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Perché non si può non stare con De Laurentiis

Perché non si può non stare con De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis (Ciambelli)

L’eterna polemica tra gli Ultras e De Laurentiis pare non avere mai fine.

Pagliaccio, pappone, lucratore sulla pelle della tifoseria, cafone… sono solo alcuni (i più ripetibili) degli appellativi con i quali nelle curve si è soliti rivolgersi al presidente.

Eppure da quando c’è lui il Napoli macina risultati e trofei come mai era accaduto prima. Una continuità che nemmeno nei sette annidi Maradona c’è stata ha portato gli azzurri su nel ranking Uefa, sopra al Manchester United ed al Manchester City, per dire. Attualmente siamo la seconda squadra italiana dopo la Juve. Partecipiamo, unici, alle coppe europee ininterrottamente dalla stagione 2010-11. Negli ultimi anni sono entrate nel palmares 2 coppe Italia e una Supercoppa di Lega. Abbiamo riassaporato il gusto di una semifinale europea dopo quasi 30 anni. In campionato sono arrivati un secondo posto e due terzi posti. Vestono la maglia azzurra campioni riconosciuti a livello mondiale come Higuain. Quelli che vanno via come Cavani e Lavezzi lo fanno per il PSG dei miliardi e degli sceicchi. Il nostro ex allenatore è stato ingaggiato dal Real Madrid.

Eppure De Laurentiis appare come un nemico del popolo. Ma cos’è, esattamente, che non gli viene perdonato? Non certamente il suo essere sopra le righe. A Napoli i personaggi eccentrici (ed egocentrici) sono sempre stati amati, dal Presidente Lauro a Diego Armando Maradona. Gli eccessi di alcune dichiarazioni non sono sufficienti a giustificare l’astio nei suoi confronti.

Certo, le majorettes e Inler presentato con la maschera di un leone furono episodi che disorientarono il pubblico più tradizionalista, ma non è per quello che lo odiano. Non lo odiano nemmeno per una certa approssimazione nella gestione societaria, per la mancanza di investimenti. Quando Rafa Benitez parlò di Business Plan e di un centro tecnico degno di questo nome il suo fu preso per un alibi, non per una richiesta di progettualità.

Ultimamente De Laurentiis si è fatto uscire che il Napoli l’ha fondato lui, nel 2004. Gli ultras gli hanno ricordato che il fondatore è Ascarelli. Per i puristi né l’uno, né l’altro, il fondatore è Reale e l’anno di nascita non sarebbe il 1926 ma il 1922. La verità è che ha ragione De Laurentiis e che non si può non stare dalla sua parte in questa vicenda. Lo odiano perché non è napoletano, di nascita e, soprattutto, nei fatti.

Ma proprio il suo “non essere napoletano” lo ha portato a raggiungere i risultati che abbiamo citato sopra. Con la retorica della città più bella del mondo, del pubblico migliore del mondo, della gente più calorosa del mondo, diciamoci la verità, il Napoli non ha mai vinto nulla. A vincere ci portò un altro condottiero, argentino, che credo non abbia mai fatto una dichiarazione su quanto è bello il Vesuvio in vita sua. 

Fino a prova contraria, il Napoli attuale è figlio suo, non degli ultras, non della città, non della retorica che da sempre accompagna la città. È lui che ha provato, non sempre con successo a dire il vero e sia pure in maniera spesso incoerente dal punto di vista politico, a farsi rispettare in Lega. È lui che ha preso le decisioni che hanno fatto arrivare il Napoli dov’è ora. È sempre lui che litiga ininterrottamente con i sindaci che si sono succeduti per la questione San Paolo. È ancora lui che ha fatto gli investimenti e, ovviamente, ha goduto del ritorno economico.

Non è il miglior presidente possibile, ma è sicuramente il migliore tra tutti i protagonisti del calcio a Napoli, tifosi e stampa compresi.

Anche Sarri è stata una sua intuizione e non era semplice gestire il dopo Benitez.

Insomma, tra il De Laurentiis contraddittorio, eccentrico ed egocentrico e gli ideatori di slogan del tipo “Meglio la C che un presidente così” chi ha a cuore le sorti del Napoli non può non stare con il presidente.
Fabio Avallone

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