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Ma quale scugnizzeria, il Napoli Primavera non ha un gioco né un’idea di calcio

Mi piace molto vedere i ragazzi giocare a pallone. Vado spesso ad assistere alle partite del mio amico Domenico, ex allievo della nazionale e del Napoli, che oggi allena i ragazzini di una scuola calcio. Le sue squadre formate da ragazzini dai 9 ai 13 anni è uno spettacolo vederle. Magari perdono qualche partita perché non buttano mai la palla e lui non urla mai nelle orecchie ai suoi ragazzini, come succedeva a me, “spazzaaaaaa, viaaaaaa, battiiiiiiii”. Il loro gioco parte dal portiere che la passa con le mani al difensore, se questi è marcato la ripassa al portiere che cerca un altro compagno libero cui passare il pallone per far partire l’azione. Uno spettacolo: una serie di fraseggi e movimenti coordinati che ti riconciliano con questo sport. Soprattutto a vederlo mettere in pratica da bambini non assillati se sbagliano il passaggio e magari prendono un gol. “Perché – mi dice Domenico – l’errore tecnico si può correggere, quello di concetto te lo porti dietro per tutta la vita”. Inutile, o forse è importante aggiungere, che la scuola calcio di Domenico è affiliata al Milan che fornisce programmi e metodi di allenamento e, soprattutto, di apprendimento.
Domenico mi racconta di un Barcellona – Milan dei pulcini giocata qualche anno fa dove i rossoneri vinsero per 4-0 pur senza vedere mai il pallone che fu per tutta la partita nei piedi dei bimbi blaugrana. Perché la cultura delle nostre parti predilige un effimero risultato alla formazione dei propri talenti. Qui in Italia si vanno a pescare ragazzini di 10 anni perché hanno un fisico imponente già a quella età. Il concetto è: “il fisico c’è, poi penseremo ad affinarne la tecnica”. Qualche anno fa si sceglievano i bambini di talento sui quali poi ci si costruiva il fisico.
Ieri ho visto invece la Primavera del Napoli al San Paolo. Non è questione se si sia perso o vinto, ho visto una squadra impresentabile. Tra tutte le cose inguardabili mi ha colpito una linea difensiva da film horror. Eppure si era a fine campionato, quando certi meccanismi dovrebbero già essere assimilati. Posso assicurare che ho visto squadre di allievi, ma anche di amatoriali della prima categoria, difendere assai meglio.
Ho visto ragazzi molto pieni di sé perché giocavano al San Paolo, muccusielli juventini a parte. Ho visto, per l’ennesima volta, che per Tutino e Insigne (forse i più dotati tecnicamente nelle fila azzurre) ci vorrebbe un pallone a testa perché non la passano mai. Entrambi concentratissimi sul come fare il numero da circo per mandare in visibilio il pubblico per qualche giocata effimera. Qualche anno fa ragazzi con questa “capa” non avrebbero mai giocato.
Ho visto Radosevic. E mi tornano alla mente quei siti e giornali napoletani che si chiedevano stupefatti il motivo per cui Mazzarri non lo lanciasse in prima squadra. (Preciso che io Radosevic l’ho visto solo tre o quattro volte – poche – ma non mi ha fatto questa grande impressione).
E poi ci lamentiamo ogni lunedì di Mazzarri. A me sembra assai più grave che quel famoso progetto “scugnizzeria” sia sviluppato in maniera così approssimativa dal settore tecnico giovanile del Napoli. Perché si può pure vincere qualche partita o qualche campionato ma se si pensa che uno di questi ragazzini possa presentarsi in prima squadra senza conoscere i più elementari concetti di come si sta in campo non si va da nessuna parte. E, posso assicurare, che se qualche osservatore europeo ieri era in tribuna al San Paolo per vedere il match avrà riso a crepapelle. Perché, se questi sono gli insegnamenti che diamo ai ragazzini, l’Italia non andrà poi così lontano nei prossimi dieci anni. Ma magari, Domenico e quelli come lui riusciranno a salvarci.
Valentino Di Giacomo
P.S. Non ho toccato l’argomento disciplina… Mi sembrava abbastanza inutile dopo quello che si è visto…

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