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Tre clamorosi scenari per il centrocampo del Napoli a Madrid: Restaurazione, Controriforma e Apocalisse

Tre racconti sulle possibili scelte di Sarri in merito al centrocampo per il Real: chi vicino ad Hamsik? Due posti per quattro: Allan, Zielinski, Jorginho o Diawara?

Tre clamorosi scenari per il centrocampo del Napoli a Madrid: Restaurazione, Controriforma e Apocalisse

I ballottaggi di Sarri

Ne parleremo domani, in maniera seria. La nostra Probabile Formazione, ormai un punto di riferimento per chi legge il Napolista, è la sede del dibattito “reale”. Quello tecnico e tattico, quello argomentato. Un appuntamento fisso con Sarri e il suo possibile Napoli, una rubrica, un luogo metaforico in cui i tifosi si sentono in diritto/dovere di pubblicare le proprie idee sulla formazione. E commentare le nostre, of course, che sono un mix tra rumors esterni e sensazioni interne.

In questo pezzo qui, invece, si fa una cosa diversa. Si racconta una storia possibile, si lavora di fantasia su una serie di dinamiche. Si immagina quello che potrà essere. Ci si interroga e si prova a parlare su significati e significanti riferiti a determinate scelte di uomini. Decisioni tattiche, in primis. Ma anche l’espressione di possibili stravolgimenti di gerarchie, convinzioni, status quo. Conferme e smentite, sul presente e sul futuro. Vediamo come potrebbe andare.

Allan-Jorginho-Hamsik
La Restaurazione

Sarri si sveglia, mercoledì mattina, e si rende conto che se è qui lo deve ai suoi ragazzi. Quelli che c’erano quando c’era pure Gonzalo, quelli che in pratica già c’erano quando l’operazione era appena agli inizi. È umana riconoscenza, è giustizia sociale. Perché Amadou giocava a Bologna, e Piotr si divertiva con l’Empoli. Mentre qui, il commando principale era quello composto dai caporali Allan, Giorgio e Marek. Un trio che l’anno scorso sembrava perfettamente equilibrato, intoccabile. Anche perché difficilmente migliorabile. 30 partite insieme giocate l’anno scorso in campionato, una specie di poesia mandata a memoria. Allan-Jorginho-Hamsik e nessuno dietro di loro, a tirare la carretta, a giocare sempre che c’è sempre bisogno. Loro, che sono i migliori.

Sarri, che nel frattempo ha scoperto le gioie di avere Zielinski, e quelle un po’ più cervellotiche del turnover, decide che tocca di nuovo a loro. Che il Madrid, del resto difficilmente Zidane farà marcare a uomo un regista avversario, può essere intontito dal palleggio sincopato dell’italobrasiliano. Che per fermare Kroos e Modric, e chiunque altro li affianchi a centrocampo (chi dice Isco, chi sussurra Casemiro), ci sia bisogno della garra dell’ex Udinese. E quindi, tutto ribaltato rispetto a Napoli-Genoa. Piotr in campo a match iniziato, per spaccare all’improvviso la partita. Jorgi al centro, a scambiare con Albiol e ad aprire sui terzini. Più Marek, che è l’unico della squadra ad aver giocato in azzurro in uno stadio del genere. Allora, era il Camp Nou di Barcellona. Estate 2011, subito prima della prima Champions. Non andò benissimo.

Insomma, in questo modo Sarri farebbe la restaurazione. Ripagherebbe i suoi ragazzi degli sforzi fatti insieme, più di un anno e mezzo, con un pacco regalo. Dentro, c’è il Santiago Bernabeu. Perché il romanticismo non è morto, neanche per un freddo come Sarri.

Allan

Allan

Zielinski-Jorginho-Hamsik
La Controriforma

Ci sono delle cose che cambiano. E va accettato. Ed è così che Sarri, dopodomani mattina, si alza e decide che è arrivato il momento. Se non di buttare tutto all’aria, almeno di cominciare a muovere qualcosa oltre i pedoni. Veloce telex negli spogliatoi, Starace con la moka, richiamato l’ufficiale Piotr Zielinski all’ordine. Giochi tu, non Allan. Perché sei in forma, perché stai benissimo, perché è assurdo che a 21 anni quasi 22 (!) tu stessi a fare la mezzala ad Empoli, accanto a Croce e Buchel. Ora che ne hai 22 quasi 23, sei pronto per conoscere in anteprima il tuo domani. Tu, Piotr, ti sei guadagnato il rango di caporale a suon di prestazioni. Hai rovesciato un pezzo del triumvirato, grazie alla tua completezza tecnica e tattica. Per questo, ti meriti il Bernabeu. Ora gira i tacchi, e fuori dalle scatole.

