Analisi tattica: Rui Vitoria ha fatto di necessità virtù, cambiando modulo e provando nuovi calciatori. Difesa a quattro, poi diverse opzioni. Occhio a Pizzi, Horta e Cervi.
Una cosa è certa: il Benfica che il Napoli si troverà di fronte non sarà quello che aveva immaginato al momento del sorteggio. Per due ordini di motivi. Il primo è che il tecnico Rui Vitoria sta alternando come moduli il 4-2-3-1 di base che avevamo descritto nel pezzo di presentazione dei lusitani all’indomani dell’esito delle urne di Montecarlo al 4-4-2; il secondo è che questa è stata una scelta non solo tattica ma dettata anche dalle contingenze. Quella che scenderà in campo al San Paolo è infatti una squadra a dir poco incerottata, che conterà ben sei i giocatori indisponibili. E’ già qualche settimana che Rui Vitoria deve fare i conti con rotazioni ridotte dagli infortuni di Jardel (stiramento alla coscia sinistra) in retroguardia, Samaris (distorsione alla caviglia), Danilo (trauma alla gamba destra) e Rafa Silva (lesione muscolare alla coscia destra) in mezzo al campo, e, soprattutto di Jonas (infortunio al piede destro) e Raul Jimenez (distorsione al ginocchio sinistro) in avanti. Senza contare che anche Mitroglou è segnalato non al meglio ed è in ballottaggio con Guedes.
Nel campionato portoghese, il Benfica ha ripreso praticamente da dove aveva lasciato, ossia a dettare l’andatura (5 vittorie e un pari nelle prime sei giornate), con lo Sporting a tallonarlo subito dietro. Ma, anche lì dove dovrebbero essere i dominatori assoluti, qualcosa in realtà concedono (nonostante l’ottimo dato dei soli 8,7 tiri subiti a partita): hanno subito gol in quattro delle ultime cinque gare, portando a casa un clean sheet soltanto nell’ultima esibizione contro il modesto Chaves, pure battuto con qualche difficoltà (i due gol della vittoria sono arrivati solo negli ultimi venti minuti). Che le Aquile siano alla ricerca di un assetto congeniale e definitivo lo leggi in alcune scelte di Rui Vitoria. In porta, nelle ultime quattro gare ufficiali, c’è stata perfetta alternanza tra Julio Cesar e l’ipotetico secondo Ederson Moraes, con quest’ultimo che pare favorito per scendere in campo al San Paolo. Luisao è stato in campo in Supercoppa portoghese e per 26 minuti della prima gara di campionato, dopodiché è uscito dalle rotazioni lasciando spazio a Lisandro Lopez (come il predecessore, da tenere parecchio d’occhio sui calci da fermo) e Lindelof, buon connubio di esperienza e gioventù. Mentre la linea verde è assolutamente al potere sugli esterni difensivi, dove Grimaldo – acquistato quest’inverno dalla cantera del Barcellona – e Nelsinho hanno fornito finora ottime prove, ma in Champions potrebbero soffrire la mancanza di esperienza, che invece agli esterni offensivi azzurri non difetta per nulla. In mezzo, lo avevamo anticipato e lo confermiamo: Andrè Horta, ancora men che ventenne, giostra da veterano, ben spalleggiato dal cagnaccio Fejsa (4 tackles e 2,7 palle intercettate a partita in campionato).
Piacere, André Horta.
E’ davanti, che il Benfica pensava di poter avere abbondanza e invece sta riscontrando più di qualche problema, in primis con l’infortunio di Jonas. Come detto, non sta benissimo nemmeno Mitroglou, che però quando è riuscito a essere in campo ha inciso abbastanza. Rui Vitoria ha dovuto spesso affidarsi al giovane Guedes, volenteroso ma ancora piuttosto acerbo, e infatti i suoi errori sottoporta contro il Besiktas hanno pesato. Per il momento, la produzione offensiva regge più che altro sulle spalle di Luis Miguel Afonso Fernandez, meglio noto come Pizzi: finora in campionato due gol, due assist e una media ragguardevole di 3,3 passaggi chiave a partita. Buono anche il contributo di Salvio, che in questo inizio di stagione si sta riciclando in un ruolo a tutto campo un po’ alla Callejon, e di Cervi, già in gol contro il Besiktas, mentre Carrillo deve ancora convincere in pieno Rui Vitoria e finora lo si è visto solo a partita in corso.
Per capire che partita aspetterà il Napoli, molto dipenderà dagli interpreti e dal modulo che il mister lusitano deciderà di schierare. Partendo dal ballottaggio Mitroglou-Guedes, è chiaro che dovesse giocare il greco il Benfica potrebbe contare su un surplus di peso ed esperienza che il giovane portoghese non riuscirebbe a garantire. La presenza di Mitroglou potrebbe però non escludere quella di Guedes e preludere al 4-4-2, soluzione che invece con l’attaccante ex Fulham fuori gioco sarebbe poco praticabile. Anche se, di fatto, la differenza tra i due moduli risiederebbe più che altro nelle interpretazioni dei propri ruoli da parte dei singoli.
Il campetto posizionale di sinistra riguarda Benfica-Braga, l’altro Benfica-Besiktas. Nel primo caso, Mitroglou (11) e Guedes (20) hanno giocato insieme, dando vita a un ipotetico 4-4-2, in cui però il greco faceva da pivot attorno al quale giravano sia Guedes che gli esterni Pizzi (21) e Salvio (18). Contro il Besiktas, Mitroglou non c’era e l’unica punta era Guedes, dietro cui si muovevano Pizzi, Salvio e Cervi (22). Un 4-2-3-1 in piena regola, non troppo dissimile dal modulo schierato nella partita successiva.
Detto questo, possiamo ipotizzare un Benfica sì desideroso di fare la propria partita, ma difficilmente in grado di imporre un baricentro molto alto, specie se Mitroglou alla fine non dovesse essere del match. Il 4-2-3-1 o il 4-4-2 presenterebbero problematiche differenti. Con i tre trequartisti, il Napoli si troverebbe probabilmente a fronteggiare la solita marcatura personalizzata e asfissiante su Jorginho, oltre a dover fare attenzione a non lasciare spazio tra le linee in fase di possesso avversario. Superato il primo pressing, però, potrebbe sfruttare la superiorità numerica nella fascia centrale (già abitualmente poco sfruttata dal Benfica, che vi porta solo il 22% dei suoi attacchi). In caso di 4-4-2, invece, si riproporrebbe lo scenario già visto nella scorsa stagione contro il Villarreal, con le linee di difesa e centrocampo molto strette, che produrrebbero due effetti: imbuto per vie centrali e raddoppi costanti sulle fasce laterali. Una situazione tattica che potrebbe essere risolta solo da un giro palla quanto mai rapido e da continui scambi di posizione tra gli esterni e i propri insider di riferimento. Quali che siano le scelte finali di Rui Vitoria, si può considerare questa partita il vero esame di maturità in ambito europeo. Un Napoli in grado di superarlo potrebbe scoprire nuove ed elettrizzanti prospettive.