Il Napoli è più squadra senza Lavezzi e Gargano

A Genova il regalo di compleanno è riuscito. I giocatori del Napoli hanno regalato a Mazzari (51 anni) un’altra vittoria in questo splendido inizio di campionato, uno dei migliori della storia azzurra (5 vittorie, 1 pareggio). A maggio si vedrà se i regali passeranno a due. Non anticipiamo i tempi. Un Napoli più maturo, più […]

A Genova il regalo di compleanno è riuscito. I giocatori del Napoli hanno regalato a Mazzari (51 anni) un’altra vittoria in questo splendido inizio di campionato, uno dei migliori della storia azzurra (5 vittorie, 1 pareggio). A maggio si vedrà se i regali passeranno a due. Non anticipiamo i tempi.

Un Napoli più maturo, più attento, più consapevole delle sue possibilità è uscito bene da tre partite difficili battendo la Fiorentina, pareggiando a Catania, vincendo a Genova con la Samp. La squadra appare più compatta e la manovra offensiva, una volta incentrata su Lavezzi, vede ora Hamsik protagonista. E’ possibile che la partenza del Pocho abbia aperto nuove soluzioni dando più spazio ad Hamsik nella costruzione e nella finalizzazione del gioco. C’è più spazio anche per Pandev. E Insigne è più di un rincalzo. Entra a partita in corso e rafforza l’attacco con spunti sempre incisivi. Un’arma in più.

Il Napoli per ora ha la migliore difesa (imbattuta in trasferta). Anche qui la partenza di Gargano ha messo le cose a posto. El Mota era generosissimo, irriducibile nei contrasti e nel rubare palla, anarchico nel pressing a tutto campo, talvolta sbagliando per volere fare troppo. Ora davanti alla difesa giostrano due mediani (Inler e Behrami), diga svizzera, tatticamente più disciplinati. Il Napoli di Lavezzi e Gargano era una squadra forse più imprevedibile, ma concedeva pause e “buchi” improvvisi. L’attacco, poi, non ha perso fantasia: Insigne non fa rimpiangere nessuno ed è lanciatissimo a stupire.

Non solo il timore del Napoli più forte, ma anche le assenze di Maxi Lopez, Maresca, Pozzi, Poli e Tissone hanno suggerito a Ciro Ferrara uno schieramento prudente (4-5-1) per bloccare gli azzurri. Nonostante le assenze, la Samp ha giocato benissimo per un tempo, al massimo delle sue energie (formazione molto giovane). Ha anche attaccato, ma non aveva giocatori di peso per sfondare. Eder mobilissimo, sgusciante, unica punta, alla fine sempre frenato. La Samp ha ceduto su calcio di rigore e, dopo, le assenze sono risultate più pesanti perché Ferrara non aveva in campo gli attaccanti titolari che potessero agguantare il pareggio. Ma si torna a fare lo stesso discorso di Catania: con i siciliani in undici (senza l’espulsione di Alvarez) e con la Samp al completo, il Napoli avrebbe probabilmente avuto di fronte avversari meno chiusi e più facilmente vulnerabili. Non c’è controprova. Le partite vivono anche di coincidenze impreviste.

La Juve deflagra, ma contro una Roma in bambola. L’ha fatto anche il Napoli contro la Lazio “presuntuosa” di Petkovic. In ogni caso, gli azzurri sembrano meno “martellanti”. La Juve, per tradizione e forza attuale, pressing alto e corsa dei centrocampisti, impressiona gli avversari in partenza. Psicologicamente scende in campo avvantaggiata dal timore che incute. All’antagonista il Napoli deve far paura sul campo. Tutti, alla vigilia, pur considerando la forza degli azzurri, non si sentono battuti, pronti alle barricate per strappare il risultato minimo.

Questa è ora la differenza fra le due capilista. Fin quando le energie reggono e la Champions non le riduce, la Juve resta superiore. La sua forza d’urto è notevole. Il Napoli si lascia aggredire, però resta temibile per il contropiede fulminante. Così ha incenerito la Lazio, così ha strappato la vittoria a Genova. Due modi diversi di giocare. Più dispendioso quello bianconero che costruisce molto, moltissimo, ma in proporzione realizza poco. Meno “mostruosa” la cifra di gioco del Napoli, però micidiale l’attacco in ripartenza. Come individualità, forse il Napoli ha più di un asso nella manica (grande inizio stagione di Hamsik). Uno degli assi è il Matador, un centravanti che alla Juve manca terribilmente. Già capocannoniere con sei gol in sei partite, Cavani punta a pieno titolo alla corona di goleador. Maradona (16 reti nel 1987-88, torneo a sedici squadre) è stato sinora l’unico capocannoniere del Napoli. Altri goleador si sono fermati un gradino sotto: Careca nel 1988-89 alle spalle dell’interista Serena, Savoldi nel 1977-78 alle spalle di Paolo Rossi che giocava nel Vicenza, lo stesso Cavani nel 2010-11 dietro Di Natale. Vicecannonieri. Il Matador potrà essere la nuova stella azzurra nel firmamento dei gol. Milito e Jovetic sembrano gli avversari diretti. Sarà una bella sfida. Non hanno maggior credito Klose, Pazzini, El Shaarawy, Osvaldo e via discorrendo.

Mimmo Carratelli

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