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Razzismo: nel Torinese, un calciatore pestato dopo aver difeso un compagno di colore

Un 28enne senegalese insultato (“Vaffan**lo negro di me**a”) da un avversario: «Non so perché l’arbitro non l’abbia espulso. O forse sì: ha avuto paura».

Razzismo: nel Torinese, un calciatore pestato dopo aver difeso un compagno di colore
Foto tratta da La Stampa (Costantino Sergi)

Sui campi di terza categoria

Atletico Villareto-Mappanese, terza categoria torinese. Qui, in questa partita, si è consumata una triste storia di calcio e razzismo. Moundiaye Mbaie, senegalese di 28 anni, da quattro stagioni gioca nell’Atletico Villaretto. Durante la partita, viene espulso per una gomitata. Dopo il gesto, l’avversario gli dice “Ma vaffan**lo, negro di me**a”, e scatta un classico parapiglia tra calciatori. Il capitano del Villareto, Gianluca Cigna, prende le difese del compagno. Com’è giusto che sia, come ovvio che sia. Al termine della partita, un bel po’ di tempo dopo il fischio finale, il regolamento di conti. Cigna viene pestato e ricoverato in ospedale. È stato anche operato: un piccolo frammento di osso poteva diventare pericoloso per un occhio.

In un articolo de La Stampa Moundiaye dichiara: «Dopo l’insulto razzista ci sono rimasto molto male, ho sentito qualcosa dentro che mi ha bloccato, anche perché le aveva dette un ragazzo della mia età, che stava giocando una partita di calcio. E poi non mi è andata giù perché l’arbitro ha sentito tutto e non ha fatto nulla, anche se era di colore come me. Davvero, non sapevo cosa pensare. Comunque è un pesante insulto a sfondo razziale, doveva essere espulso. Purtroppo quando è avvenuto il pestaggio io me ne ero già andato, ero tranquillo anche perché al campo erano già arrivati i poliziotti. Solo quando ero già a casa i miei compagni mi hanno avvertito che Gianluca era stato picchiato».

«Non è la prima volta»

Una brutta vicenda, un brutto “regolamento di conti”. A di là dei fatti del postpartita, fa impressione l’atteggiamento di Moundiaye nei confronti del razzismo: «Cosa vorrei dire all’avversario che mi ha insultato? Cosa volete che gli dica. Sono in italia da dieci anni, lavoro come operaio metalmeccanico. Eppure lui mi ha preso di mira subito, non appena siamo entrati in campo. Ma non è la prima volta che succede, ogni tanto, mentre gioco sento qualcuno da fuori che mi insulta per il colore della pelle. È una brutta sensazione, stai male, ti senti uno schifo, ma io che ci posso fare? Comunque dopo la partita dei giocatori della Mappanese mi hanno anche chiesto scusa. Farò denuncia, mi chiedo perché l’arbitro non l’abbia espulso. Però penso di saperlo: ha avuto paura».

La Stampa riporta anche la versione della Mappanese. Il presidente Bruno Morando spiega che la partita era finito da un po’ al momento del pestaggio. «I giocatori fanno la doccia e vanno via dall’impianto, i dirigenti riempiono le borse, non c’è animosità. Passa parecchio tempo rispetto alla fine  del match e il nostro giocatore, che peraltro era in panchina, è in attesa con la fidanzata nel posteggio vicino al campo quando viene avvicinato da un giocatore dell’Atletico Villaretto che gli getta in faccia il contenuto di un bicchiere di birra. Allora reagisce d’istinto, sferra un colpo e l’altro ragazzo cade a terra».

«Non voglio trovare scuse ma il nostro giocatore si è sempre comportato bene, non ha mai creato problemi e inoltre tutta la faccenda non ha niente a che fare con la società Mappanese, come qualcuno ha invece sottolineato, visto che l’episodio si è consumato fuori allo stadio e ben dopo il fischio finale». Una storia sgradevole, dall’inizio alla fine.

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