Lo confesso. In questi giorni dopo Catania – Napoli ho pensato solo alla partita di campionato con la juve. Il mio pensiero la mattina era a domenica e non a mercoledì a Monaco. Anche se in questo periodo ho discusso dovunque e con tutti, difendendo le scelte societarie e tecniche di priorità alla Champions, gli ultimi pareggi e sconfitte mi hanno bruciato e quindi in campionato voglio vincere. Si, avrei barattato una non vittoria contro il Bayern per una vittoria domenica. E poi con la juve per me è la partita più sentita (oltre che col milan). Sarà anche perché ho avuto una corrispondenza scritta di amorosi sensi con uno juventino nelle scorse settimane, qualche discussione sul valore di Napoli-juve dopo le dichiarazioni di Mazzarri, e il fatto che ormai sono anni che i nostri destini e il loro si incrociano sempre più spesso, tra coppa italia, serie B, ingressi in Europa e partite in momenti cruciali della stagione sia per noi sia per loro, questa partita l’aspetto da alcune settimane.
Però mercoledì mi sono detto di concentrarsi solo su Monaco. Ho cominciato postando su internet il riscaldamento di Diego prima della semifinale di Monaco (con annessa discussione su Monaco o Stoccarda; era Monaco, ho le prove! e ammonizione verbale con sanzione da comminare a chi ha messo in dubbio la mia memoria storica ;-)), e il trailer della partita con la canzone “We can be heroes just for one day”, convinto però che non saremo eroi solamente per un giorno, niente affatto.
Decido di indossare la mia maglia storica dedicata a Diego “Chi ama non dimentica”, ormai logora e scambiata, che mi ha accompagnato tanti anni allo stadio, alle trasferte e qui a Parigi, ogni volta rigorosamente e religiosamente indossata. Quest’anno ancora non l’avevo fatto, a favore della nuova maglia del Club. Ma questa partita se la merita anche se non allo stadio, purtroppo. Non ci sono scaramanzie che tengano. Del resto se la merita oltre per il sudore e la passione che ha visto in questi anni anni, anche per quel riscaldamento di 22 anni fa e per il Natale di D10 appena festeggiato.
È strano, è la prima trasferta europea che vediamo col Club, dopo quelle fatte e quella di Villareal che eravamo lontani, via, dall’altro capo del mondo a seguirla via sms di notte. Ricevo messaggi di amici che sono a Monaco, contento che sia la loro prima trasferta. Anche se so di tanti che sono lì che col Napoli non ci “azzeccano” niente, e non penso a me (che ho fatto una scelta consapevole di non andare), ma ai tanti compagni a Bruxelles, Madrid e Londra con cui abbiamo condiviso altre trasferte, che, pur avendo viaggio e alloggio, non sono partiti perché non hanno trovato i biglietti.
Comunque, arriviamo carichi al bar, un’ora prima come al solito, per gestire arrivi di soci ed esterni e le prenotazioni. Il bar è vuoto, tranne due al bancone che mangiano e naturalmente il proprietario e il ragazzo e la ragazza che lavorano con lui. Prima sorpresa: sono tedeschi tifosi del Bayern, raggiunti più tardi da altri due, anche con maglietta della squadra. Naturalmente saranno in piedi, i posti a sedere sono tutti prenotati. Non so cosa abbia fatto scegliere a quei tedeschi di venire a Parigi in quel bar italiano che se ne cadeva di tifosi napoletani, tra tutti quelli che trasmettevano la partita. Mi dico, ok, facciamo gli sportivi, e poi, alla fine, magari, sarà ancora più bello esultare. All’andata ce n’erano due. Al gol del Napoli gli andai a urlare in faccia, pensando a quello che prima della partita aveva detto: “ma voi pensate veramente di vincere?”, ma poi aveva alla fine preferito andarsene altrove.
Il bar “stranamente” è già pieno all’inverosimile una quindicina di minuti prima dell’inizio della partita, anche i posti a sedere, tranne un paio di ritardatari, sono tutti già occupati. Si comincia a cantare qualche coro per entrare in atmosfera. Non c’è bisogno, siamo carichi e si vede. I primi minuti i cori si susseguono spontanei e il Napoli gioca bene. Il primo gol arriva dopo il quarto d’ora mentre mi sono avvicinato alla porta a Sabatino, per vedere come va con le prenotazioni e gli assenti, arrivano i ritardatari e si commenta che il Napoli sta giocando bene. Mi fermo colpevolmente in quella zona, già è accaduto di prendere gol mentre sono lì.
Il tempo di continuare a incitare e arriva il secondo gol. Il Napoli va in black-out (uno, vero, succederà anche al locale durante il secondo tempo) e soffre come noi. Cominciano le critiche e le negatività. Questa volta non rispondo, sono Sabatino e Donatella ha zittire i critici, chiedo solo a chi critica il modulo 3-5-2 perché vecchio, se glie l’hanno insegnato a Coverciano. Proprio in questa partita la linea difensiva gioca a 4 e i giocatori sono sistemati in maniera diversa sul campo. Evidentemente ognuno vive la partita a modo suo, chi critica e dà sfogo alla negatività, e chi invece cerca concentrazione e soffre. Continuo a lanciare qualche coro e cerco una reazione.
Arriva il terzo gol. Devo fare qualcosa, guardo il mio terzo bicchiere di birra, faccio un sorso senza finirlo, e mi alzo verso il bancone. Comincio a gridare che basta!la birra è bandita!è una bevanda dei crucchi!d’ora in poi solo vino. Mi pare che lancio un “la gente come noi non molla mai” e bevo tutto di un fiato il bicchiere, poi mi siedo. Anche quelli che mi conoscono mi guardano allibiti. Il Napoli dà qualche segno di vivacità e conquista una punizione su cui va Lavezzi. Dico: “e qui si segna, mo’ è gol!”. Fernandez va su di testa da solo e la palla si insacca, tutti esultano, qualcuno da dietro mi abbraccia, qualche “esterno” mi sorride.
