Troppo tempo senza il Napoli in campo. Chi si mostra insofferente per questi calendari slabbrati ha ragione. Un tempo le settimane erano scandite dal susseguirsi delle partite. E l’appuntamento col pallone fu definito “la domenica della buona gente”, titolo di un film di successo imperniato su un incontro Roma-Napoli.Si era nel 1953, le storie erano state ideate da autori come Giandomenico Giagni e Vasco Pratolini. Sullo schermo, vicende quotidiane e palpiti di passione calcistica, con Maria Fiore, Sofia Loren, Nino Manfredi, Carlo Giuffrè e altri ancora. Poi il foot ball si è trasformato e ora impone un tourbillon di appuntamenti, incontri, tornei, soste e ripartenze. In compenso, del calcio e delle sue vicende ci si può informare in ogni dove: su quotidiani stampati, sportivi o generalisti, su quelli on-line, sui blog, attraverso le tante rubriche in televisione e alla radio, gli “speciali” e i talk-show delle tv private. Una cascata di notizie, commenti, opinioni, previsioni, indiscrezioni. Almeno in termini quantitativi (la qualità appartiene ai giudizi soggettivi) il diritto all’informazione calcistica trova ampi spazi. Ma come ci si informava all’epoca delle domeniche della buona gente? I giornali realizzavano una buona copertura degli avvenimenti e offrivano commenti di un’ottima schiera di opinionisti: alcuni divennero grandi firme del giornalismo tout court. Restava però scoperta quella fascia di informazioni più laterali, vicine alla vita dello spogliatoio. Una zona d’ombra rischiarata solo dalle indiscrezioni, spesso infondate, che circolavano sulle bocche dei tifosi e dei frequentatori più assidui degli allenamenti quotidiani. Il mio informatore si chiamava (lo chiamavano) Pachialone, era un giovanotto con i capelli a spazzola e una chiostra di denti all’infuori. Aveva voce forte e acuta. Nelle domeniche del “Vomero” vendeva aranciate-bibite-caffè Borghetti e percorrendo a fatica – cassetta a tracolla – le gradinate della curva A , dava “la voce” e forniva notizie sulla formazione del Napoli. Nei giorni feriali lo si vedeva sul piazzale dello stadio, accanto al cancello degli spogliatoi. Lì ascoltava frasi, spezzoni di discorsi, battute pronunciate dai giocatori o dal tecnico. Poi ne dava conto alla piccola folla che spesso stazionava nei pressi. Gli piaceva dar notizie su calciatori prossimi al debutto: da lui sapemmo di Andronico, centromediano che giocò una volta sola, per uno 0 a 0 col Bologna, o di Molinari, mezz’ala anche lui scomparsa come un lampo. E ci svelò, un giorno, che Monzeglio pensava di far giocare il terzino Viney a centravanti, visto che aveva segnato un gol in trasferta. L’esperimento ci fu, ma subito fallì. Poi una volta, in curva, l’informatore ci comunicò una notizia da vero 007. Per un’amichevole precampionato, in porta al Napoli si schierò un certo Magenta (così disse lo speaker). Pochi secondi prima dell’inizio, Pachialone, con aria ispirata, rivolto alla folla della gradinata disse, con voce stentorea: “Nunn’è overo, nun se chiamma Magenta. Sta in prova, nun ponno dicere ‘o nomme. Se chiamma Fontanesi…”. Era tutto vero. Fontanesi fu ingaggiato come portiere di riserva. Mimmo Liguoro
Oggi c’è Anna Billò, un tempo c’era Pachialone
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