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Gli interisti non capiscono perché Napoli ce l’ha con Mazzarri

Immaginate il Napoli che inanella il Triplete. E l’allenatore del Napoli che, la stessa notte del trionfo Champions, si trattiene col presidente del club della città che ha ospitato la finale per discutere l’ingaggio. Sarebbe una tragedia. L’entusiasmo della vittoria verrebbe presto sostituito dallo sgomento. La piazza sarebbe colta da folli nervosismi e, come al solito, si dividerebbe. L’allenatore in questione diverrebbe per molti un nemico nel giro di una notte. La restante parte del tifo, per non attaccare il mister, si scaglierebbe contro la presidenza, colpevole di non averlo saputo convincere a rimanere. E di lì seguirebbe un’estate tremebonda.

È esattamente quello che è successo all’Inter con Mourinho nel 2010. Notte del 22 maggio, la Beneamata ha appena battuto il Bayern Monaco al Bernabeu di Madrid: mentre la squadra festeggia, lo Special One tratta l’ingaggio con le merengues. Ciò non ha impedito a Mou di rimanere un eroe amato e venerato di tutto l’ecumene nerazzurro, senza distinzioni di sorta.

Sta tutta qui la differenza antropologica tra le tifoserie di Napoli e Inter. Non è poco. È il particolare che spiega una cosa che a molti nerazzurri sfugge: il motivo del risentimento dei tifosi azzurri verso Mazzarri. Perché dalle parti della Curva Nord e dintorni (dove Walter non è proprio un idolo) credono che si tratti sostanzialmente di un meccanismo mentale in stile “la volpe e l’uva”. L’amore tradito che diventa invidia e gelosia. Ma non è (solo) questo.

Sorvolando sull’anno sabbatico, il problema è che Mazzarri, per tanti tifosi, ha offeso il nostro senso dell’onore. Per i napoletani, Napoli non è una tappa di passaggio, un trampolino di lancio, uno scalino verso la vetta. Napoli è tutto, è l’alfa e l’omega del calcio e della civiltà.

Sarà una visione parziale e peculiare, ma tant’è. L’allenatore che ha guidato gli azzurri per quattro stagioni è accusato di aver bluffato per un intero anno sul rinnovo. Perché? Per guardarsi intorno e consegnarsi alla peggior Inter degli ultimi 25 anni. Basta a cancellare qualsiasi sentimento di stima e appiattire il ricordo dei meriti (che pure ci sono).

Non è mica la prima volta che capita. “La Juve è un treno che passa una sola volta”. Questa battuta, detta durante la conferenza stampa di presentazione, cambiò radicalmente il corso delle polemiche sulla cessione di Quagliarella. Dopo giorni di sangue su tutti i gruppi, forum e bar sport azzurri, le parole del bomber stabiese misero tutti d’accordo (contro di lui). Vallo a trovare, oggi, uno che spenda una parola d’encomio per il ferroviere bianconero.

Se invece Lavezzi e Cavani hanno avuto l’accortezza di andare all’estero e tenere fuori considerazioni gerarchiche su Napoli, nella trappola è caduto Gargano. “Da bambino tifavo Inter”, e lì è finita la retorica sul soldatino uruguagio tutto polmoni. Finanche Donadoni si è preso la sua scarica di risentimento per alcune considerazioni infelici dopo l’esonero.

Il primo rendez-vous tra il Napoli e Mazzarri è finito a nostro favore: una vittoria e un pareggio sul campo, buon distacco in classifica. Ma ne deve passare di acqua sotto i ponti perché la situazione si normalizzi.

I napoletani non vogliono sentirsi sminuiti, non si sentono secondi a nessuno. Maradona l’ha capito benissimo, e ha sempre saputo accarezzare questo sentimento (“Sono orgoglioso si essere stato il migliore a Napoli”). In ballo ci sono amor proprio, orgoglio, roba del genere. Non per forza pulsioni positive, ma sicuramente caratterizzanti. Chissà se gli interisti, che ancora adorano uno che li ha piantati in asso sul più bello, lo possono capire.
Roberto Procaccini

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