Due gestioni che sembravano avere molto in comune, e che ora sono distanti. La differenza è nella gestione del calciomercato.
Similitudini
È il giorno della sfida tra due società, anzi due management, che sono accomunati. Che, in qualche modo, vivono dinamiche mediatiche e sportive simili. Da una parte Della Valle, intesa come famiglia. Dall’altra De Laurentiis, inteso come Aurelio. Idee iniziali simili per piazze storicamente simili, per blasone ed effettivi riscontri di palmarés. Il salvataggio dopo un fallimento, la Serie C, la risalita, l’Europa, la stabilizzazione. Per qualcuno, siamo pari anche per il numero di trofei (le due Coppe Italia e la Supercoppa del Napoli sono considerate alla stregua dell’Intersociale). La realtà dice 3-0 Napoli, proprio grazie a una vittoria sulla Fiorentina in finale.
Il mercato
In cosa differiscono le due gestioni? O meglio: c’è qualcosa in cui differiscono, a parte l’attuale dimensione di vertice delle due squadre? Sì, la gestione del calciomercato. Quello del Napoli, gestito – in ordine temporale – da Marino, Bigon e Giuntoli, è sempre stato mirato, essenziale, senza fronzoli. Potenziamento continuo, escalation proporzionale della qualità della rosa a fronte di grandi e milionarie (inevitabili) cessioni. Quest’anno, il numero delle operazioni può sembrare alto, ma in realtà è esiguo: dall’organico a fine campionato scorso, sono andati via Higuain, David Lopez, Gabriel, Grassi e Regini. Gli ultimi tre attraverso due operazioni di prestito, in entrata o in uscita. Gli arrivi sono stati sette. Li conosciamo, non c’è bisogno di ricordarli.
Per la viola, invece, la situazione è più caotica. Certo, conta anche il nuovo cambio dirigenziale Pradè-Corvino, ma l’andazzo è sempre stato questo: otto operazioni in uscita dalla prima squadra, otto in entrata considerando anche il riscatto di Astori. Più gli acquisti dei giovani Hagi, Diks e Dragowski. Totale, 11 operazioni. Tutte dall’estero. Di queste, nessuna sembra aver convinto appieno Paulo Sousa. Che, durante il suo anno e mezzo a Firenze, soprattutto da gennaio scorso in poi, ha sempre sostenuto (tra le righe e non) che il mercato della società è stato insoddisfacente. A parte Tello (a Firenze già dallo scorso anno), il calciatore più utilizzato dal tecnico portoghese tra Serie A ed Europa League è Carlos Salcedo (12esimo con più minuti, 1027). Giusto prima di lui, Milic e Sanchez.
Oggi come ieri
Questa differenza è netta non solo (da) quest’anno, ma anche nelle stagioni precedenti. Già con Montella in panchina, la squadra viola si era convertita a un mercato esterofilo, trovando qui e là grandi colpi (Kalinic, Borja Valero e Gonzalo Rodriguez, lo stesso Badelj anche se in tono minore) ma senza piazzare grandi zampate in grandi calciatori. I tre nomi più importanti degli ultimi anni sono quelli di Cuadrado, Pepito Rossi e Gomez. Il primo ha avuto una gestione stile-Napoli, una ipervalorizzazione prima della cessione multimilionaria al Chelsea. Gli altri due, per mille motivi (e con mille giustificazioni) sono stati due flop.
Ecco, il punto è proprio questo: un tempo, diciamo all’epoca dei Toni, dei Montolivo e dei Pazzini, la Fiorentina cercava di esporsi. Spendeva in modo da reincassare, come è necessario fare in questa dimensione societaria. Da allora, però, è come se i rubinetti fossero stati bloccati. L’ultima grande esposizione, quella delle estati 2012 e 2013 (94 milioni, con 21 di disavanzo negativo), tira ancora oggi la carretta. Non è stata integrata, se non con un errore macroscopico (i 15 milioni spesi l’anno scorso per Mario Suarez) e attraverso tentativi che sono scommesse. Ma non le scommesse alla De Laurentiis (ecco la differenza), non i Milik e gli Zielinski: Basanta, Brillante Gilberto, Micah Richards, Tatarusanu, Kalinic, Richards, Baez. Insomma, quanti di questi ricordate? Ecco, appunto.
Più del doppio
I Della Valle avevano iniziato alla grande, portando i viola in pochi anni fino alla Champions. Agli ottavi di finale, come il Napoli, allora i viola persero (immeritatamente, chiedete all’arbitro) contro il Bayern. Da allora, un trascinarsi stanco negli investimenti. Qualcosa si è mosso per le infrastrutture, il nuovo stadio è in cantiere, ma solo come idea: dovrebbe essere modello-Bordeaux, le ultime notizie parlano di progetto già pronto, di lavori al via nel 2019. Insomma, è ancora presto. E il tassametro viola corre. Della Valle e De Laurentiis hanno avuto molto, in comune. Sono stati anche soci in affari. Oggi, però, sono lontani. Lo dice la classifica, lo dice il valore delle squadre: 152 milioni a 319 (fonte Transfermarkt). Siamo oltre il 100%, e non è un caso.