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Higuain e Donnarumma: il calcio è cambiato, i giornalisti no (e i tifosi sono tutti uguali)

La doppia morale italica su due casi simili, che ci spiegano come il calcio sia cambiato davanti ai nostri occhi. È necessario farsene una ragione.

Higuain e Donnarumma: il calcio è cambiato, i giornalisti no (e i tifosi sono tutti uguali)

Un anno fa

Li ricordo benissimo quelli che oggi “Donnarumma Giuda” e un anno fa ci spiegavano come funzionava: “Higuain alla Juve? É il mercato, baby”. Mi riferisco in primis ai tifosi: quelli napoletani furono dipinti come le classiche “macchiette” (in questo ovviamente aiutati da un marginale ma sempre “efficace” folklore locale), che ignoravano le basilari leggi del capitalismo.

Anche dai tifosi milanisti, abituati per decenni a comprare chiunque a qualunque costo: Berlusconi fu lo sceicco della sua epoca. Cambiò il calcio come oggi i padroni del Manchester City o del Psg (i soldi del Qatar a Parigi profumano, a Raqqa un po’ meno). E così, per l’ennesima vendetta della Storia, i tifosi del Milan reagiscono come i napoletani. Il calcio, come la vita, non é solo una affare materiale, pecuniario, economico. È sentimento, piaccia o meno. È appartenenza, maglia, identità. E quindi scatena, sopra e sotto il Garigliano, le medesime reazioni.

La doppia morale

Sì, i tifosi sono tutti uguali. Sempre uguali sono anche i tic dei giornaloni: se una squadra del Nord acquista un simbolo della squadra del Centro-Sud, è normale, è giusto, è il mercato. Se invece un giovanotto (pure terrone) snobba lo squadrone del Nord, ecco l’editoriale di Sacchi, il titolone contro, il bastone mediatico del giornalista unico. Tutti uniti nel condannare Donnarumma. Quelli che erano tutti concordi nell’assolvere Higuain un anno fa. Doppia morale, un’antica specialità del genio italico. Quello che manca, abituati noi italiani a pensare di essere l’ombelico del mondo (una follia che ci costa caro almeno dal 1492), è la comprensione, l’accettazione e la descrizione della realtà.

Oggi il calcio italiano è marginale, vale poco (vedasi i diritti tv) e non attrae i top players o presunti tali. Di più: se é “normale” che un club medio come il Napoli venda ai big club il suo “fenomeno” di turno, bisogna pure accettare che un club in strutturale crisi di risultati (e con enormi dubbi sulla sua composizione societaria) come il Milan non riesca a trattenere il suo miglior giocatore. “È il Milan”, gridava Giovanni Galli a Mediaset contro Donnarumma, reo di aver rifiutato un contratto da 4,5 milioni l’anno. Caro Galli, ei fu. Il mondo è cambiato. Fatevene una ragione.

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