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Juventus-Napoli è un racconto sull’ampiezza. Che non ho ancora scritto

Non è la partita non guardata, ma “le cose che non sono ancora state scritte”. La partita di ieri sera è andata così, tra l’indecisione e il senso perfetto del termine ampiezza. Ovunque e comunque lo si utilizzi.

Juventus-Napoli è un racconto sull’ampiezza. Che non ho ancora scritto

Ieri sera ho pensato di scrivere un pezzo sulla partita, su Juventus-Napoli, poi ho pensato fosse meglio di no: in molti avrebbero scritto e argomentato, più o meno bene. In mezzo a tutte quelle parole ci sarebbero state sicuramente quelle che avrei scelto io. Quando ormai era notte fonda ho cambiato idea e ho pensato che avrei scritto tipo un racconto. Una storia di come una cosa stia per accadere ma non accade; oppure di come una cosa non accada dove dovrebbe ma si manifesti l’istante dopo dalla parte opposta.

Un racconto sull’indecisione

Se avessi provato a scrivere un racconto del genere avrei dovuto disturbare il caso, la matematica, la fisica, la famosa farfalla che batte le ali. Ma anche lì: farfalla batte le ali quando arbitro fischia, altrimenti è tempesta, è uragano nell’altra area, è nulla di fatto per noi. Capite che mettere in piedi un racconto del genere a notte fonda non è semplice, col pensiero di doversi comunque alzare presto la mattina dopo.

Che si perda o meno, che si scriva o meno, sempre si lavora dopo. D’altra parte, pensavo, non ho mai scritto niente sulla Coppa Italia perché dovrei cominciare proprio stanotte? E poi pensavo, pure, ma per quale motivo dovrei snobbare la Coppa Italia? Se avessi continuato così avrei scritto un pezzo sull’indecisione. Tutti soffriamo di indecisione, ma a nessuno piace. A noi tutti piacerebbe decidere in fretta e bene, come fanno gli arbitri. Ah, no? Mi dicono dalla regia che gli arbitri decidono al contrario, certe volte, mica sempre.

Una parola straordinaria

Insomma che racconto avrei scritto nel caso avessi deciso di scriverlo? Non lo so. All’una di notte ho guardato fuori dalla mia finestra, era tutto così tranquillo, eppure c’era qualcosa come la primavera nell’aria. Non si muoveva una foglia, tutto fermo come le azioni offensive del Crotone. Avrei potuto scrivere un racconto fatto di una parola, una delle preferite del commentatore Rambaudi: “Ampiezza”. Uagliù, ampiezza è una parola straordinaria possiamo usarla per qualunque cosa. Provateci. Che mangiamo oggi? Un’ampiezza di parmigiana. Che compiti devi fare? Devo calcolare l’ampiezza del rettangolo. Chi ti piace? Rachele, ma c’è troppa ampiezza tra di noi. Era rigore? Non saprei dovrei rivederlo altre cinquecento volte, c’è troppa ampiezza tra l’immagine che passa sul video e gli impulsi che la mia mente riesce a captare. Ampiezza, pensavo, mentre andavo a coricarmi.

Ampiezza, scrivere un bel racconto ampio, arioso, come una manovra avvolgente. Ampio come un punteggio acquisito e meritato, ma non riuscivo a vedere meriti particolari nella vittoria della Juventus né eccessivi demeriti del Napoli. Dovevo trasferire l’ampiezza, ho pensato ai tiri in porta. Se è vero che il Napoli è calato nella ripresa e non ha mai tirato, la Juventus ha tirato tre volte. Due volte sono stati i rigori (ampiezza) e una volta è stato il gol di Higuain (errore di coppia e di ampiezza di Reina e Koulibaly). Se dovessi ripensare a quella partita per poi scriverne un racconto non potrei far altro che pensare a un pareggio. L’ampiezza, però, prevede frasi limpide e ben costruite.

L’ampiezza è, per forza di cose, un racconto di fantasia. L’ampiezza non prevede il realismo, il realismo è quello delle cose che accadono, nel posto sbagliato, sette secondi dopo. L’ampiezza non prevede Velardo, no Valenti, no Verardi, no Verratti, no Valeri. Ecco l’ampiezza, quindi la fantasia, non prevede Valeri, non ammette fischi alternati. La fantasia contempla le errore non le cazzate.

Rog e i suoi fratelli

Che racconto avrei potuto scrivere? Allora ho pensato a Rog, a quel numero che ha fatto nel secondo tempo, che meraviglia. Lì, in mezzo al campo, controllo, giravolta, salta il primo e salta il secondo, e via, palla al compagno. Rog voglio scrivere un racconto su di te, e su Zielinski e su Diawara, e su Milik che ieri è stato il suo compleanno e ha fatto quel numero con Insigne. Voglio scrivere un racconto d’ampiezza sui nostri ragazzini.

E poi un po’ di ampiezza per Maggio che ieri sera mi è sembrato di nuovo  un calciatore. E un racconto sull’ampiezza delle braccia di Higuain che si aprono per dire “state calmi non esulto”; e quindi un racconto sulla falsità. L’ampiezza è, però, qualcosa in divenire. A me piace pensare a quello che verrà. Scrivevo, ieri sera, da qualche parte: “Non riesco a rimanere incazzato per più di un quarto d’ora, è più forte di me”. Non so se sia un bene o un male. L’ampiezza e il racconto che scriverò sono cose che accadranno, non già accadute.

A un certo punto mi sono addormentato, e il racconto non l’ho scritto, forse l’ho sognato soltanto. La narrativa è come lo sport, nei sogni riesce sempre benissimo. L’ampiezza. Mi sono svegliato con questa parola in testa, non saprei dirvi perché; mi batteva come un tarlo, tipo quando ti arriva il canone Rai e ti domandi perché dovresti pagarlo, oppure quando ti domandi perché il Napoli non segni mai su calcio d’angolo. Ampiezza che vuol dire che se, nella stessa settimana, giochi contro la Juve, la Roma e il Real Madrid sei Il Napoli e sei una squadra forte. Prima o poi il racconto lo scrivo, ve lo giuro.

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