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Le scarpette di Ronaldo e l’ipocrisia con Donnarumma

Da CR7 e Donnarumma, una riflessione sul calcio, il merchandising, il tempo moderno di questo sport. E la differenza tra il tifo e gli interessi personali.

Le scarpette di Ronaldo e l’ipocrisia con Donnarumma

Un paio di scarpette all’anno, forse anche due paia. Il piede di mio figlio, ahimè, cresce e sono fior di bigliettoni. Ho provato a spiegargli che comprare le scarpette che usa Cristiano Ronaldo non lo fa migliorare tecnicamente. Insomma, me la cavo con il modello sotto i 100 euro, quello in pelle costa 350 (allo store della Nike al Vomero).

Dico pure al pederboy che i ragazzi brasiliani giocano scalzi, sulla spiaggia. Ma, purtroppo, il merchandising è stato creato apposta per spillare denaro ai papà e alle mamme che, grazie al cielo, se lo possono permettere. Ora mi chiedo: se anche CR7 cambia squadra, lascia il Real Madrid, i prezzi delle scarpini ne risentiranno?

Calciatori/bagnini

Dovrei chiedere una consulenza a Gigio Donnarumma, che pare voglia salutare la squadra rossonera per la solita questione del denaro frusciante. Dice un tale che la riconoscenza è fuori dalla grazia di Dio. Ma i calciatori, si sa, hanno lo stesso alibi dei bagnini: il loro lavoro si concentra in un breve periodo, per cui devono massimizzare i profitti.

Personalmente non critico, alle favole non credo più da tempo, da prima di sapere che lavoro fa Mino Raiola, però una cosa a Gigione la direi: A te, caro Gigio Donnarumma, ti hanno fatto giocare in porta, al Milan, a 16 anni. E il portiere a cui facevi concorrenza era Diego Lopez, mica un fesso. Uno che aveva giocato nel Real Madrid, l’anno prima. Sei un fenomeno, Gigio? Allora ti ricordo che Diego Armando Maradona, a 18 anni, non fu convocato da Cesar Luis Menotti nella nazionale argentina che vinse il Mundial nel 1978. Non mi dire che sei più fenomeno di quanto non lo fosse il Pibe (all’epoca davvero Pibe) de oro.

Donnarumma, il tifo e gli interessi

Ma tutto quello che ho scritto è la pars destruens. La verità è un’altra. Mi hanno anche espressamente chiesto, gli amici: “Tu che ti reputi antijuventino doc, cosa faresti se la Juve offrisse un contratto a tuo figlio”? Ecco la risposta che chiarisce come è facile fare il ricco coi soldi degli altri, il calciatore con gli scarpini altrui (il paragone è un altro ma lasciamo perdere): “Premesso che mio figlio non diventerà un campione perché non è un fenomeno, si diverte e tanto basta, se la Juventus gli offrisse un contratto, lo porterei in braccio a Torino. Il tifoso è una cosa, gli interessi personali un’altra”.

Non facciamo gli ipocriti. Un milione di euro in più, anche se hai diciotto anni, sono un milione di euro in più, soprattutto se a offrirteli è il Real Madrid. Sfido chiunque a dire che si comporterebbe diversamente. E questa è la pars construens.

Poi, est modus in rebus ma è un altro discorso. Detto questo, cari amici, ho abusato delle poche cose che ricordo del latino e mi sembra doveroso chiudere così: forza Napoli, sempre. Tanto a mio figlio quell’offerta non arriverà mai.

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