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L’equilibrio di Le Chatelier tra mazzarriani e rafaeliti

Accolgo con gioia il cortese invito di Max Gallo, sulla possibilità di scrivere due righe sulla accademica diatriba tra il Maestro Carratelli e don Guido Trombetti, autorevole matematico e stimato rettore della mia Università.

Divisi tra logica, numeri e loro incompletezze, dotte citazioni, proponimenti con omaggi floreali a chi riuscì, a modo suo, a dare prova matematica dell’esistenza di Dio, mi cimento nella singolar tenzone consapevole della mia assoluta caducità e dell’esser terzo tra cotanto senno.

Il ricordo corre veloce agli studi universitari presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dove ebbi la fortuna, a dir il vero non immediatamente percepita, di capitare nel corso di Chimica tenuto dal professor Vincenzo Bocchini. Il suo dotto e lungo insegnamento tenuto tra orbitali nucleari, proprietà fisiche degli elementi, formule e stechiometria, cristalli e composti essenziali fu di grande completezza e complessità e sicuramente non semplice, ma ebbe il potere di fornirci alcune impostazioni di base da cui avrei poi attinto a piene mani.

Tra queste, il principio dell’equilibrio mobile di Le Chatelier, per il quale :“quando un sistema in sicuro equilibrio viene perturbato, esso tenderà a raggiungere un nuovo equilibrio spostandosi nella direzione che gli renderà possibile annullare gli effetti della perturbazione”. Inizialmente, un principio del genere pare possa accostarsi solo alle reazioni chimiche organiche, ai loro prodotti e al concetto dell’adattamento e del divenire tipico delle scienze biologiche intese in senso ampio. Ma se per un attimo ci astraiamo dalla chimica e proviamo a spostarlo sull’arte pedatoria e soprattutto sull’eterna diatriba tutta napoletana tra Mazzarriani e Rafaeliti, troveremo punti di contatto non solo apparenti.
Una squadra di calcio, compreso il suo allenatore, se viene vista come un insieme di forze libere, queste risultano inefficaci e dispersive, se non adattate e veicolate in un comune contesto. Tale proposito concettuale è come una reazione chimica, dove componenti diversi e con cariche dissimili, possono trovare un comune equilibrio, sebbene ci siano variazioni e dispersioni di energia dove, alla fine, tutto si placa e trova una “soluzione”.

Ma fino a quando? Fino a che il chimico, in questo caso il presidente De Laurentiis, non decide di cercare nuove “reazioni” , facendo a meno di un soluto e sostituendolo con un altro, ovvero in una squadra al secondo posto e già vincitrice della Coppa Italia l’anno prima, si decide di cambiare l’allenatore, che nel nostro gioco potrebbe rappresentare il catalizzatore

Ora, il sistema in apparente equilibrio si vede costretto a modificare il proprio stato di quiete e si innescano una serie di reazioni, così come avvenuto in campo, probabilmente negli spogliatoi e quotidianamente tra i tifosi, in un alternarsi continuo di tesi, tattiche, schieramenti e moduli, spesso improbabili. Un gioco continuo, in vigore sette giorni su sette, a qualunque orario e dovunque, dai bar alle aule scolastiche, dai supermercati agli autobus e per un tempo imprecisato.

Adesso cosa ci aspetta, cosa dobbiamo pensare che accada? Basterà attendere, consapevoli che tutto troverà una sua naturale soluzione.

Benitez vincerà la Coppa Italia, De Laurentiis acquisterà Mascherano, facendo contento il suo mister, il detto che lo accompagnerà sarà veramente – sin prisa y sin pausa, Mazzarri continuerà le sue personali battaglie con gli arbitri, i tifosi Rafaeliti crederanno di aver avuto ragione, così come i Mazzarriani convinti di aver stimolato don Rafè con le loro critiche.

Ma, alla fine, il vero e unico vincitore sarà ancora una volta il chimico di Roma.
Domenico Crea

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