Il gol di Zielinski contro il Genoa visto da Fubi

Ecco, potrebbe andare proprio così. Sarri direbbe queste cose qui, a Zielinski. E sarebbe una mezza rivoluzione, perché segnerebbe un primo taglio netto rispetto al passato. La vittoria delle rotazioni e della maggiore qualità assoluta sull’attaccamento alle radici, a un’idea immarcescibile di calcio automatico e quindi non modificabile. Zielinski, vincendo Madrid, direbbe a tutti che il primo golpe è compiuto. Che, ora, il titolare è lui. Non ci sarebbe niente di strano, né tantomeno di sbagliato. È proprio questo, il punto.

Con Jorgi e Marek, poi, Sarri farebbe la Controriforma del bello. Una risposta al Madrid, sul terreno del Madrid, con le caratteristiche del Madrid. Tecnica contro tecnica, palleggio contro palleggio, un eventuale Isco-Modric-Kroos contro un Zielinski-Jorginho-Hamsik. Cioè, sia chiaro, vincono loro. E vincerebbero comunque, e in ogni caso. Però, come dire: c’è sfrontatezza, c’è significato, c’è la voglia di essere frizzanti e di giocarsela davvero. Di essere ancora meno italiani, nel senso brutto del termine (quello che praticano gli spagnoli). Ecco, sarebbe una dichiarazione di intenti: noi abbiamo capito come si fa, i più forti giocano. Anche a 22 anni. Anche se l’anno scorso giocavano con Buchel. No problem.

Zielinski-Diawara-Hamsik
L’Apocalisse

Scusateci, ma non crediamo a un Allan-Diawara-Hamsik. Non è che non sarebbe una possibilità reale, è solo che non è poetica. Come quella sopra, con Zielinski e Jorgi accanto a Marek. Come quella del rovesciamento assoluto, totale e assolutamente e totalmente inaspettato dell’ordine (pre)costituito. In questo delirio onirico, Sarri non dorme. È sveglio tutta la notte tra martedì e mercoledì, fuma ovviamente, pensa e ci ripensa, suda, si lava, fuma, ri-suda e si ri-lava, chiama il room service perché vorrebbe i pici cacio e pepe e gli portano delle tapas, non hanno capito. Alla fine, decide: qui si fa la rivoluzione. Per intero. Al diavolo la riconoscenza, al diavolo tutto. Non mi chiamate Starace, ci vuole molto più di una moka. Chiamate Giuntoli. È l’unico che può crederci. Andatemi a prendere Piotr e Amadou, insieme. Portatemeli qui. Oggi comincia una nuova era. 

Lo schieramento del centrocampo dei giovani più Hamsik significherebbe, semplicemente, che ogni cosa può essere distrutta. E ricomposta, con nuove variabili. Il Napoli di oggi che diventa subito quello di domani, e di dopodomani pure. Il Napoli che va a Madrid, trent’anni dopo l’ultima volta, con un ragazzino di 19 anni e uno di 22. Il secondo, lo sappiamo, giocava vicino a Buchel. Il primo, quando andava bene, riceveva il pallone dai centrali Gastaldello e Maietta.

Amadou Diawara

Eppure, giocano bene, se lo meriterebbero, potrebbero stare in campo e l’hanno dimostrato. E allora, perché no? Questo Napoli è nuovo, sistemato, diverso, più ampio e competitivo. L’ha detto anche Reina, oggi, dopo che una domanda bastarda di una radio spagnola gli ha chiesto di Higuain. E chi è, questo Higuain? È un Napoli vecchio, che non esiste, che non è più forte o più scarso di questo. È semplicemente un’altra cosa, e si è fermato al secondo posto, e in semifinale di Europa League. Questo è solo l’inizio, e l’inizio è stasera. Contro il Real, con i ragazzini.

E Allan e Jorginho? Per loro c’è spazio alla prossima, l’abbiamo visto. L’Apocalisse distrugge tutto, certo, ma permette di ripartire meglio. Il Diluvio Universale, Mosé, gli animali sull’arca. Vi dicono niente? Ebbene, l’Apocalisse cambia e riscrive tutto. E porta la conseguenza del turnover, come si fa nelle grandi squadre: chi sta meglio, gioca. La riconoscenza è far parte del gioco delle rotazioni. È già abbastanza. I più forti partono davanti, ma tutti siete indispensabili perché le cose vadano bene. I più forti sono loro, Amadou e Piotr. E vanno vicino a Marek, che è il più forte in assoluto. La garanzia. La continuità, di una squadra che cresce. E che stasera fa un altro passo in avanti, nel posto più bello e più grande del mondo.

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