I numeri dicono che sta sfumando la zona Champions. Ma ora serve compattezza, non disfattismo

Sfioriscono i cinepanettoni, sfiorisce il Napoli. Tempi duri per De Laurentiis che aveva chiesto 12 punti nelle quattro partite finali dell’anno e ne ha avuti solo quattro dalle prime tre, la vittoria sul Lecce e il pareggio di Novara. Non rimane che il Genoa (mercoledì sera al San Paolo), ma il bottino pieno è sfumato […]

Sfioriscono i cinepanettoni, sfiorisce il Napoli. Tempi duri per De Laurentiis che aveva chiesto 12 punti nelle quattro partite finali dell’anno e ne ha avuti solo quattro dalle prime tre, la vittoria sul Lecce e il pareggio di Novara. Non rimane che il Genoa (mercoledì sera al San Paolo), ma il bottino pieno è sfumato e sta sfumando la zona-Champions (si è allontanata a 10 punti).

Mazzarri gelato dalla pioggia e da Luis Enrique. Sarà stata anche fortunata la Roma, ma perché non rimediare al ballo del centrocampo e alla difesa esposta agli attacchi giallorossi? Con Cavani un po’ fantasma, forse mettere dentro un altro mediano (Dzemaili?) e coprire meglio la squadra, difendersi prima di tutto, sarebbe stato opportuno rinunciando per una volta al “sempre all’attacco”. Mazzarri ha una sola idea di gioco, un solo modulo? Luis Enrique ha rivoltato la Roma, dal tiki-taka orizzontale alla difesa bloccata e alle verticalizzazioni pilotate da un super Totti. Il tecnico azzurro non ha saputo trovare le opportune contromosse. È probabile che non si aspettasse una Roma “così”. E’ stata una Roma tutta nuova.

Non si può parlare di sfortuna (il gol fallito da Hamsik, il palo di Lavezzi, la palla-gol sfuggita al Pocho, il gol di Cavani forse regolare). Sono stati pesanti gli errori difensivi. La Roma è andata vicinissima al gol almeno in altre cinque occasioni (tre di Osvaldo, una di Taddei, quella finale ancora di Osvaldo). La Roma attaccava con quattro, cinque uomini e difendeva in sette. Sui cross il Napoli spesso non trovava nessuno azzurro nell’area giallorossa. Ormai è evidente che il centrocampo filtra poco e la difesa a tre balla.

La Roma non vinceva da tre turni e nelle ultime cinque trasferte era andata sotto quattro volte. In sette partite fuori aveva segnato 5 gol, ne ha fatti tre al San Paolo. Il Napoli ha incassato la seconda sconfitta casalinga, la quarta in totale. Ha rallentato vistosamente (7 punti nelle ultime sette partite). Solo Lecce (5), Novara (5), Siena (4), Cagliari (5) hanno fatto peggio. Escludendo Juventus e Milan, le altre squadre che precedono il Napoli filano come il vento: Udinese 16 punti nelle ultime sette, Inter 15, Lazio 14.

Il campionato del Napoli si complica, la Champions si allontana, ma almeno un posto in Europa League bisogna arraffarlo.

L’ovvia “medicina” è un successo franco sul Genoa che però è squadra indecifrabile, capace di vincere e perdere alla stessa maniera (gli mancano attaccanti autentici). Sarà comunque dura perché non giocherà Lavezzi infortunato e perché il Napoli sicuramente avverte il peso di una serie contraria (una sola vittoria nelle ultime sette gare) e al San Paolo i punti persi sono diventati 12. E ora sono 6 i punti in meno rispetto all’anno scorso dopo 15 partite. Le sconfitte erano 4 anche allora. Mancano le vittorie (erano 8, sono 5). Il Napoli pareggiava di meno (3, oggi 6). Ha appena due gol in meno (manca Cavani, 9 l’anno scorso, 7 ora). La difesa ha subito tante reti quanto l’anno passato (17). La squadra continua a battersi, ma non ha più la fortuna che, nel campionato passato, le faceva recuperare e vincere partite messe male.

Evitare di dire che tutto ora è peggio passando bruscamente dall’entusiasmo Champions alla delusione del campionato. Nonostante segni contrari, c’è bisogno di compattezza e serenità, dagli spalti al campo.

Mimmo Carratelli

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