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Il Napoli continua a segnare (anche senza Milik), subisce qualche gol di troppo

L’analisi sulle cifre di difesa e attacco ci dice che il Napoli soffre di un problema non localizzato, ma generale. Quanto visto a Udine, in attesa degli infortunati, è un primo passo in avanti.

Il Napoli continua a segnare (anche senza Milik), subisce qualche gol di troppo

C’è un dibattito strisciante, a Napoli, nelle ultime ore. Più che un dibattito, una sorta di dualismo interrogativo sulla squadra di Sarri: difesa contro attacco, problemi dietro o problemi avanti. È un po’ la storia delle squadre di calcio in generale, perché capire dove nascono le difficoltà è il primo passo per cercare di risolverle. E allora, proviamo pure noi a dirimere la questione: di cosa soffre il Napoli?

A noi, innanzitutto, viene da fare una premessa: la squadra di Sarri ha sofferto il contraccolpo tattico dell’assenza di Milik. Non quello realizzativo. Sono due cose diverse, che anche il tecnico toscano ha spiegato più volte nelle sue oramai classiche dissertazioni in pubblico su come gioca questa squadra: il Napoli ha dovuto sostituire Higuain e ha quindi dovuto cambiare qualcosina per “aiutare” la sua nuova prima punta, con il polacco ex Ajax (che comunque era presente nella sfida contro l’Atalanta, prima sconfitta stagionale) era riuscito a trovare la giusta dimensione e i risultati, oltreché le prestazioni, erano assolutamente soddisfacenti. L’infortunio che ha colpito Arkasiusz ha costretto Sarri a cambiare ancora le carte in tavola: che sia Gabbiadini o Mertens, il Napoli ha dovuto rivedere i suoi movimenti d’attacco, ed è una cosa che ha influenzato il gioco e il rendimento di tutti i calciatori. Non è un caso che l’ingresso di Diawara in campo sia avvenuto quando Milik (e Albiol) sono venuti a mancare, e quindi Jorginho ha iniziato a soffrire la mancanza di due appoggi, quello verticale sulla prima punta in grado di tenere il pallone, e quello del centrale difensivo di destra abile in costruzione (il motivo per cui, ultimamente, il titolare del ruolo è Chiriches e non Albiol).

Il Napoli è stato costretto ad allungarsi ancora di più, a perdere quei riferimenti garantiti dalla presenza di un attaccante aggregativo e quindi ha perso ancora di più quella caratteristica di compattezza già diminuita con l’addio di Higuain. Però, e questo è il punto che ci collega alla questione d’apertura, non è mai mancato il risultato offensivo: il Napoli di questo inizio di stagione ha segnato un solo gol in meno in campionato rispetto alla sua edizione dell’anno scorso (23 a 24), e da quando Milik è assente ha comunque segnato 9 gol in campionato e 3 in Champions League. La media gol senza il polacco si è abbassata da 2 gol a partita a 1.5, ma è un cambiamento comunque ridimensionato e non eccessivamente negativo, soprattutto se si pensa che il suo sostituto reale (Gabbiadini) ha segnato un solo gol, tra l’altro su calcio di rigore.

Il problema del Napoli, dunque, non è il gol. O, almeno, non è propriamente il gol. Lo dicono i numeri rispetto alla stagione scorsa, anche quelli comparati: lo score delle prime 13 giornate della Serie A 2015/2016, volendo andare oltre la cifra nuda e cruda, è anche “viziato” dalle 9 reti in due partite segnate tra Lazio e Milan. Quest’anno, il Napoli ha segnato 4 gol solo contro (ancora una volta) il Milan, alla seconda giornata. Lo dicono, come abbiamo visto, pure i numeri pre e post-Milik. Diverso, invece, il discorso difensivo: il Napoli 2016/2017 è una squadra che subisce più gol. L’anno scorso, a questo punto del campionato, Reina aveva raccolto dal sacco appena 9 gol, di cui 6 nelle prime tre partite. I clean sheet furono 8. Quest’anno, invece, la cifra delle reti incassate si alza fino a 14 e quella dei clean sheet scende fino a 3 (Palermo, Genoa, Chievo, Empoli). Roba indicativa, che – lo ripetiamo – dipende da una modificazione sostanziale del modo di stare in campo e coprire le distanze, ma che comunque si può far risalire anche alla determinante assenza di Albiol. Anche in questo caso, la media ci viene in soccorso: 6 gol subiti in 7 partite tra campionato e Champions con lo spagnolo in campo, 15 in 10 con Maksimovic o Chiriches accanto a Koulibaly.

Insomma, la verità sta nel mezzo: il Napoli, al netto di errori individuali e quindi sfortunati, è una squadra che nel cambiare sé stessa ha incontrato qualche difficoltà iniziale. E che, per cambiare di nuovo sé stessa dopo infortuni importanti, ha incontrato ulteriori problematiche. In difesa o in attacco, non fa nessuna differenza. Il sistema strutturato di Sarri non permette di puntare il dito su nessun reparto in particolare, in quanto armonico nei movimenti e negli automatismi di copertura e ripartenza: colpa di tutti, merito di tutti. A questo, poi, vanno aggiunte le cose imponderabili: Ghoulam che liscia il rilancio e consegna palla a Bonucci, Koulibaly che perde il pallone con Salah o Jorginho che lancia Aboubakar in porta. Ridurre questi episodi a sfortuna e basta, sarebbe miope. Pensare che siano “colpa” di difesa o attacco e basta, o comunque di un sistema tattico funzionale a questa squadra, sarebbe ingeneroso. Il miglioramento dei risultati del Napoli passa da una crescita corporativa di concentrazione, attenzione. Dietro, in avanti, sempre. Udine è stato un primo, ottimo passo. Dinamo, Sassuolo e Inter daranno le prime conferme. In attesa dei rientri degli infortunati.

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