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Essere James Pallotta, un americano a Roma

Mister retromarcia ha colpito ancora. È arrivato per spaccare il mondo, ha arretrato su tutto: dagli ultras al Milan. Si lasci provocare d un piatto di spaghetti

Essere James Pallotta, un americano a Roma

Il grande Albertone

È un vero peccato – non soltanto per James Pallotta – che Alberto Sordi non sia più tra noi. Albertone è stata la più impietosa e straordinaria fotografia del cosiddetto italiano medio. Un gigante della cinematografia e dell’antropologia. Ha anticipato di sessnt’anni il personaggio di James Pallotta. Il suo “Un americano a Roma” è del 1954, vanta tra gli sceneggiatori gente come Ettore Scola, oltre al regista Steno, lo stesso Sordi, Lucio Fulci e Sandro Continenza. La grandiosità di produrre film apparentemente stupidi e che invece raccontavano il Paese.

Ha fatto retromarcia su tutto

James Pallotta fa l’americano, alla Carosone. E in fondo sembra nato in Italy. Partì sparato, voleva trasferire da noi il modello a stelle e strisce. Via gli ultras, cultura della sconfitta, i valori dello sport. Dopo qualche anno, ha finito per battersi contro la divisione della Curva Sud, è mancato poco che facesse la tessera del Commando della Sud. Non accusa ancora gli arbitri, questo no, ma solo perché è spesso assente. Quando si materializza, sia pure solo attraverso un’intervista, lancia bordate contro avversarie come il Milan e poi è costretto a scusarsi dopo appena dodici ore.

Una società tenuta in vita artificiale

Lui che è il presidente di una società, la Roma, tenuta in vita artificiale dal sistema creditizio chiamato Unicredit. La sua squadra lo scorso anno ha battuto quasi un rigore a partita. Senza la Champions diretta, non sarebbero bastate nemmeno il complesso di macchine che tengono in vita la Roma. Ha detto che se non gli fanno costruire lo stadio, lui andrà via. Non ci risultano manifestazioni nella capitale. Se ne faranno e ce ne faremo una ragione. Si è fatto rispondere a tono da Sabatini direttore sportivo che di qualcosa, e anche di vita, ne sa qualcosina più di lui.

Mister Pallotta, un consiglio: si lasci provocare da un piatto di spaghetti. E si rilassi. Lei non è John Wayne né Clint Eastwood. il calcio italiano, suoi tifosi compresi, lo ha capito da un pezzo.

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