Il Napoli torna in Galles 50 anni dopo. Allora fu il Bangor, oggi lo Swansea: città di John Charles

Swansea, 200mila abitanti, è là, ad ovest di Liverpool e Birmingham, nel piccolo Galles di tre milioni di gallesi, quanti ne fa la provincia di Napoli, una piccola penisola sul Mar d’Irlanda e sul lato sud-occidentale dell’Inghilterra. Tradotto, Swansea significherebbe mare dei cigni, ma la vera etimologia del nome non consente una interpretazione così poetica […]

Swansea, 200mila abitanti, è là, ad ovest di Liverpool e Birmingham, nel piccolo Galles di tre milioni di gallesi, quanti ne fa la provincia di Napoli, una piccola penisola sul Mar d’Irlanda e sul lato sud-occidentale dell’Inghilterra. Tradotto, Swansea significherebbe mare dei cigni, ma la vera etimologia del nome non consente una interpretazione così poetica che, in qualche modo, potrebbe ricordare Ciajkowskij. In ogni modo, i calciatori dello Swansea sono The Swans, i cigni.

Che esistesse al mondo un posto chiamato Swansea ce lo rivelò John Charles, il gigante buono, quando venne a giocare nella Juventus. Era nato a Swansea, nel 1931, e a 17 anni se ne era andato per fare il calciatore a Leeds prima di giocare a Torino. E a Swansea, visto che ci siamo, è nata Catherine Zeta-Jones, l’esplosiva ragazza gallese del cinema, più famosa per avere spostato Michael Douglas.

Queste due celebrità e le tre scogliere alte venti metri su una splendida baia sono tutto quello che c’è di speciale a Swansea cui si è aggiunta, in questi ultimi tempi, la squadra di calcio dai colori bianconeri, ma l’ho vista indossare anche una orribile casacca giallo-viola.

Da tre anni, la squadra gioca nella Premier League, il campionato inglese, insieme al Cardiff, la formazione della capitale gallese. L’anno scorso, lo Swansea ha vinto la Coppa di Lega inglese giocando a Wembley e trionfando sul Bradford per 5-0. Il successo l’ha qualificato per l’Europa League. Nella Premier si è mantenuta a galla a metà classifica per due anni, ma in questa stagione lotta per salvarsi, quattro punti sopra la zona-retrocessione.

Nel calcio ormai globalizzato sono appena tre i giocatori gallesi dello Swansea, Neil Taylor, Asley Williams e Ben Davies. Giocano tutti in difesa. Il resto della compagnia comprende otto spagnoli, tra cui Miguel Pérez Cuesta detto Michù, talento di Oviedo bloccato da un infortunio, sei inglesi, due olandesi, due francesi e l’ivoriano Wilfried Bony, la punta di diamante dell’attacco.
La panchina di Michelino Laudrup, delizioso attaccante danese che giocò quattro campionati nella Juve nella seconda metà degli anni Ottanta, è saltata a inizio di febbraio dopo una serie di sei sconfitte, tre pareggi e due vittorie, subentrandogli Garry Monk, 34 anni, inglese, tesserato come giocatore (difensore) dal club.

La specialità dello Swansea è il possesso-palla, tocchi ravvicinati e continui fra i centrocampisti Canas, de Guzman, Dyer, Hernandez, il tiki-taka in salsa gallese. La difesa è perforabile. I centrocampisti inglesi Jonjo Shelvey e il minuscolo Wayne Routledge (1,69) sono i mediani più offensivi in appoggio al centravanti Bony (14 gol in 29 partite).

Lo Swansea gioca col 4-2-3-1. Ha superato la fase a gironi dell’Europa League finendo secondo dietro al Valencia nel Gruppo A dopo il clamoroso debutto sul campo degli spagnoli (3-0).
Cinquant’anni fa, il Napoli eliminò una squadra gallese in Coppa delle coppe. Era il Bangor City, battuto nello spareggio allo stadio di Highbury da due gol dell’argentino Humberto Rosa (2-1), talento ombroso giunto dalla Juventus. C’era Bruno Pesaola al suo primo anno sulla panchina azzurra all’inizio di un milione di sigarette fumate a bordo campo.
Mimmo Carratelli

EUROPA LEAGUE.
Sedicesimi di finale.
Andata, giovedì 20: Juventus-Trabzonspor (ore 19), Esbjer-Fiorentina (19), Swansea-Napoli (21,05), Lazio-Ludogorec (21,05).
Ritorno, giovedì 27: Napoli-Swansea (ore 19), Ludogorec-Lazio (19), Trabzonspor-Juventus (21,05), Fiorentina-Esbjerg (21,05).

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