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Quando Sarri disse a Mertens: “Il centravanti lo fai tu”

Il taccuino di Sarri, un racconto fantastico (ma non troppo) della conversione di Dries Mertens in prima punta. Starace, il caffè, la zuppa di latte e il Ciro di tutti.

Quando Sarri disse a Mertens: “Il centravanti lo fai tu”
Sarri in un’illustrazione di Fubi

Il Mister scrisse “E mo?” Tutti lo guardarono con aria affranta. I calciatori, lo staff, i tifosi, Starace si paralizzò con la macchinetta del caffè. “E mo? Chi? Col Pipita già carcerato nelle divise a righe, e Milik triste su una barella polacca, il Mister sul suo taccuino cancellò le cazziate a Koulibaly e le diagonali per Ghoulam e scrisse “Dries”. Scrisse proprio così. “Dries”. A metà tra una bestemmia e un sorso di caffè, e cominciò il suo esperimento tra l’incredula folla di tiratori scelti, cecchini fallibili dei divani, penne leggere di carta e Starace ancora con la macchinetta fumante.

“Vieni un po’ qua – disse – vieni, da ora tu sarai il centravanti. Sarai quello che non abbiamo, e che non possiamo comprare. Non devi fare altro che centrare la porta. Poi il resto verrà da solo”. Dries lo guardò e disse “Io? Faccio pure il portiere, amo il Napoli”.

“Speriamo che non si fa una cazzata”

Convocò una riunione di squadra e comunicò tutto ai giocatori. Disse a Ghoulam, Maggio, Hysaj che da quel momento in poi i palloni non andavano più alzati in area e tutti si guardarono perplessi perché l’ultimo cross simile lo fece un tale Baccin che per sbaglio segnò pure. Disse ad Insigne di stare sereno, che poteva anche giocare 90 minuti, tanto ormai non aveva più l’alter ego in panchina. Disse a Callejon di giocare più vicino a Dries. E al suo staff “Speriamo che noi non si fa una cazzata”. Ecco.

Dries cominciò ad essere un uomo felice. Un giocatore non più modesto e panchinaro, ma determinato e leader di un reparto lasciato solo, come un parcheggio di un centro commerciale il sabato sera alle undici. Tutti, piano piano, dai divani, riposero i fucili, le penne leggere cominciarono ad essere pesanti.

La zuppa di latte ogni mattina

Solo il presidente perso tra le crociate contro la stampa, non capiva che quel falso modesto giocatore, oramai era un top player unico nel suo genere. Ed andava blindato, andava chiuso a chiave nell’armadietto. Andava coccolato con la zuppa di latte ogni mattina, come una pepita rara trovata per caso, nei cespugli di Castelvolturno.

Ed invece, Dires, ora confuso tra amore e tentazione, barcolla come quel 14 della smorfia “”o mbriaco” e nemmeno i venti goal lo fanno sorridere, perché non sa più a chi fare quel cuore tanto dolce. Il Mister, ora sul suo taccuino, scrive lettere per Dries da consegnare alla moglie; e al presidente, la preghiera di non lasciar andare via, quel capopopolo belga, che a morsi e strattoni è riuscito ad essere il Ciro di tutti.

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