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Se il mercato del Napoli finisse oggi, avremmo una squadra più forte e non ci sarebbe ridimensionamento

Se il mercato del Napoli finisse oggi, avremmo una squadra più forte e non ci sarebbe ridimensionamento
Callejon e Higuain

I fatti separati dalle opinioni, come si diceva una volta. E oggi, alla vigilia del ritiro di Dimaro, il primo della gestione Sarri, i fatti dicono che fin qui il Napoli di Aurelio De Laurentiis si è evidentemente rafforzato. Ha riempito la casella del portiere, ha richiamato in patria quel Pepe Reina col quale lo scorso anno non si riuscì a trovare un accordo. Sarà lui il guardiano della porta del Napoli. Un’operazione su cui ci siamo espressi senza accodarci all’entusiasmo acritico, un’operazione indubbiamente positiva se Pepe dovesse mostrare solidità fisica. Non solo Reina comunque. L’altro acquisto dei primi giorni è stato Valdifiori. Un regista che mancava a Napoli dai tempi di Fontana. La battuta che circola tra i tifosi è: magari il mercato finisse oggi. Perché, nonostante le rassicurazioni, il timore che qualche pezzo pregiato possa andar via resta comunque alto. 

Ma torniamo ai fatti. E i fatti dicono che sono arrivati Reina e Valdifiori. E che è partito Gargano, approdato al Monterrey. Questi fatti raccontano di un consolidamento del Napoli. Un rafforzamento. Sarà pure pane e salame il mercato del Napoli, come lo ha definito Sky Sport ieri sera attraverso le parole di Alessandro Bonan, sembra comunque un salame di ottime qualità. Dietro la porta ci sarebbero altri due arrivi: quello di Astori, difensore che non fa impazzire ma che comunque è un centrale esperto, non garantisce il salto di qualità per carità, è un giocatore di categoria come si sarebbe detto una volta (e senza sfociare nella battuta di Mandrake in Febbre da cavallo: “sì, categoria ’nvalidi”); e, soprattutto, quello di Allan, un mastino di centrocampo, un recuperatore di palloni di cui gli azzurri hanno un gran bisogno. Ovviamente questi non sono più fatti. Siamo ora nella categoria delle ipotesi, dei rumors di mercato.

Così come sono rumors quelli che riguardano le cessioni. Anche qui, però, se non ai fatti, atteniamoci alle dichiarazioni. E quelle di Giuntoli sono state chiare: Higuain non si tocca. Con buona pace di Mimmo Carratelli e di Dan Peterson, e aggrappandoci a Catalano, diciamo che un Napoli con Higuain è preferibile a un Napoli senza Higuain. Poi si può discutere della freddezza e della capacità di incidere nei momenti che contano – vero e proprio discrimine tra un ottimo giocatore e un fuoriclasse – e ammettere persino che fin qui la bilancia pende decisamente dalla parte dell’ottimo giocatore. Ma, come ci ha spiegato anche lo psicologo Alberto Cei in un’intervista concessa al Napolista, sulla testa, sulla mente di un atleta ci si lavora. È la mente che fa la differenza, è la capacità di rimanere concentrati che incide sulla prestazione complessiva del professionista. Sta anche al Napoli, oltre che allo stesso Gonzalo, comprendere se Higuain ha voglia di rimettersi in gioco e provare a migliorare. Anche Robben ha un Mondiale sulla coscienza e a lungo è stato considerato un magnifico perdente. Poi, una sera, in una finale di Champions League si sbloccò e il suo destino cambiò. Non a tutti capita di vincere un Mondiale a 18 anni come successe allo zio Bergomi. Molto più spesso le carriere, i successi, si costruiscono sconfitta dopo sconfitta. Accadde anche a Pantani. Cosi come a Ivan Lendl, considerato un perdente di successo prima che McEnroe gettasse alle ortiche una sublime finale di Parigi. E potremmo continuare all’infinito.  

Noi torniamo a Catalano e nel dubbio Higuain ce lo teniamo. Se lui ha voglia di restare. Trovare in giro un altro calciatore in grado di segnare trenta gol in una stagione (con quattro rigori sbagliati e un gol non visto dall’arbitro di porta) non è affatto semplice. E considerando che Tevez e Pirlo hanno lasciato la Juventus, diciamo che al momento il Napoli ha il giocatore più forte del campionato, probabilmente in condominio con Pogba. 

Un’altra dichiarazione di Giuntoli è stata quella relativa al modulo, al 4-3-3. Uno schema di gioco che presupporebbe – forse stiamo sognando – la permanenza a Napoli almeno di due tra Mertens, Callejon e Insigne. Non vogliamo spingerci nel fantamercato, vogliamo solo dire che al momento il Napoli non ha smantellato la propria rosa. Certo di calciatori ne abbiamo contati 28 (con quattro portieri). Ora si è aggiunto anche Fideleff. Quindi siamo a ventinove. Con gli arrivi di Astori e Allan saremmo a trentuno. Tanti, troppi. Le forbici entreranno in azione. Ma se saranno forbici sapienti, in grado di ridurre il monte ingaggi senza intaccare la qualità dell’organico, il Napoli potrà tranquillamente dire la sua anche nella prossima stagione. È presto per affermarlo. Però se dobbiamo tornare al paragone con Arrigo Sacchi, Berlusconi non lo chiamò certo per affidargli una squadra scarsa. Avere fiducia in un allenatore vuol dire anche mettergli a disposizione una rosa competitiva. Al momento il tanto temuto (anche da noi) ridimensionamento non c’è stato. Non vorremmo lasciarci andare a un prematuro entusiasmo, di certo constatiamo che al momento del ritiro a Dimaro il Napoli non ha venduto alcun calciatore di punta. Ed è un fatto da cui non si può prescindere.
Massimiliano Gallo

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