Gli errori individuali sono aumentati, ma i gol subiti sono gli stessi del terzo posto

Napoli-Genoa per finire l’anno e raddrizzarlo in qualche modo. Gara che si è fatta difficile per la sconfitta con la Roma che ha mortificato la rincorsa alle prime posizioni dopo la serie di quattro pareggi e una sola vittoria nelle ultime sette gare. Il Napoli, complice anche le fatiche della Champions, in cui la squadra […]

Napoli-Genoa per finire l’anno e raddrizzarlo in qualche modo. Gara che si è fatta difficile per la sconfitta con la Roma che ha mortificato la rincorsa alle prime posizioni dopo la serie di quattro pareggi e una sola vittoria nelle ultime sette gare.
Il Napoli, complice anche le fatiche della Champions, in cui la squadra non si è risparmiata, si è piegato su se stesso. Sempre battagliero, sempre irriducibile (ma a qualche “asso” slitta la frizione), però un Napoli che non ha più le stelle a favore come l’anno scorso e perde punti che, un anno fa, acchiappava all’ultimo respiro.
Intanto, contro il Genoa, mancherà Lavezzi (quattro settimane di stop, rientrerà per il girone di ritorno) e il Napoli perde mordente in attacco, gli viene meno il giocatore più tenace e motivato. E se Cavani non riprende la bella corsa da cavallo selvaggio e la mira del goleador puntuale si fa dura. Al Genoa (5-4-1) basta rinserrare le fila a protezione della difesa e sarà un’altra partita di tormenti e ansie. Ha gli stessi punti del Napoli senza il clamore che ha accompagnato gli azzurri “europei”. Un avversario imprevedibile che va a corrente alternata tra vittorie (una più del Napoli) e sconfitte (due più del Napoli), bersagliato dai calci di rigore (quattro) e in perfetta parità fra gol fatti e subiti (18).
Difesa a cinque con due centrali esperti (lo svedese Granqvist e il georgiano Kaladze), esterni che vengono avanti (Rossi e Mesto). Centrocampo di elementi giovani e stranieri: il tedesco Merkel (19 anni), il francese Constant (24), il cileno Seymour (24), il portoghese Velosos (25). Unica punta l’argentino Pratto. Ancora fuori Palacio e Kucka. Pronti all’uso l’attaccante brasiliano Ze Eduardo e il centrocampista cileno Jorquera, giocatori molto vivaci.
La partita sta tutta nella testa e nelle gambe del Napoli, cioè nello spirito e nelle energie della squadra di Mazzarri, mortificata dalle delusioni in campionato e disperatamente alla ricerca di un riscatto, di un colpo d’ali, di una prova di rilancio qualunque sia la formazione (Gargano a riposo). Il centrocampo svizzero (Inler e Dzemaili) è chiamato ad una prova concreta.
Pesano i punti persi in casa (12), pari a quelli ceduti fuori, una enormità per una formazione giunta fra le migliori sedici squadre d’Europa. Non è facile individuare i motivi del diverso rendimento degli azzurri anche se era stato “previsto” che lo stress europeo sarebbe costato un certo “prezzo” in campionato. Non assistono più la buona stella dell’anno scorso e i gol a raffica di Cavani. Ma, forse, è venuto il momento che Mazzarri diventi più “elastico” sul modulo di gioco che gli avversari italiani conoscono bene e sanno come vanificare.
De Sanctis ha lanciato l’allarme sulla tenuta difensiva. Gli errori individuali sono tornati nelle ultime partite, ma i gol presi sono gli stessi dell’anno scorso (17) quando il Napoli correva per il terzo posto. Dettaglio curioso: il Napoli, come il Novara, non ha subìto ancora un rigore. Difesa morbida, difesa di “signori”? Difesa che sta andando in bambola (non si esclude la stanchezza) anche perché poco protetta dai centrocampisti.
In testa non è neanche un campionato più “veloce”. La Juve ha gli stessi punti del Milan di un anno fa dopo 15 partite (33). E’ aumentata la quota del terzo posto (31 punti dell’Udinese rispetto ai 27 della Juventus dell’anno scorso). Il rallentamento del Napoli sta coincidendo con il sensibile miglioramento dell’Udinese (+11 rispetto all’anno passato). Ma il Milan è sotto di due punti rispetto alla stagione scorsa, come la Roma, la Lazio di uno, l’Inter ha gli stessi punti. Il dato è che il Napoli, fra le nove squadre della prima parte della classifica, è la formazione che ha il peggiore saldo passivo rispetto alla quota dell’anno scorso (-6 punti).
Lasciamo perdere le cifre e gettiamo il cuore oltre l’ostacolo Genoa. Mazzarri dice che non guarda la classifica, “una fissazione dei giornalisti”. L’impressione è che la guardi molto De Laurentiis e non si diverta come quando fa i cinepanettoni che pare non divertano più nessuno. Come il Napoli di campionato?

Mimmo Carratelli

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