Un’illazione qua, una bugia là: così i giornali fanno a pezzi il Napoli

Oggi c’è tanto Napoli sui giornali, sorprendente, ma del resto è sorprendente una squadra che perde tre partite di fila dopo essersi candidata con un bel calcio e con alcuni risultati brillanti (vittorie contro Borussia e in casa del Milan) a un ruolo da protagonista. C’è tanto Napoli, tanta analisi, ma spesso mescolata a illazioni. […]

Oggi c’è tanto Napoli sui giornali, sorprendente, ma del resto è sorprendente una squadra che perde tre partite di fila dopo essersi candidata con un bel calcio e con alcuni risultati brillanti (vittorie contro Borussia e in casa del Milan) a un ruolo da protagonista.
C’è tanto Napoli, tanta analisi, ma spesso mescolata a illazioni. Viene da chiedersi se l’analisi continua a reggere nel casi in cui le illazioni su cui si regge fossero sbagliate. Esempio. Gazzetta dello sport. Scrive Luigi Garlando, apprezzato scrittore per ragazzi, la prima firma di calcio del giornale. Solleva un po’ di perplessità sul 4-2-3-1 di Benitez. Lo giudica “un elettroshock tattico necessario” dopo gli anni di Mazzarri ma aggiunge che “il trapianto andava curato con più tatto, magari alternando il nuovo modulo con altri più prudenti. Affrontare con due soli mediani i migliori contropiedisti del mondo è come andare in guerra con le spade di legno. Presunzione o incoscienza”.

Su questo punto, per quel che conta, la penso in modo diverso: 1) anche il Borussia aveva due soli mediani e il 4-2-3-1 non è una bizzaria ma il modulo più diffuso in Europa; 2) se pure si volesse puntare su un altro modulo (non è un reato) bisogna chiedersi con quali giocatori. Il Napoli ha molte mezzepunte, molti esterni (prima degli infortuni) e tre centrocampisti: giochiamo il 4-3-3 e gli svizzeri li spremiamo tutti?

Le cose più importanti scritte da Garlando sono altre. Scrive di crollo atletico, critica i giorni di vacanza, la mancanza di ritiro e aggiunge: “Trendy allenare solo con la palla, ma se i giocatori sentono il bisogno di recuperare a casa sul tapis-roulant, è un segnale”. Ecco. Questa cosa è vera oppure è una delle chiacchiere napoletane sussurrate all’orecchio di Garlando? Faccia i nomi. Un po’ troppo facile sparare nel mucchio. È un’accusa troppo grave per essere piazzata così in un articolo. Senza questo passaggio gran parte dell’analisi di Garlando si sbriciolerebbe.

Si sbriciola del tutto l’analisi di un’altra grande firma del giornalismo sportivo italiano, Gigi Garanzini, che sulla Stampa titola: “Troppi limiti”. Vediamoli. “Un Napoli prigioniero una volta di più dei suoi limiti da trasferta. Cinque impegni fuori casa di alto livello, tra coppe e campionato, cinque sconfitte. Una di misura, a Firenze, le altre quattro senza discussioni”. Sobbalzo. A Firenze? A Firenze. Il Napoli ha perso a Firenze. Se l’analisi ha queste basi, ci si può fidare di certe analisi?
Il Corriere della Sera scrive che la vittoria di settembre al San Paolo sul Borussia “sembrava il primo mattone per costruire qualcosa di grande. Ora assomiglia solo a una breve illusione di fine estate”. Mentre su Il Mattino c’è un’intervista ad Arrigo Sacchi, che promuove l’atteggiamento del Napoli a Dortmund, “nessun timore reverenziale”, ma parla di giocatori “non adatti al tipo di gioco che ha in mente Benitez. E’ la fase difensiva che mi lascia molto perplesso (…) La fase offensiva è una garanzia, si vede che il Napoli può fare gol in qualsiasi momento”.

Va ricordato che quando Sacchi avviò il suo lavoro di costruzione del Milan, nei primi mesi la squadra sbandava, rigettava certe idee, nei calciatori stava venendo meno la fiducia nel loro allenatore. Si racconta che un giorno all’ingresso del campo la squadra trovò Berlusconi, e ai calciatori che sfilavano per andare in campo il presidente disse, uno per uno: “Sappi che Sacchi è il nostro allenatore”. Dall’uno all’undici. Fine dei dubbi. Vinsero lo scudetto, ce lo ricordiamo bene.
Il Ciuccio

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