Prendo il secondo bicchiere di vino, qualcuno mi segue, faccio un sorso e Hamsik sfiora il palo.
Finisce il primo tempo e ribadisco che la birra è bandita, solo vino, rosso naturalmente, come il sangue caldo che ci scorre nelle vene. Molti tra il primo e il secondo tempo seguono le mie indicazioni, qualcuno finisce la sua birra. Qualcuno cerca timidamente di dire che l’ha appena presa e che non gli piace il vino, sarà giustamente colpevolizzato alla fine della partita!
I commenti si sprecano nell’intervallo, ci si interroga sulla presenza dei tedeschi (che non hanno esultato ai gol tedeschi, almeno non percettibilmente nel silenzio della sala); qualcuno se la prende con un francese che non si capisce per chi parteggia. Io dico che si pareggia 3-3 e cerco qualcuno che sappia come farmi scommettere con una connessione su un telefono (non scommetto da quando ero al liceo e c’erano le scommesse a nero).
La partita ricomincia e il Napoli gioca alla pari, ma la partita è difficile e la gestione dell’arbitro su falli e cartellini è a favore del Bayern: doppia ammonizione assurda a Zuniga, quella inesistente a Fernandez; dall’altra parte già nel primo tempo c’era un’espulsione per fallo su Maggio e probabilmente anche Boateng su Lavezzi meritava il rosso. La tensione è tanta, ma ci crediamo e facciamo cori. Però bisogna inventarsi qualcosa. Propongo molto “sportivamente” di cacciare i tedeschi che portano peste, qualcuno dice no, io cerco subdolamente appoggio da quel paio di elementi che so che approverebbero, ma le voci contrarie si levano, e proprio la mia compagna Donatella è la più decisa, affermando che nel caso non si sarebbero proprio dovuti far entrare, e ora non li puoi cacciare. Io sorrido sornione e quasi contento, e mi sto. Anche se qualcosa si deve fare. Certo mi sono rifatto tutta la partita con gli strunzen, kitammuorten e kartoffeln gridati, i cori dedicata alla mamma dei crucchi e i “chi non salta è nu crucco”. E quando alla fine loro hanno cominciato a cincischiare, perdere tempo, fare falli continui, gli ho gridato “vergogna”, ma l’accusa più infamante è stata: “come la juve, voi siete come la juve!”. Di peggio non siamo riusciti a fare…
Certo, se si vuole un motivo di rivalità con i tedeschi si trova sempre. C’è anche l’amico ebreo che vuole vendicare i 6 milioni di morti ebrei, il mondo è bello perché vario…
Sul 3-1 arriva il black-out. Alla ripresa non c’è la telecronaca, ma i rumori dello stadio. Diciamo di lasciare, si deve cambiare qualcosa. E poi è molto bello seguire la partita con i suoni veri, dentro un bar dove si canta e si soffre come allo stadio tutti insieme, e la telecronaca neanche si ascolta, tranne quando qualcuno capta qualcosa e manda a cagare i commentatori. Si ha anche la possibilità di sentire che i napoletani sono ovunque nello stadio, c’è chi incita Lavezzi e c’è chi purtroppo urla: “Cavani fai schifo”. Ma dico io, come si fa a gridare a un giocatore della tua squadra una cosa del genere durante una partita? Ecco, a proposito del “buon tifoso”, io a quelli così interdirei l’accesso allo stadio e finanche la visione della partita in tv, se fosse possibile, ma purtroppo non si può.
Il Napoli comunque c’è fisicamente e con la testa, con l’orgoglio, lottano ora su tutte le palle e arriva il secondo gol, dove c’è un’esplosione di urla, salti, abbracci, bicchieri che si rovesciano e si rompono, siede e tavoli per l’aria; ottanta, novanta persone che impazziscono nemmeno stessimo vincendo.
Gli ultimi minuti sono tesi, faccio partire qualche coro, che paradossalmente è meno seguito di quando si perdeva nettamente, ma la concentrazione è alta sul campo. Ci crediamo fino alla fine, fino a quell’ultima palla in area che va avanti e dietro senza nessuno che la calcia verso la porta, finché non è un tedesco in maglia rossa che la calcia verso la nostra porta sguarnita, e noi vediamo incredibilmente rotolare quella palla fin quasi sulla linea di porta, da dove un guerriero indomito la scaccia dopo averla inseguita per tutto il campo. Sarebbe stata una beffa, esultiamo come se avesse segnato, anche se la partita è finita e usciamo con una sconfitta, questa è la realtà del gioco, zero punti. C’è un misto di delusione, rabbia, ma anche allo stesso tempo soddisfazione e orgoglio. I tedeschi alla fine se la sono fatta addosso e per noi quel salvataggio è come un pareggio, come un 3-3, perché in quel gesto c’è tutto quello che ci rappresenta, il non arrendersi mai. Questo deve essere lo spirito giusto della squadra e soprattutto anche di noi tifosi, lottare fino alla fine e non mollare! lo abbiamo dimostrato anche al Club a chi è subito pronto a fare il disfattista! anche sul 3-0 non si molla e ci si crede!sempre! LA GENTE COME NOI NON MOLLA MAI!
Resto fino a oltre l’una di notte, con la maglietta fradicia per il sudore buttato, che si asciuga addosso, senza voce (come quasi sempre). Dovrei essere esausto e invece sono carico, già pronto per il campionato. Vorrei fosse già domenica.
Io lo so che non saremo eroi solo per un giorno!
Luca Picardi