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Nonostante ricavi astronomici, la Premier è in perdita (2 miliardi in otto anni)

Analisi di Calcio&Finanza sulla situazione economica della Premier League: i ricavi sono altissimi, ma i costi (soprattutto per i calciatori) lo sono ancora di più.

Nonostante ricavi astronomici, la Premier è in perdita (2 miliardi in otto anni)

Una situazione complessa

Bella analisi pubblicata da Calcio&Finanza, che in qualche modo sottolinea problemi, criticità e difficoltà del tanto lodato modello economico della Premier League. Che, a scanso di equivoci iniziali, è e resta il campionato più ricco del mondo. Ma che, dietro questa prima e veritiera immagine, ha un equilibrio tutto particolare tra costi e ricavi. E non è propriamente un esempio di lungimiranza economica, diciamo così. I rapporti su cui si basa l’analisi sono “We’re So Rich It’s Unbelievable! The Illusion of Wealth within Football”, dello studio Vysyble; e The European Club Footballing Landscape, che fa riferimento alla Uefa.

Il concetto di fondo dell’analisi è il seguente: la Premier, pur riuscendo a massimizzare i propri ricavi, sta andando incontro a spese eccessive. Le perdite, infatti, sono in crescita anno dopo anno. Nel periodo 2008-2016, i ricavi sono pari a 24 miliardi di euro. Nonostante questa cifra, palesemente eccezionale, gli esercizi della Premier sono sempre e costantemente in perdita. Il rosso cumulativo è pari a 2,24 miliardi di euro.

Costi eccessivi

Quindi, torniamo al punto di partenza. Gli introiti sono altissimi (4,4 miliardi di euro nel 2015), ma sono legati soprattutto ai diritti televisivi. La percentuale è del 49%. Non è allarmante come quella italiana (l’impatto degli investimenti dei broadcaster, per un club di Serie A, arriva ad essere del 63%), ma l’equilibrio è labile. Perché stipendi e costi di calciomercato sono davvero altissimi: il 61% dei ricavi dell’esercizio 2015 sono stati investiti in costi del personale, una cifra assoluta (2,7 miliardi di euro) che doppia quella del secondo torneo europeo per uscite di questo tipo (la Serie A); cinque dei primi dieci club europei per costi di trasferimenti in entrata, sempre riferendoci al 2015, arrivavano dalla Premier League.

Al termine dell’analisi, la situazione ci pare chiara: non si tratta di un problema “economico” in senso stretto, come quello che sta vivendo (e che potrebbe aggravarsi) la Serie A. In gioco, per i club inglesi, c’è la profittabilità, l’equilibrio (soprattutto di lungo termine) tra costi e ricavi. Direttamente proporzionali sempre, proporzionati in un sistema equilibrato. La Premier manca proprio su quest’ultimo punto. Ad avercene di questi problemi, in Italia.

 

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