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Francesco, napolista abruzzese: «Sarri è un genio, per favore basta con la storia degli “occasionali”»

Francesco, napolista abruzzese: «Sarri è un genio, per favore basta con la storia degli “occasionali”»

Il suo sogno è trascorrere la vigilia di Natale a casa di un napoletano, per capire davvero cosa voglia dire appartenenza, sentimento, tradizione per chi è nato nella città che definisce “bellissima, ferita e un po’ rassegnata”, per sentire l’atmosfera particolare che solo a Napoli si vive a Natale, e per rivivere i momenti dell’infanzia, “quando mio padre preparava il presepe per noi”.

Francesco Gallo, 57 anni, è impiegato a Guardagrele, in provincia di Chieti. Abruzzese di nascita, è cresciuto con il Napoli nel sangue per via del padre, di Acerra, che lo portava spesso al San Paolo quando era piccolo. Dal canto suo, Francesco ha trasmesso la stessa passione a suo figlio Gian Marco, 23 anni: del primogenito, Davide di 28 anni dice, invece, che è “l’antisport per eccellenza”.

Sposato con Claudia da 30 anni, racconta la bellezza di vivere in una cittadina che dista venti minuti dalla Majelletta e altrettanto dal mare di Ortona e Francavilla: “In un attimo posso andare a sciare o fare il bagno guardando la Majella e il gran Sasso, capisci che suggestione?”. Amante della buona cucina, consiglia di assaggiare almeno una volta le “sise delle monache”, un dolce tipico di Guardiagrele, fatto di pandispagna e crema, che ricorda, nella forma, il seno femminile: “Ha tre gobbe che sembrano seni… la tradizione dice che le suore ne avessero tre,”. Legatissimo a Napoli (anche se non crede ci vivrebbe mai), racconta che quando viene a visitarla non si fa mai mancare una passeggiata sul lungomare e una full immersion nei taralli di Mergellina. Quanto alla squadra, ritiene che il Napoli sia “più avanti di Napoli” e aggiunge che gli piacerebbe che il San Paolo rappresentasse la città nel mondo come sta facendo la compagine di Sarri, “ma è troppo decadente, così non va”. Al San Paolo è stato l’ultima volta nel 2011, per Napoli-Lazio 4-3: “Ho rischiato di rimanerci secco, come tutti”. Tifare Napoli per lui è una cosa eccezionale: “Sarebbe molto più semplice tifare Juve, Milan o Inter, che vincono spesso e volentieri, noi invece amiamo i nostri colori e le canzoni napoletane, Totò, Troisi, la pizza. Hai mai sentito di uno Juventino che ami Torino?”. Definisce Sarri “proletario, anticonformista e genio”, mentre De Laurentiis, per lui, è intelligente, spaccone e “’nu figlio ‘e ‘ndrocchia”. E fa un appunto alla tifoseria: “Per piacere, basta con la storia degli occasionali. Chi usa questa parola è presuntuoso e pure idiota. La odio!”.

La partita la guarda con il figlio Gian Marco. Ognuno occupa scaramanticamente il suo posto sulla relativa poltrona. Si parte con le ingiurie all’inno della serie A, mentre Francesco dice che Jorginho gli ricorda Ciccio Romano, con cui vincemmo il primo scudetto. Il primo tempo passa tra salti sincronizzati sulla poltrona per le occasioni perse e suggerimenti tattici al mister: vorrebbero Mertens al posto di Callejon. Nell’intervallo, padre e figlio si concedono una birra, ma in onore del Napolista di bottiglie, a tavola, ne mettono tre, come se anche noi fossimo con loro. Poi Francesco prova a stuzzicarci con un affondo contro Benitez, ed è a quel punto che Higuain fa la magia. Gian Marco cade in ginocchio davanti alla tv, Claudia si chiude nello studio. Esultiamo insieme brindando virtualmente con la birra a tre. Gian Marco vola alto paragonando El Kaddouri a Zidane, “almeno nelle movenze”. Portiamo a casa i tre punti e Francesco si appresta ad accompagnare Gian Marco a Pescara, alla casa dello studente. Il weekend è salvo, la settimana promette bene.
Ilaria Puglia

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