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Il Napoli e l’importanza di Dimaro 2017: lo sconforto 2016 sarà un lontano ricordo

Le sensazioni da amplificare nel ritiro estivo 2017 potrebbero essere molto diverse e più positive rispetto a un anno fa, che sia secondo o terzo posto.

Il Napoli e l’importanza di Dimaro 2017: lo sconforto 2016 sarà un lontano ricordo

 Cos’è il ritiro del Napoli

Avete presente le sale-teatro delle scuole pubbliche, quelle all’americana in cui i direttori tengono le riunioni con tutti gli alunni? Ecco, quella è la migliore similitudine possibile per spiegare cosa vuol dire seguire la preparazione estiva del Napoli. Ci sono tutti, tutti. Tifosi, giornalisti, commentatori, semplici turisti. Tutti con il Napoli, per il Napoli. L’effetto è quello di quando metti tutte le classi insieme: il casino diventa casinissimo, lo sconforto diventa sconfortissimo, l’entusiasmo diventa entusiasmissimo. Le sensazioni si esasperano, è palpabile nell’aria. Le vedi disegnarsi sui volti, gli unici che non sembrano essere coinvolti sono i giocatori, giustamente “protetti” come rockstar da ogni ingerenza – anche perché in questo caso ogni ingerenza durerebbe ore intere.

Non c’è niente di male e non è colpa di nessuno. È la legge di mercato, domanda e offerta mediatica, evidentemente conviene a tutti che vada così. Anche quando, come nel 2016, un anno fa, era il tempo dello sconfortissimo. C’era il caso Higuain che poi effettivamente scoppiò, c’era un mercato abbozzato proprio perché in ritardo rispetto alla vicenda Pipita, c’era lo spettro di un ridimensionamento incombente. A un certo punto, qualcuno parlò di una cessione di Insigne praticamente imminente. Ovviamente, Lorenzo giocava e scherzava in campo, e salutava i tifosi. Però, l’avrete capito: le sensazioni contano più dei fatti, in certi luoghi.

L’occasione

Dimaro 2017 potrebbe essere un luogo diverso, una cosa diversa, un atteggiamento diverso. Ne abbiamo parlato in redazione, abbiamo convenuto che è così. Cioè: prendete il ritiro meno entusiasta della storia del Napoli, e poi prendete una stagione che nasce, cresce e muore tra il buonissimo e l’ottimo. E poi prendete le premesse con cui si partirà quest’anno per il Trentino: squadra già pronta, organico solo da puntellare; l’entusiasmo per essere riusciti, numeri alla mano, a fare meglio nonostante una cessione storica; la certezza che questa squadra e questo progetto tecnico ci sono, e sono in grado di autorigenerarsi. Insomma, lo spirito di partenza sarebbe completamente diverso.

Persino il Napoli, quest’anno, è parso diverso come atteggiamento verso la piazza. Dimaro 2016 non fu gestita benissimo dal punto di vista comunicativo, il ritorno a Napoli con annesso inizio della stagione fu un inferno di contestazioni, il mercato, lo stadio, i biglietti. Insomma, si era tutti abbastanza tesi. Poi, pian piano, il rapporto è ritornato sui binari della pseudo-normalità che caratterizza l’amore tra Napoli, il Napoli e l’attuale proprietà. Una storia triangolare strana, ma nulla a che vedere – in senso positivo – con quello che succede altrove (a Roma, per esempio). Le aperture social degli ultimi giorni sono un passo che sembra minimo, minuscolo, ma segnala una sensibilità diversa. Dimaro 2017 è un’occasione anche per questo.

La squadra

Infine, solo alla fine, c’è la squadra. Che, lo ripetiamo – e i risultati l’hanno confermato appieno – non ha granché risentito dell’ansia assoluta che ha colorato Dimaro 2016. Loro lavoravano in campo e basta, qualche passeggiata scosciata nel fiume gelato e qualche comparsata sul palco della piazza. Loro sono professionisti del pallone. Se ne fregavano altamente, e giustamente, degli umori di una piazza in subbuglio (ah, un giorno parlò anche Bruno Satin coi suoi soliti toni moderati: non ci facemmo mancare nulla, poi Koulibaly ha rinnovato il contratto).

Quindi, come dire: i calciatori non risentono dello sconfortissimo. Quest’anno, però, potrebbe esserci l’entusiasmissimo. Non arriverà un colpo alla Higuain, probabilmente, ma il Napoli si presenterà in ritiro con il gruppo al completo (nessuna competizione internazionale in calendario), e ci sono buone probabilità che arriveranno a Dimaro tutti i calciatori più attesi. Insigne ha appena prolungato il suo contratto, per Mertens siamo in fase di lavorazione. Potrebbero mancare Koulibaly (ancora!), ma non ci sono grosse notizie in tal senso; la probabile assenza di Ghoulam non sarà fonte di disperazione.

Squadra già pronta, da rafforzare solo in punti strategici; la certezza del progetto tecnico, tattico, sportivo; l’entusiasmo dei tifosi che si sono accorti che il Napoli è forte anche senza il messia salvifico, ovvero il calciatore dalle sembianze divine che ispira la rivoluzione; una consistenza reale, verificata, di un organico che può solo crescere; la possibilità, per Sarri, di lavorare subito con tutti e per tutti che la squadra ha quasi tutti gli slot coperti. Dimaro 2017 potrebbe essere l’inizio di un’avventura con un (mezzo, non esageriamo) sorriso, per una volta. Probabilmente, l’ultima volta che andò così fu prima di Rafa Benitez, anno domini 2013. Un’era geologica fa.

Il secondo posto

Paradossalmente, manca una certezza rispetto all’anno scorso. O meglio, è ancora da conquistare. Il secondo posto che vale la Champions diretta metterebbe il punto esclamativo a questa nostra analisi preventiva. Presentarsi a Dimaro con la sicurezza (economica e mentale) dei gironi Champions, di nuovo, darebbe ancora più propellente iniziale all’entusiasmo di chi supporta e racconta il Napoli.

Certo, un eventuale preliminare cambierebbe le cose, ma neanche più di tanto a livello sportivo – qui spieghiamo perché. A livello di testa, sarebbe un mondo diverso rispetto al 2014. Perché è un Napoli diverso. Più consapevole. Dimaro potrebbe essere il luogo in cui si compattano le ambizioni. Perché la squadra non avverte lo sconfortissimo, non lo paga. Ma potrebbe caricarsi di un entusiasmissimo che manca da un po’.

Il carburante per un inizio sprint che manca proprio da quel 2013 (anche se quest’anno il Napoli ha perso quattro punti nelle prime sei partite più due vittorie in Champions). A livello mentale, sarebbe il modo migliore per avviare l’ultima fase del progetto. Quella della vittoria. Che è il luogo ideale cui aspirare, dopo due anni di vicinanza al vertice senza reale prossimità. Provare a iniziare con l’entusiasmissimo potrebbe cambiare le cose, forse. Dall’inizio. Presentarsi così sarebbe un buon primo passo. A Dimaro, e da Dimaro discenderebbe il campionato. Appuntamento in Trentino, per iniziare a capire fin da subito se il nuovo Napoli riuscirà a mantenere promesse e promesse così allettanti. A breve e a lungo termine.

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