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E se fosse Benitez a rompersi di Napoli?

C’è una strana tensione attorno al Napoli. Una sorta di rabbia che si placa solo dinnanzi a prestazioni eccellenti della squadra; talvolta, nemmeno il risultato pieno basta. Ieri sera il Napoli ha pareggiato in casa contro il Genoa. Una prestazione dai due volti: un primo tempo piuttosto tonico che faceva apparire gli azzurri come la formazione più in forma tra quelle di testa; un secondo invece indubbiamente mesto, desolante per tanti. Fisiologico o comunque nell’ordine delle cose per me. Indubbiamente brutto. E, quel che più conta, alla fine il Genoa ha pareggiato con una punizione di Calaiò a sette minuti dal termine.

L’analisi della prestazione. Nel primo tempo il Napoli ha mantenuto il controllo della partita. Benitez si è affidato a un pacato turn over, col solo Maggio in panchina e Reveillere al suo posto sulla destra. Sin dall’inizio si è visto che Jorginho non fosse in serata, ben controllato dai centrocampisti genoani. Ciononostante, il Napoli ha sfiorato il gol in più occasioni, grazie soprattutto all’effervescenza di Mertens ieri sera è stato un po’ troppo egoista. Sotto tono Hamsik che però serviva un assist delizioso a Higuain che lo onorava con uno scavino di sinistro da scuola calcio. Ancora una volta l’impressione è che il Napoli in attacco si specchi troppo, è una squadra narcisista. E nel calcio è un vizio che non ti puoi consentire. Il Napoli comunque andava negli spogliatoi tra gli applausi nonostante il Genoa avesse sfiorato la segnatura in due occasioni.

Nella ripresa, invece, la metamorfosi. Il Napoli di fatto controllava la partita. Provava ad addormentare il gioco. Rinunciava a offendere. In verità il Genoa si rendeva pericoloso solo una volta, con Sculli. Higuain si preoccupava di farsi ammonire in modo da giocare con più tranquillità le importanti partite successive (ci sono le sfide con Roma, Fiorentina, Juventus). Insomma a me sembrava una di quelle partite di certo non belle, che però in un campionato ci stanno. Ci sono sempre state. A patto, ovviamente, di portarle a casa. La differenza, non da poco, è tutta lì. Se avessimo vinto, avrebbero parlato di Napoli cinico, di squadra matura. Così non è andata. Siamo stati puniti da Calaiò su punizione. E nei restanti sette minuti non è successo praticamente nulla.

E ora veniamo al dopo. Il San Paolo, una parte del San Paolo, ha fischiato. Il Mattino riporta che De Laurentiis abbia detto: “mi sono rotto”. Non sappiamo se il riferimento fosse ai fischi, all’ennesimo tentativo di contestazione o, come si presume, al passo falso del Napoli. Qui siamo rafaeliti e per questo sembriamo troppo faziosi, incapaci di un’analisi obiettiva. Non sono certo contento per il pareggio di ieri. In sei giornate abbiamo totalizzato nove punti mentre nel girone d’andata ne conquistammo sedici. Però, e vengo al punto, o almeno a un punto, anche dopo le prime sei giornate questa squadra fu sommersa dalle critiche. Andammo a giocare a Genova (dove vincemmo con Zapata e Pandev in campo) tra un coro di lamentele. Il pareggio col Sassuolo portò Benitez dritto sul banco degli imputati. Oggi, almeno, qualche ragione in più c’è. Carratelli giustamente scrive che sono undici i punti in casa perduti: Parma (3), Udinese, Sassuolo, Chievo e Genoa (2).

«Si poteva fare meglio ma non è male», ha detto ieri sera Benitez. Non sto qui oggi a ripetere la sua difesa. Sinceramente non capisco il coro di critiche che si leva a ogni mezzo passo falso o anche a ogni partita non giocata in modo eccelso. Sarà certamente un mio problema. Nessuna squadra può giocare a mille all’ora tutte le partite. Il Napoli è la squadra che ha giocato più di tutte in Italia. L’allenatore non ne ha mai fatto un alibi. Siamo terzi in campionato (certo, il secondo posto sarebbe meglio e per me non è ancora finita), siamo in finale di Coppa Italia e ancora in corsa in un’Europa League che mi sembra di aver capito che sia l’ultimo obiettivo della società.

Benitez è venuto qui per portare avanti un progetto. Se De Laurentiis ha sposato la causa, non ha senso lamentarsi o trincerarsi dietro il silenzio dopo ogni risultato storto per poi riapparire radioso al termine di Napoli-Roma 3-0. Anzi, è controproducente. La speranza, ovviamente, è che non sia un atteggiamento studiato a tavolino. Perché i tifosi, si sa, sono (siamo) umorali, non è quello il punto. E magari non lo è nemmeno certa critica. Benitez non piace, ok, lo abbiamo capito. Non a caso i suoi detrattori spariscono quando gli azzurri vincono e riappaiono ogni qual volta qualcosa non va per il verso giusto. Poiché, però, siamo tutti animati dalla passione per il Napoli, direi che è il caso di guardarci anche allo specchio. Noi non siamo rafaeliti per sfizio. Lo siamo perché – a torto o a ragione – siamo convinti che la sua presenza a Napoli sia un attestato di garanzia per le ambizioni di questa squadra e di questa società. Se l’obiettivo è “vincere, devi vincere”, conviene stare con lui. Benitez ha un futuro oltre Napoli. Anche noi, certo, oltre lui. Ma se dovessi scommettere su chi vincerà di più dopo un ipotetico divorzio, non avrei dubbi. Se non scorge nulla di programmatico, Benitez saluta e se ne va. E lo dico soprattutto a chi non ama questo presidente.

Ciò non esime l’allenatore dalle critiche, certo. Ma l’impressione è che dovrebbe vincerle tutte 3-0 dando spettacolo per esserne immune. Forse è bene che anche i tifosi ripercorrano la strada del Napoli. Se non abbiamo pazienza perché vogliamo vincere, mi sa che andiamo a sbattere contro un muro. Così come ci andammo dopo aver fischiato al termine di Napoli-Spartak Mosca. (Va da sé
che non abbiamo pareggiato per i fischi, lo aggiungo perché non si sa mai).
Massimiliano Gallo

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