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Crotone, l’officina dei talenti che i grandi club affidano in prestito

Ieri sera è stata la loro notte. La notte della certezza, e della festa. Però, non pensate che sia stato un caso o il frutto di un campionato che è un exploit. No, nulla di tutto questo. Crotone e il Crotone sono in Serie A grazie a un progetto vero, che va avanti da un po’ e che da un po’ porta pure risultati. La promozione festeggiata ieri allo stadio “Braglia” di Modena è solo l’ultimo step dell’escalation rossoblù: il ritorno in Serie B nel 2009, buoni posizionamenti a metà classifica. Poi, i playoff del 2014. Un antipasto. Ieri sera è arrivata finalmente la portata principale.

In mezzo, come accennato, un lavoro preciso e riconoscibile. Il Crotone è stata ed è ancora un’officina artigiana del pallone, a cui inviare prodotti grezzi e da cui si ricevono calciatori pronti, forgiati e con i dettagli intagliati a mano. Qualche nome, tanto per gradire: Florenzi, Cataldi, Bernardeschi, Sansone. Il meglio della giovane della Serie A. Addirittura il Napoli, che non è club da calciatori in prestito, ha spedito in Calabria alcuni suoi prospetti nel corso degli anni: Dezi, Ciano, Maiello. Diciamo che non hanno avuto la stessa, splendida evoluzione di un Florenzi. Però è indicativo come la società rossoblù abbia fatto e sappia fare ottimo scouting di giovani calciatori da svezzare, dall’intero panorama calcistico.

Anche quest’anno è andata così. I nomi sono meno altisonanti di quelli di cui sopra, ma si poteva dire lo stesso di Bernardeschi o Sansone qualche anno fa. Capezzi della Fiorentina, Budimir del St.Pauli (Germania), Yao dall’Inter e Garcia dalla Juventus. Più una bella infornata di calciatori provenienti da Parma luogo di un fallimento epocale da cui il Crotone ha saputo pescare bene. Il portiere titolare Cordaz, il difensore Ferrari, e l’uomo del gol-promozione Raffaele Palladino. Uno che ha sempre visto rosso quando ha incontrato il Napoli, nonostante i natali di Mugnano.

Il tutto, con la guida un po’ pazza di Ivan Juric. Il nome straniero non deve trarre in inganno: Juric è praticamente un italiano acquisito, è stato importato nel nostro paese proprio dal club calabrese (estate 2001), e da allora non è più andato via. Mediano di corsa e raziocinio, prima con gli Squali e poi nel Genoa di Gasperini che per Juric rappresenta una vera e propria folgorazione tattica. Il Crotone che ieri sera ha festeggiato l’aritmetica promozione in Serie A è una riedizione del primo Grifone tra Serie B e Serie A, quello dei primi Gasperson. Difesa a 3, gioco sulle fasce e movimenti continui del tridente d’attacco, con Budimir riferimento centrale e tanti esterni a supporto. Il già citato Palladino, ma anche l’idolo di casa Torromino e l’altro giovane in prestito Ricci, fantasista esterno della Roma. Un altro che qui, da queste parti, sono pronti a mettere nel curriculum alla voce “talenti svezzati”.

La festa di Crotone è la festa di una regione che torna in Serie A sette anni dopo l’ultima apparizione. Allora, toccò alla Reggina salutare la compagnia e cancellare la Calabria dalla mappa del calcio che conta. Ora c’è il ritorno, con il terzo club della regione (dopo gli amaranto e il Catanzaro anni Settanta/Ottanta) a calcare i palcoscenici più importanti. Con un nuovo stadio magari. O meglio, con lo Scida rimesso a nuovo. Il piccolo impianto crotonese, già durante questo storico campionato, era finito nel mirino per lavori di ampliamento e ristrutturazione. Due gli step: prima la sistemazione della tribuna scoperta “distinti” con l’installazione di sediolini e una nuova moderna recinzione tra il manto erboso e gli spalti con l’eliminazione dei vetri preesistenti, la messa in opera dei sediolini della curva sud e curva nord ed i lavori per i nuovi spogliatoi. La seconda fase prevede l’adeguamento della tribuna coperta con l’aumento dei posti a sedere e di aree di accoglienza oltre che la copertura dei distinti. Una bella storia, scritta e raccontata dalla famiglia Vrenna e ora portata ai massimi livelli del calcio nazionale. Luigi, pater familias mancato lo scorso giugno, prese i pitagorici in Prima Categoria nel 1993. Oggi, i figli Raffaele e Gianni portano avanti (benissimo) la baracca. Svezzando i campioni altrui, indovinando gli allenatori e sognando uno stadio nuovo e ancora più bello, dopo le fantastiche scene di entusiasmo vissute quest’anno, Tutto possibile, ancora di più, a partire da oggi. Il Crotone in Serie A è una bellissima storia, ma anche una scusa per fare ancora meglio di così.

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