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Essere Jupp Heynckes

Essere Jupp Heynckes. Far giocare alla propria squadra per due anni il miglior calcio d’Europa, cancellare la squadra simbolo dell’ultimo decennio, da alcuni definita addirittura – a mio avviso precipitosamete – la formazione più forte di tutti i tempi, andare in finale di Champions per due anni consecutivi, e ritrovarsi a fine stagione disoccupato. O, come dice lui, pensionato, visto che ha dichiarato di voler smettere. Sarà rimpiazzato proprio da chi quel mito lo ha creato e plasmato: Pep Guardiola. Insomma, anche il calcio, da sempre considerato un ancoraggio alla realtà, al pragmatismo, all’inesorabilità dei risultati, a volte mostra un lato per certi versi incomprensibile.
Poi, per carità, non c’è nulla di strano che una squadra come il Bayern decida di affidare la propria panchina all’allenatore più forte del mondo. È singolare che lo faccia proprio nel momento in cui, con ogni probabilità, gioca il calcio più bello. Francamente (per me) persino più affascinante del tiki taka.
Ad Heynckes (che ovviamente dovrà vincere la Champions, e non sarà facile) resta la soddisfazione di costringere Guardiola ad emularlo. Lo farà da pensionato, dice. Vedremo.
Massimiliano Gallo

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