, stessa situazione. Sui giornali, a parte qualche timido accenno a Toljan, non si è mai parlato di un’alternativa a Hysaj. Per il patto o per qualsiasi altra diavoleria, il Napoli ha deciso di non intervenire. Come quella del portiere, anche questa scelta (che ci rende perplessi, l’abbiamo già detto) sarà verificata nel tempo. Sul campo.

Altri ruoli

Non ci sentiamo di esprimere delusioni su altri ruoli non coperti. A centrocampo e al centro della difesa le gerarchie sono scritte, chiare, pure meritorie. In attacco qualcuno sussurra di aver voluto una riserva più performante di Giaccherini, ma il punto è sempre quello del portiere: un monsieur Keita, ad esempio, avrebbe accettato la prospettiva di venire a Napoli per passare buona parte del suo tempo in panchina? Certo, in cambio di 3-4 milioni l’anno. Fantascienza. Stessa cosa vale per un’ipotetica “terza punta” per una sola maglia da titoalre (che, ovviamente, non esiste nella geografia del calcio italiano, forse mondiale)

Per il resto, come scritto anche ieri, il Napoli è numericamente completo. Due undici in perfetta doppia rotazione, 22 calciatori più un terzo portiere e un quinto centrale difensivo (Tonelli). Considerando gli auspicati miglioramenti dei profili più giovani, si può affermare che la squadra 2017/2018 sia più forte di quella del 2016/2017. Si può anche affermare che un portiere o un terzino avrebbero trasformato questo mercato in una campagna perfetta, ma questo è un nostro parere. Nostro, di Panorama, della Gazzetta dello Sport, di Mario Sconcerti. Ci siamo sentiti meno soli, oggi, quando abbiamo letto che il Napoli «va promosso perché questi erano i suoi obiettivi e non avrebbe avuto senso cambiare».

Operazioni di contorno

Inglese, Mezzoni, Scarf, Sgarbi. Gli ultimi tre sono colpi alla Zerbin, aiuteranno Saurini per la Primavera e rappresentano una parte di quegli investimenti che al Napoli vengono sempre imputati, perché “mancano”. Giovani, italiani, promettenti, aspiranti buoni giocatori che nella peggiore delle ipotesi faranno parte del patrimonio tecnico del club.

E poi c’è Inglese, il colpo a sorpresa. Operazione contabile, operazione lobbistica per fare sinergia con il Chievo, pedina di scambio, promessa di Giuntoli al Chievo, al Carpi, al giocatore. Ognuno la interpreta a proprio piacimento. È il discorso dei giovani di cui sopra dilatato nel tempo. Inglese è un calciatore di buona Serie A, reduce da una stagione molto positiva, che potrà essere utile al Napoli innanzitutto come patrimonio tecnico sul mercato. Poi, magari, anche in campo.

Ma controllare il mercato, farsi degli amici o dei consociati è sempre un’idea positiva. “Con i soldi di Inglese potevamo comprare un terzino”. Vero. Ma se il Napoli ha deciso di non farlo – il discorso di prima, il discorso di tutto il pezzo – vuol dire che il Napoli ha deciso di operare in questo modo. Una scelta criticabile a priori? Per alcuni, evidentemente, sì. Una scelta che fa dimenticare tutto quanto (tanto) di buono fatto dal club in questa sessione di mercato e negli anni precedenti? No, non può essere. Non dovrebbe essere, almeno. Anche perché gli anni scorsi ci si lamentava di un Napoli che “non era in grado di tenere i migliori”. I migliori del Napoli sono rimasti tutti qui.

Conclusione

Dare un voto da 1 a 10 a questo calciomercato è proprio l’errore che non vogliamo commettere. Per un solo, semplice motivo: significherebbe fare l’errore del calciofilo medio italiano, rapportare sé stessi e le proprie strategie a quelle altrui. Ridurre tutto al calciomercato. No, non deve funzionare così. Se hai un’idea, un progetto e quindi una serie di scelte di riferimento, in campo e fuori è necessario portare avanti il tutto a prescindere dagli altri. Il Napoli che “non si è rinforzato” ha un anno di più mentre le altre hanno fatto mercato. Questo ha aumentato, aumenterà o diminuirà il gap? Non è dato sapersi prima, perché il bello del calcio è proprio questo. L’anno scorso abbiamo sentito tanto parlare di una Juventus “irraggiungibile” e di un Napoli “spuntato” eppure le cose sono andate diversamente, basta leggere le distanze.

Il Napoli 2017/2018 è stato costruito in un certo modo, da tutti i settori della società. Reina, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Allan, Jorginho, Hamsik, Callejon, Mertens, Insigne e i loro undici scudieri. Hanno voluto rimanere, hanno voluto che rimanessero. Si può non essere d’accordo, ma non riconoscere alla squadra la coerenza del progetto tecnico e tattico è quantomeno ingeneroso. Per noi, il 90% di quello che doveva essere fatto – secondo strategie, obiettivi e richieste iniziali – è stato fatto. Ci pare una buona percentuale, anche in relazione a quello che hanno fatto gli altri. Non ci rapportiamo, come detto sopra: siamo tutti uguali. Tutti, secondo noi, hanno commesso piccoli errori in questo mercato. Ora il campo ci dirà quali sono stati quelli più grandi, quelli più irreparabili. Giochiamo, ora. È il momento, finalmente.

 

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