Higuain non mi ha mai “scaldato”. Darei retta a Dan Peterson: 43 milioni è un buon prezzo

Nessuna ossessione per Benitez. Una parte della tifoseria (come definirla diversamente nel nostro caso?) ha ancora il madrileno nel cuore e nella mente. Non ci sarebbe niente di male se la nostalgia per Rafa non si trasformasse in molti casi in un più accentuato scetticismo sulla “svolta” con Sarri. Ai nostri tempi del calcio romantico, […]

Nessuna ossessione per Benitez. Una parte della tifoseria (come definirla diversamente nel nostro caso?) ha ancora il madrileno nel cuore e nella mente. Non ci sarebbe niente di male se la nostalgia per Rafa non si trasformasse in molti casi in un più accentuato scetticismo sulla “svolta” con Sarri.

Ai nostri tempi del calcio romantico, il Napoli liquidò da allenatori Pesaola e Vinicio. Scriviamo a titolo personale. Eravamo talmente legati al “napoletano nato casualmente a Buenos Aires” e al “leone” brasiliano-tedesco che ci imbarcammo in polemiche vivaci sulle sostituzioni e l’affetto per i due protagonisti azzurri ci fece velo per lungo tempo scrivendo del Napoli.

Ma Pesaola e Vinicio sono stati ben differenti da Benitez.

Rafa è stato di passaggio a Napoli proponendo un sogno che non s’è poi realizzato anche perché De Laurentiis non è riuscito a ingaggiare quei giocatori per il salto di qualità della formazione di Rafa nel secondo anno, cioè, come tutti sanno, due centrocampisti “di lotta e di governo” e un centrale di difesa propositivo.

Pesaola e Vinicio per la lunga milizia azzurra da giocatori, e poi per avere scelto Napoli come “patria del cuore”, si sono straordinariamente calati nella nostra realtà, non solo calcistica, da vantare una notevole “carica” di appartenenza sostenuta da lealtà, passione, correttezza, impegno, partecipazione assoluta anche nei momenti difficili, amore vero per il Napoli.

ADDIO SECCO – Tutto questo è mancato a Benitez. Non insisteremmo sugli errori del secondo anno, ma ci dispiace sottolineare la partenza poco elegante. Lo avevamo deluso? Bene, da gran signore quale sicuramente è, avrebbe dovuto ugualmente salutarci con un sorriso e, aggiungeremmo, con un grazie. Benché esiliato a Castelvolturno, però per sua scelta, riteniamo che Napoli gli abbia dato molto, anche la chance del riscatto sulla stagione interista.

Ecco perché non capiamo certa ossessione per il tecnico spagnolo. Con Pesaola e Vinicio è stata tutta un’altra storia, una storia assolutamente nostra, napoletana, azzurra.

LA SVOLTA CON SARRI – Ci piacerebbe che la “svolta” con Sarri, obbligata per molti motivi, venisse accompagnata da una visione serena dei problemi che sicuramente ci saranno e che, visto l’andamento della campagna-acquisti, non meno che a Benitez porranno a Sarri difficoltà nel varare la squadra migliore secondo le sue preferenze tattiche.

Pare che il nuovo d.s., il toscano Cristiano Giuntoli, abbia prospettato la possibilità che il Napoli di Sarri giochi col 4-3-3 per l’abbondanza degli esterni nella “rosa” del Napoli (Callejon, Mertens, Insigne).

A parte l’incognita sul destino di Callejon, ci sarebbe da osservare che il 4-3-3 potrebbe non prevedere l’impiego da titolare di Gabbiadini. Mentre una squadra a due punte (Gabbiadini e Higuain) sfrutterebbe meglio Manolo in zona-gol con grande beneficio dello stesso Pipita.

GABBIADINI TITOLARE – Il modulo più adeguato potrebbe essere quello più caro a Sarri, un Napoli col 4-3-1-2, in cui il giocatore alle spalle delle due punte potrebbe essere Hamsik che ha classe per giocare in qualsiasi ruolo.

E’ vero che il Napoli insegue per il ruolo di trequartista Saponara (difficile) e Soriano (più possibile). Se arrivasse uno dei due, Hamsik scalerebbe sulla linea dei tre centrocampisti. Insigne e Mertens potrebbero essere impiegati in cambi volanti di modulo e, quando occorresse, alle spalle delle due punte.

Il succo comunque è questo: Gabbiadini titolare e in un ruolo a lui più congeniale dovrebbe essere un punto fermo nel Napoli di Sarri.

Peccato poi per il colpo mancato (Darmian) e qualche dubbio sulla “consistenza” di Astori. Ma vedremo quel che succede.

PROBLEMA HIGUAIN – L’argentino potrebbe essere il grande problema di Sarri se il nuovo tecnico non riuscirà a rilanciare il Pipita.

Dopo il Mondiale, col gol fallito nella finale contro la Germania che avrebbe offerto all’Argentina una chance per il titolo, Higuain tornò assolutamente sotto tono. Ora torna dalla Coppa America dopo avere fallito altre due opportunità per l’Argentina nella finale col Cile (il gol “divorato” a due passi dal palo e il rigore calciato verso il cielo di Santiago). Aggiungendoci le occasioni sprecate in maglia azzurra, che sono costate al Napoli l’esclusione dal terzo posto Champions e la finale di Europa League, vengono molti dubbi.

Primo: Higuain sta a Napoli a malincuore e oggi si lamenta di non potere giocare la Champions che lui stesso ha fallito, quindi non sarà ancora un modello di entusiasmo. Secondo: la condizione atletica, mai “corretta” da Benitez, migliorerà? Lasciamo perdere i rumors sulla “Napoli rapace” ventilata da De Laurentiis. Terzo: Higuain, a 28 anni, è in fase calante?

L’argentino ha segnato col Napoli 53 gol in 104 partite (Cavani 104 gol in 138 gare). In campionato per il Pipita 17 reti il primo anno, 18 il secondo (in campionato Cavani nei tre anni 26, 23 e 29 reti).

Non sono queste cifre che ci interessano quanto l’annotazione sulla “Gazzetta” di Dan Peterson che è un grande non solo del basket.

Sostiene Peterson che il Napoli “dovrebbe vendere subito Higuain”. I cento milioni pretesi da De Laurentiis per la cessione non stanno né in cielo né in terra. Annota Peterson: “Se anche l’Arsenal offre 43 milioni, il Napoli non dovrebbe esitare”. E aggiunge: “Vendere il campione prima del tramonto” prendendo spunto dalla filosofia di mercato di Branch Rickey, famoso manager del baseball. Prospetta, cioè, il “pericolo” che quanto il Napoli potrebbe incassare oggi dalla cessione di Higuain, non lo incasserà nel futuro, specie, aggiungiamo, se il Pipita sarà ancora un giocatore scontento, nervoso, in polemica coi compagni e, peggio ancora, una delusione sotto porta nelle occasioni decisive.

I lettori perdoneranno il vecchio cronista che ha nella memoria centravanti azzurri come Jeppson, Vinicio, Altafini, Careca, Cavani, persino Clerici, e perciò non si è mai “scaldato” per Higuain.

Ma, andando al soldo, sono tanti i problemi del nuovo Napoli da lasciar perdere ogni ossessione, nostalgia, rimpianto e apologia di Benitez. Almeno su questo dovremmo essere d’accordo.
Mimmo Carratelli  

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