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Perché in Italia un Borussia Dortmund non ci sarà mai

I punteggi e i distacchi della Juventus scongiurano l’ipotesi che anche in Italia possa affermarsi un modello come quello dei gialloneri. Poniamoci qualche domanda.

Perché in Italia un Borussia Dortmund non ci sarà mai

Due esempi negli ultimi anni

Il bell’articolo di Alfonso Fasano sul Napoli e il modello Borussia coglie perfettamente l’anomalia che da anni blocca la crescita del calcio italiano. Quello che accade in Germania con il Dortmund e, pur in maniera diversa, in Spagna con l’Atletico Madrid e in Inghilterra con il Leicester, in Italia non è possibile.

Il campo, i risultati e persino la logica ci dicono che in almeno due occasioni, in questi ultimi sei anni, se si fosse giocato con le regole di qualsiasi altro campionato europeo lo scudetto non sarebbe andato alla Juve. Lo avrebbe vinto con merito la prima Roma di Garcia, capace di vincere le prime dieci partite consecutive e di chiudere a 85 punti, sorprendentemente seconda dietro alla Juve che ne fece 102, in pratica un’armata insuperabile, ma si fermò a 6 in Champions, eliminata dal Galatasaray, e uscì dall’Europa League in semifinale contro il Benfica che non vinse neppure la Coppa.

E sarebbe stato certamente campione il Napoli, se la Juve non si fosse resa protagonista di una rimonta fatta, mi pare, di 15 vittorie consecutive e 25 successi su 26 partite: una prestazione mai vista nei tornei continentali e forse irripetibile, che neppure il Chelsea o il Bayern sembrano capaci di realizzare. Numeri e situazioni stupefacenti che, accanto allo stupore, dovrebbero porre alcuni interrogativi.

Distacchi e competitività: ovvero, lo spettacolo

Così come dovrebbero far riflettere, più delle vittorie finali, i punti di distacco con i quali la Juve taglia il traguardo. Scudetti vinti con vantaggi che neppure l’Inter del Triplete, quella si una squadra di livello europeo, fu in grado di ottenere. E divari che negli scontri diretti non sembrano così profondi. Quali che siano le risposte, resta il fatto che, se da noi le cose fossero andate come il campo permette che vadano in Germania e Spagna, avremmo avuto almeno un altro paio di squadre in grado di crescere con il gioco, pur vendendo i pezzi migliori ogni anno come fanno Borussia e Atletico, e al tempo stesso capaci di mettere in bacheca titoli meritati.

In questo modo, si interrompe lo strapotere dei club di primissima fascia, il campionato cattura l’attenzione del pubblico, si fa più allenante e molti presunti campioni non sarebbero costretti a cambiare per forza squadra per coltivare l’ambizione di vincere. È quello che lo sport prevede, d’altra parte. Non sempre il più forte arriva primo. Se le grandi steccano la partenza, in Inghilterra vince il Leicester. In Italia non può accadere. Ci chiediamo il perché?

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