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Don Vincenzo, ieri a San Siro c’eravate anche voi?

Caro don Vincenzo, al terzo gol mi sono ricordato di voi. Mentre gli azzurri si abbracciavano e i tifosi napoletani saltavano e urlavano di gioia, vi ho rivisto in quel giorno di ottobre di un anno ormai lontano. 1980. Quando mi guardai intorno, li’ sull’anello superiore di una curva a san Siro, vi vidi seduto, solo soletto. Mi avvicinai, presi posto accanto a voi e parlammo. Mi raccontaste la vostra vita, in una mirabile sintesi di fatti, tempi e situazioni. Uno dei tantissimi napoletani a Milano con l’animo diviso. Sui “navigli” avevate trovato quel che Napoli non vi aveva offerto, un lavoro e la necessaria tranquillità. Ma avevate smarrito quel che voi stesso definiste “il senso”: il senso di un destino personale non strappato ai suoi legami naturali. Napoli era lontana ma le sue onde magnetiche vi raggiungevano ogni giorno, puntuali come la sirena dello stabilimento che a una certa ora vi rimandava a casa sotto il cielo di Milano, molto spesso muto e grigio. A un certo punto aveste un sussulto: “Ebbì ‘lloco…”. Guardai stupito verso il campo. Ma voi mi indicaste un gruppo di persone entrate nello stadio, una  ventina di metri in basso rispetto a noi. Attorno a loro si formò subito un capannello di tifosi con bandiere e fazzoletti azzurri. Si sistemarono sulle gradinate, poi  comparvero una fisarmonica e una chitarra. Vi guardai, don Vincenzo: avevate lo sguardo che brillava. Pochi minuti e il concertino ebbe inizio mentre il gruppo si infoltiva. Sorridevano muovendosi a ritmo, cantavano in coro ritornelli che echeggiavano in tutto lo spazio della curva: Funiculì funiculà, ‘A tazza ‘e cafè, Pusilleco addiruso, Popolo po’…Una spontanea , inaspettata, emozionante “ricerca del tempo perduto”. Napoletani a Milano: un vortice di ricordi e pensieri affidati a un coro improvvisato ma vibrante e intenerito, sotto le volte di cemento di san Siro. Anche voi, don Vincè, cantavate, un po’ stonato ma forte e chiaro . La nostalgia, dicono gli studiosi, è parola del greco antico: mette insieme il desiderio del ritorno (nostos) e il dolore (algìa). Poi ci fu la partita. Altobelli e Oriali bucarono la rete di Castellini, beffato anche da un autogol di Krol. Tre a zero per l’Inter. Da allora, caro don Vincenzo, non ci siamo piu’ incontrati. Ho una speranza: che ieri, a san Siro, ci siate stato anche voi a vedere gli azzurri mettere in ginocchio gli interisti per tre a zero, sotto quel cielo di Milano che vi accolse anni fa  ma che, per quelli come voi, molto spesso è muto e grigio. Mimmo Liguoro

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