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Ancelotti esonerato, gli italiani lo difendono mentre all’estero lo attaccano

I giornali italiani si concentrano sulla “rivolta dei senatori”, e definiscono il Bayern come una squadra gestita da Zamparini. All’estero, le cose cambiano.

Ancelotti esonerato, gli italiani lo difendono mentre all’estero lo attaccano

Un esonero clamoroso

Ancelotti e il Bayern, una storia finita che in realtà è appena cominciata. L’esonero del tecnico italiano dà il via alla ridda dei commenti, delle analisi, delle riflessioni sullo stato dell’arte del calcio europeo in riferimento agli allenatori. In Italia, ovviamente, c’è un forte sentimento contrario a questa scelta. L’ex di Juventus, Milan e Real Madrid è una delle nostre eccellenze assolute nel mondo del calcio, e il fatto che il suo licenziamento non abbia (profonde) radici tecniche fa quantomeno storcere la bocca.

È il pensiero di Mimmo Cugini, nel suo editoriale per la Gazzetta: «Il Bayern Monaco, neanche avesse Maurizio Zamparini come presidente, licenzia il suo allenatore dopo sei giornate di campionato e due di Champions League.Un brutto segnale per tutto il calcio europeo. Il club che lo esonera ha fatto della serietà e della progettazione il suo stile di fare calcio. Il fatto che il Bayern decida di cambiare a fine settembre, probabilmente per i mal di pancia di qualche senatore che pesa nello spogliatoio, dimostra che siamo in un momento difficile».

Giochi di potere

Nella ricostruzione sulla rosea, firmata da Pierfrancesco Archetti, c’è tutto un mondo di dissapori e incomprensioni. Che, ovviamente, sono state accentuate dai risultati negativi: «Già dalla primavera scorsa alcuni giocatori salivano ai piani alti della sede, bussavano all’ufficio di Hoeness e raccontavano di allenamenti blandi, di comunicazioni difficili, di sistemi di gioco poco attuali. Rummenigge ha tentato a lungo di difendere un amico a cui era legato anche fuori dal campo, poi ha ceduto: è in atto in società anche una riconquista di prestigio dopo il ritorno di Hoeness come presidente, carica lasciata durante il periodo di carcerazione per frode fiscale. La cricca di Uli si è nutrita dei recenti sfoghi di Müller, Ribery, Lewandowski e anche Hummels».

Ora, probabilmente, si sfoglierà una margherita dalle caratteristiche conosciute. La squadra è affidata a Sagnol, «in attesa del predestinato Nagelsmann, ora all’Hoffenheim: ma tra gli allenatori liberi, occhi su Thomas Tuchel, licenziato dal Dortmund. Un piccolo Guardiola come manie e imposizioni, senza averne i trofei. Però è giovane e tedesco, come vorrebbe Uli Hoeness».

Senatori ed estero

È la parola più ricorrente nel racconto del primo esonero di Ancelotti durante una stagione. La “decisione” sarebbe stata forzata dai pezzi grossi dello spogliatoio, ne sono convinti al Corriere della Sera: «La fronda ha vinto. Thomas Müller, Franck Ribéry e Arjen Robben sono gli artefici dell’esonero di Carlo Ancelotti. Ora Ancelotti diventa una mina vagante per tutti gli allenatori italiani ed europei». Sì, perché va chiarito che – a differenza di quanto succede in Italia – un tecnico “europeo” può guidare tranquillamente due club nello stesso anno, anche se di nazioni diverse.

La stessa versione dei fatti, però, cambia completamente il senso se si esce dall’Italia. Prendiamo il caso di Espnfc, ad esempio. La testata anglofona spiega che il Bayern «non aveva altra scelta». Sì, esatto, proprio così. Leggiamo: «Ancelotti, a differenza di Guardiola, non è un tecnico attento alla sperimentazione tattica ossessiva. Certo, la squadra vincitrice del Triplete 2013 è arrivata a fine ciclo, e si è fatto l’errore di considerare la capacità di gestione di Ancelotti come una possibile soluzione al passare del tempo».

«Non è andata così, anche perché il tecnico italiano non ha impostato nessuna politica a lungo termine. Le rotazioni eccessive non hanno fatto breccia nello spogliatoio, e così la squadra ha sviluppato un atteggiamento negativo nei suoi confronti. Il successo del club bavarese, dal 2010 in poi, è stato fondato sul collettivo e sull’impegno in campo, dal punto di vista tattico e tecnico. Cose che non esistevano con Ancelotti, e difficilmente sarebbero nate in futuro. Doveva andare, semplicemente».

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