Tre indizi fanno una prova: Conte mostra un nervosismo che somiglia alla paura

Due frasi. Con due frasi ha apparecchiato la tavola. La prima: “Benitez dice che il Napoli è ancora al 75%: ha gli stessi punti nostri ed è a -3 dalla Roma, quando sarà al 100% non ci sarà più campionato…”. La seconda: “Penso che il Napoli l’anno scorso è arrivato secondo in campionato, ha venduto […]

Due frasi. Con due frasi ha apparecchiato la tavola. La prima: “Benitez dice che il Napoli è ancora al 75%: ha gli stessi punti nostri ed è a -3 dalla Roma, quando sarà al 100% non ci sarà più campionato…”. La seconda: “Penso che il Napoli l’anno scorso è arrivato secondo in campionato, ha venduto Cavani per 60 milioni e fatto una campagna acquisti per 90 milioni. Benitez è così intelligente da capire che se il Napoli non vince lo scudetto non ha fatto niente”.
Benitez è intelligente. Così si tradisce Conte. Usa la stessa frase adoperata poco prima dallo spagnolo a Castel Volturno. “Conte è intelligente. Sa che la Juve è favorita per lo scudetto”.
Può sembrare una schermaglia da vigilia, potremmo finanche definirla tipica essendoci Conte di mezzo. C’è una terza frase di Conte però che chiarisce in quale parte di campo stiamo giocando. Gli ricordano che la Juve voleva Higuain e che ha preso Tevez. Gli chiedono cosa possa fare la Juve con Tevez non avendo Higuain e cosa avrebbe potuto fare con Higuain non avendo Tevez. La sua prima risposta è un ghigno. La sua seconda risposta è perfino più affilata del ghigno: “Potevano anche arrivare tutt’e due…”.
E’ la terza frase a spiegare le prime due. Non di schermaglia da vigilia di tratta. Non solo, almeno. Ma di messaggi lanciati alla sua stessa società, con la quale evidentemente Conte è in rottura prolungata (cit. Massimiliano Gallo). Conte è preoccupato di far sapere ad Agnelli o a chi ne fa le veci che lui resta scontento di come è stato condotto il mercato. Rivendica i suoi meriti ed esalta il suo lavoro, a dispetto di una rosa che non ritiene abbastanza attrezzata. Le cessioni di Giaccherini e Matri, ricordate? E sentirsi scaraventare sulle spalle l’etichetta di favorito da Benitez gli ha mandato il sangue alla testa. Segno che questa partita la Juve la teme. Siamo degli avversari. E’ questo che deve darci forza, non la simpatia che alla vigilia della sfida del 1986 il mondo Juve manifestava per il Napoli di Diego. “Se non tocca a noi, mi piacerebbe che lo scudetto lo vincesse il Napoli”, disse Platini alla vigilia. Parole simili anche da Boniperti.
Ventisette anni dopo, la simpatia è sparita. Meno male. Ma le analogie sono tante. La Juve aveva provato a prendere Maradona, come stavolta ha fatto con Higuain. La Juve veniva da una partita con il Real. Come oggi. Bagni aveva un dolore al ginocchio ed era in dubbio alla vigilia. Come Behrami oggi. Era novembre. Come oggi. Non so se vinceremo, e in fondo non è neppure decisivo. So che ci divertiremo. Con la paura addosso non si gioca mai bene.
Il Ciuccio

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