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L’analisi spietata ma realista di Sconcerti sulla Juve e il nostro calcio

Il giornalista Mario Sconcerti, intervenendo dalle colonne del Corriere della Sera, parla della brutta sconfitta subita ieri sera dalla Juventus in quel di Monaco di Baviera contro il Bayern, nell’andata dei quarti di finale di Champions League. “Si torna a casa tutti a capo chino, nessuno escluso. La Juve è da due anni il meglio che il calcio italiano esprime eppure non è bastata nemmeno a impegnare seriamente il Bayern”, ha esordito Sconcerti, che poi ha aggiunto: ”Quello che in Italia è sempre bastato, quello che a tratti è sembrato un calcio esatto, studiato, quasi oltre la modernità, a Monaco è stato prima travolto, poi tranquillamente controllato. Eppure Bayern e Juventus si assomigliano, hanno tutti giocatori di ottima qualità media, solo che gli altri giocano a questi livelli da molti anni, quello che non hanno nello spunto finale lo trovano in esperienza, fiducia in se stessi. La Juve ha cominciato con un colpo del destino, il gol di Alaba è stato un marchingegno balistico, un’ovvietà diventata imparabile. Ma c’era tutto il tempo per recuperare, se non il risultato, il gioco. È lì che la Juve ha mostrato la sua fragilità internazionale, la sua poca personalità europea. Ha solo subìto, nessuno dei suoi difensori, peraltro i più avanti nella caratura tecnica, ha contenuto gli avversari diretti. Per una lunga mezzora del primo tempo il Bayern ha giocato contro una squadra che sembrava sconosciuta agli italiani per la facilità con cui veniva travolta. Nel secondo il Bayern ha voluto solo tenere la partita per non prendere gol. Questo lascia qualcosa al futuro della Juve e ricorda che nemmeno il Bayern ha solo camminato sulla gloria anche nella sua strada recente. Tecnicamente il risultato è recuperabile, l’ha dimostrato il Barcellona con il Milan, ma è un esempio serio? Il brutto viene dall’inevitabilità del risultato. La Juve non c’è mai stata, forse un tiro vero in porta, forse un’azione, ma di quattro attaccanti scesi in campo non uno ha preoccupato i macchinosi difensori tedeschi. Mentre quando prendevano palla Schweinsteiger, Ribery, Müller, Robben, il prode Mandzukic, piedi di marmo ma fisico eroico e voglia di combattere impetuosa, la difesa della Juve rimaneva quasi sorpresa dall’improvvisa qualità che si trovava davanti. Come non fosse abituata, come se da troppo tempo il pallido calcio italiano la impegnasse poco per acquistare esperienza. Conte deve aver pensato la stessa cosa, altrimenti non avrebbe messo Pogba solo al minuto 74. Non pensava di pareggiare, cercava di limitare il risultato contro un avversario che capiva più forte. Ora si resta aggrappati a un’impresa possibile e difficilissima. Restano le carte di un episodio, lo stesso di Alaba ieri sera, o una notte leggendaria. Non sarebbe la prima della Juve. Ma resta anche l’amaro di una dimensione generale che pensavamo di aver finalmente messo alle spalle”.
tratto da europacalcio.it

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